«E poi? Com’è che va avanti?» domandò l’improvvisato cantante.

«Poi è finita!» risposero in coro tutti e tre gli altri, con una prontezza che aveva un che di sospetto.

Gli occhietti acuti e contornati di rughe si fecero sottili come fessure. «Non vi credo. Ci saranno almeno altre due strofe, ci giurerei.»

«Potrete chiedere ai musici di corte appena saremo arrivati» rispose Ester, l’unica donna della piccola comitiva. «Entro un paio d’ore saremo a Ghidara. Non si tratta di un’attesa troppo lunga, vi pare?»

Il vecchio sbuffò dalle narici. «Mi sto annoiando. Mi fanno male anche ossa che non sapevo di avere. Voi tre siete loquaci quanto i cavalli. A quest’ora sarei già spaparanzato a Ghidara, se non fosse per le vostre assurde idee!»

Il ragazzo aprì la bocca per rispondere, ma Ester lo fermò con un cenno della mano. «Dert» disse rivolta al vecchietto con tono paziente, «vi rendete conto anche voi che arrivare al Palazzo Reale volando non è appropriato, vero? Spaventereste la corte e il re penserebbe che l’emergenza non è ancora conclusa».

«Potremmo volare tutti, il principe Nimeon lo trasformo io!» propose di rimando Dert con entusiasmo formidabile.

Ester calò il cappuccio mostrando la lunga chioma corvina e il viso corrucciato di chi sta per sgridare un bambino. Si accostò alla cavalcatura del vecchietto e si schiarì la voce. «Cerchiamo di capirci bene. Nessuno di noi si trasformerà in niente fino a che non avremo parlato con re Udkils. La situazione è troppo delicata sia per voi che me e non possiamo permetterci di giocare. Riassumo per l’ultima volta: Udkils non sarà affatto felice di sapere che suo figlio Lexon è un mago, bisognerà riferirgli questo imprevisto con molto tatto, e perciò… non lo farete voi. Ci penserà Nimeon, dopo la carrellata di buone notizie sulla chiusura della lotta contro Sakren.»

«A rigor di logica, quindi» la interruppe Dert con un gran sorriso increspato, «se il principe si fa carico delle novità di suo fratello, toccherà a me raccontare al re che voi due volete sposarvi!».

«Eh, no!» rispose Ester, già temendo che Nimeon, il cavaliere che il accompagnava, sguainasse la spada. «No… No! Voi dovete solo stare buono e zitto. Niente voli, niente trasformazioni, niente parole.» Questa volta il sorriso comparve sul viso di lei. «Volete o no che il re dia il suo benestare all’istruzione di Lexon?»

«Ma certo che sì!» borbottò il vecchio mago.

«E anche portare il ragazzo con voi nelle regioni del Sud, per sciogliere le nebbie lasciate da Sakren?»

«Ovvio anche questo! Bisogna pure che qualcuno lo faccia, e ormai restiamo solo noi. C’è anche Oriol, ma chissà dove si è cacciato! Lasciare a un vecchio e a un apprendista un lavoro del genere…»

Prima che Dert partisse con una delle sue filippiche, Ester riacciuffò il discorso che le premeva. «Allora, se ci tenete, datemi retta. Lasciate fare a Nimeon.»

«Nimeon, Nimeon, Nimeon. Non sapete dire altro da quando vi siete rammollita con l’amore!» fu l’ultimo commento di Dert, prima di chiudersi in un offeso e dignitoso silenzio.

La donna lo lasciò a covare le sue recriminazioni e affiancò gli altri due, rimasti indietro.

«Pericolo scongiurato?» le disse sottovoce Nimeon, i cui occhi color smeraldo lasciavano trapelare un gran divertimento. Ester invece alzò al cielo i suoi, scuri come la notte.

«Invecchierò precocemente. Mi ridurrà a una larva prima ancora di aver messo piede in città. E se sopravvivrò a Dert, il colpo di grazia me lo darà tuo padre.»

Nimeon le sorrise. «Che fine ha fatto l’impavida Magistra che ha combattuto contro il mago più potente e crudele mai apparso nelle Terre? E l’Emissaria che ha affrontato tutti i regnanti con determinazione degna di un cavaliere?»

La giovane donna si accigliò. «Sono rimaste a Palaìstra, temo. Forse era meglio lasciarci anche la maga naturale, quella che vorrebbe sposare l’erede al trono delle Colline. Ma ormai è tardi per tornare indietro. Già immagino l’orrore nelle tue sorelle… e non sarà facile nemmeno spiegare come mai Lexon è già entrato nell’apprendistato.»

Fu il giovane accanto a loro a intervenire. «Non credo che andrà così male. In fondo, nostro padre sarà più che felice di vederci tornare sani e salvi. Insomma, per quello che ne sa ora potremmo essere tutti morti, io a Palaìstra nell’assedio, e voi due nel confronto con Sakren. Che peso può avere tutto il resto? Dovrà accettare che io sono un mago, visto che lo sono. E poi…» fece una smorfia rivolta al fratello. «È ora che ti sposi, stai diventando vecchio!»

«Di certo non ho lo stesso ottimismo dei tuoi quattordici anni» replicò il cavaliere. «Però mi auguro che tu abbia ragione.»

La voce di Dert li interruppe.

Ghidara la forte

Dalle trecce di biondo grano

L’amerò fino alla morte

Mai da lei starò lontano!

«Lo sapevo che c’era un’altra strofa! O forse due?»