Gli Onmyoji erano degli specialisti in arti magiche che giunsero al massimo del loro potere nel periodo Heian tra il 794-1185 influenzando persino la corte imperiale. Avevano una propria scuola dove gli apprendisti venivano istruiti su diversi temi, compresi gli incantesimi e le maledizioni, da vari esperti in materia e sotto la supervisione di un Grande Maestro. Seimei è un orfano finito a fare l’apprendista solo perché è alla ricerca dell’assassino dei suoi genitori. Non ha l’ambizione di scalare la gerarchia del potere eppure è dotato di un enorme talento. Freddo e calcolatore è in grado di scoprire gli inganni della mente, per questo si rivolge a lui il nobile Hiromasa che, innamorato della principessa Yoshiko cerca di salvarla da uno strano maleficio. Il giovane si dimostra abile a risolvere il caso e viene interpellato anche quando muore in circostanze misteriose uno dei maestri specialisti. Tutti vorrebbero trovare chi è stato, soprattutto gli apprendisti poiché chi risolve il mistero potrà prendere il posto del defunto.

Sato Shimako scrive e dirige The Yin Yang Master 0, ispirandosi non per prima a una serie di romanzi di Yumemakura Baku. Già nei primi anni 2000 Takita Yojiro diresse due pellicole in cui il protagonista era un Onmyoji realmente esistito e noto per le sue capacità divinatorie che, dopo la sua morte avvenuta intorno all’anno mille divenne una figura del folklore, una sorta di mago Merlino delle leggende arturiane. Il Seimei di Sato Shimako è ancora un ragazzo alle prime armi più interessato a come lavora la psiche umana che alla magia. Il film infatti usa perfettamente due generi: da una parte si serve degli stilemi del giallo con tanto di investigazione e ricerca del colpevole, dall’altro del fantasy sia per l’ambientazione sia per l’uso del soprannaturale.

La combinazione dei due generi e l’aggiunta di qualche scena d’azione in stile wuxia danno un buon ritmo alla storia, facendo dimenticare per la maggior parte del tempo gli effetti speciali non all’altezza. Il problema di The Yin Yang Master 0 non è tanto nell’impiego di pochi set, tutti però ben curati, o per i costumi o i paesaggi stereotipati ma accettabili in un fantasy, quanto per una computer grafica più da serie televisiva che da cinema. Peccato perché Sato Shimako (moglie di Yamazaki Takashi il regista di Godzilla Minus One) sembra a suo agio in ogni sequenza, passando con scioltezza dalle scene d’azione ai drammi amorosi di due amanti che si dicono addio, dando al suo film una leggerezza davvero piacevole.