Benvenuti in un mondo senza tempo. Un mondo che somiglia al nostro, tra sperdute regioni dell'Europa dell'Est, un'isola immaginaria chiama Carpathia. Un mondo duro, in cui i ragazzi imparano a sparare come fosse un gioco, perché sin da piccoli gli viene insegnata l'esistenza di un pericoloso nemico tra i boschi: i terribili ochi.
Il padre di Yuri è alla guida di un manipolo di questi ragazzi, tra i quali la ragazza è reclutata suo malgrado. Ma l'incontro con un cucciolo sperduto di queste creature sarà per Yuri l'occasione di un viaggio iniziatico, un percorso che la porterà a comprendere se stessa, la reale natura del mondo che la circonda, facendola diventare un ponte di comunicazione tra umani e ochi.

The Legend of Ochi di Isaiah Saxon è sicuramente un film ispirato al cinema degli anni '80, al sense of wonder di Dark Crystal, I Goonies ed ET, l'extraterrestre. Sembra persino girato all'epoca, con un'abbondanza di effetti visivi pratici che fanno riscoprire il gusto di quando con gommapiuma, tessuto, tecnica e artigianato si costruivano meraviglie. La vista si riempie inoltre di paesaggi visionari e coinvolgenti, splendidamente fotografati da Evan Prosofsky.
Un'altro senso coinvolto dal cinema è l'udito. In tal senso non è solo una questione legata a dialoghi e alle musiche di David Longstreth, anch'esse attingenti agli stessi canoni citati prima, ma anche alle peculiare comunicazione degli Ochi, che la protagonista inizierà a padroneggiare non solo come altra lingua, ma anche come forma di pensiero.

L'arco di crescita di Yuri sembra rispondere a quella che in linguistica è chiamata ipotesi di Sapir-Whorf, per la quale lo sviluppo cognitivo è influenzato dalla lingua. Pertanto apprendere una lingua significherebbe assumere anche gli schemi di pensiero di chi la parla. Un tema visto più esplicitamente in Arrival, tratto dal racconto Storia della tua vita di Ted Chiang.
Ma The Legend of Ochi non è solo la storia di formazione di un'adolescente. È anche la storia di un percorso di riavvicinamento tra il padre e la madre di Yuri, splendidamente interpretatati da Willem Dafoe ed Emily Watson.

Se il personaggio faro è Yuri, che conferma il talento naturale di Helena Zengel, nessuno dei personaggi resta per com'è all'inizio, anche quelli forse meno sviluppati come il fratello adottivo di Yuri, interpretato da Finn Wolfhard reduce da Stranger Things. Anche gli ochi da parte loro impareranno che forse potrebbero fidarsi di qualche umano di buona volontà, dopo aver visto non solo come Yuri abbia messo tutta se stessa nel viaggio per riportare loro il piccolo sperduto, ma anche come i suoi inseguitori siano cambiati nel percorso.
The Legend of Ochi è in definitiva una storia di pace, di comunicazione empatica e di speranza.
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