C’è poco da dire, insomma.

Quando si scrive la prima stesura (dialoghi compresi), la componente dell’estro, dell’istinto, è talmente presente e influente che non si può fare alcuna distinzione tra metodo e non-metodo.

Non fraintendetemi, tra le due scelte c’è una sostanziale differenza.

Se davvero non avete ideato nulla, dovrete farlo mentre scrivete. Ma è normale inserire parecchie cose nuove, cui non avevate pensato durante l’ideazione precedente la prima stesura, ed è normale anche seguendo un metodo che pondera in anticipo l’ambientazione, la trama, i personaggi, eccetera.

Semplicemente, con il non-metodo lo sforzo creativo – che un romanzo fantastico necessita – è maggiormente presente al momento della prima stesura e rischia di bloccarvi.

Vi faccio un unico esempio. Immaginate una scena d’azione in cui due nuovi personaggi si aggirano all’interno di un tempio. Mentre scrivete, dovete creare i personaggi (fisicità, carattere, psicologia) oltreché dar loro uno scopo nella scena, pensare alla trama e a come far progredire la storia, pensare all’ambientazione e capire com’è fatto questo tempio, chi lo anima e a quale culto è stato dedicato.

Non è cosa semplice da fare, mentre si tenta di scrivere in modo avvincente una scena d’azione di cui non si sa comunque nulla (o il solo esito).

Certo, siete più liberi e questo è bello e può portare a risultati insperati. Correte però molti rischi, moltissimi.

In primo luogo rischiate di bloccare il vostro estro, perché troppe cose non sono state ideate e, ad esempio, d’un tratto vi risulta difficile immaginare qualcosa di originale.

In secondo luogo rischiate di scrivere qualcosa di talmente incoerente rispetto a quanto avete scritto sino ad allora che la vostra prima stesura dovrà essere cestinata e riscritta.

Ecco, è tutto qui, non c’è altro da dire. Se proprio volete sapere cosa penso della narrazione e dei dialoghi (o non ve lo ricordate più… cosa probabile), andate a rileggervi i capitoli dal 17° – “Istinto e razionalità” – al 23° – “Nel mentre”.

Dal momento che c’è pochissimo da dire circa la prima stesura, passo direttamente alla revisione.

Con il “non-metodo” la revisione diventa una fase cruciale e decisamente più complessa di come lo sarebbe stata se aveste ideato e pianificato prima di assecondare la spasmodica richiesta del vostro essere, scrivendo.

Anche nel caso della revisione, comunque, vale quanto ho scritto nella prima parte de “Un nuovo mondo” (capitoli dal 24° – “Il mestiere dell’arte” – al 27° – “Il cerchio”). Rileggete quei capitoli, perché ritengo siano un buon concentrato del mio pensiero in merito a ciò che dovrebbe essere qualsiasi revisione (più altre cose molto importanti).

A questo punto sghignazzo! :-)

Eh, sì, me la godo proprio. Già vi vedo, tutti impegnati a rivedere il frutto del vostro estro, a rovistare tra le braci prodotte dal vostro fuoco da scrittori.

Sapete una cosa? Mi piacerebbe sorprendervi mentre, nel bel mezzo della revisione, vi ritroverete a schematizzare qualcosa, a chiarire qualche collegamento temporale o a tracciare qualche mappa, anche soltanto uno schizzo… “ché queste cose sono il contrario della creatività, non sia mai!”

L’immaginazione può molto, ma ha dei limiti quando occorre rendere i suoi frutti razionali e, soprattutto, coerenti internamente.

Pazienza, avete fatto la vostra scelta: vi siete letti tutta la prima parte de “Un nuovo mondo” e poi l’avete gettata in un falò, saltando e ululando al ritmo di qualche rito vudù che mi paralizzi le dita con cui ho digitato quelle migliaia di caratteri spazzatura.

Il vostro desiderio si è avverato? Poco male, in fondo non mi avete privato della voce con cui ho dettato questi nuovi capitoli… ;-)

E ora me la godo, annuendo come fanno gli anziani saccenti con i nipotini ben più scaltri di loro. Perché, come cantò Bruce Springsteen, “With every wish, there comes a curse”, ossia “Con ogni desiderio arriva una maledizione” (perdonate l’orrenda traduzione alla lettera).

Il concetto è chiaro e lo faccio mio: avete desiderato di poter scrivere a briglie sciolte, privi di stupidi vincoli da metodici rincitrulliti e poco creativi? Pagatene le conseguenze.

La maledizione sarà il groviglio che avrete creato e che vi toccherà districare. Sia chiaro, ci sarà chi avrà un gran daffare e chi invece se la caverà con molto meno. Quanto dovrete faticare per sbrogliare la situazione e giungere a un testo scorrevole e coerente internamente non è prevedibile, perché dipende da troppi fattori (non ultima la vostra inclinazione al non-metodo, che non va confusa con la pigrizia! ;-).

In base alla mia esperienza, e ancora una volta aggiungo un “per un mio limite”, ritengo che nella stragrande maggioranza dei casi la revisione si rivelerà un’impresa ardua, faticosa e dispendiosa in termini di tempo.

Ma tutto questo non importa; non scrivo questa rubrica per avere ragione, ormai dovreste saperlo. Ciò che mi dispiace è che, secondo me, il non-metodo frustra maggiormente proprio il vostro potenziale, la vostra fantasia, perché in un’opera del fantastico l’inventiva conta molto e continuo a sostenere che molti elementi di un romanzo fantasy necessitano riflessioni profonde, impossibili mentre si sta stendendo una prima stesura e complesse da gestire appena a prima stesura ultimata.

Poco male, dovrete far emergere il vostro potenziale comunque, anche se avete scelto di non ideare un bel niente e di gettarvi a capofitto nella storia che volevate scrivere e che, nella sua forma primordiale, avete di fronte.

A questo punto non escludete nulla.

Spesso dovrete riscrivere alcune scene, più che revisionarle. Se troppo di quanto scritto in una scena non va più bene, per via di quanto avete modificato durante la revisione, è più facile riscrivere che tappezzare di toppe, rischiando di rendere la prosa poco scorrevole o di dare l’impressione di qualcosa di artefatto e poco genuino al lettore.

Forse dovrete rivedere aspetti del romanzo cui non avevate pensato prima e che influenzano l’intera storia. Ecco, questo è forse il pericolo maggiore, perché implica sforzi di revisione non indifferenti.

Ancora una volta, non risparmiatevi, soprattutto voi che fino a questo punto vi siete divertiti come forsennati.

Le ragioni per cui secondo me questa strada porta a risultati potenzialmente peggiori le ho già elencate. Tra tutte, mi preme ricordarne una: migliore sarà la prima stesura, migliore sarà la stesura definitiva. E non, come qualcuno potrebbe pensare, migliore sarà la prima stesura, minore sarà la fatica per arrivare alla stesura definitiva.

Poi, certo, ognuno ha il suo concetto di migliore.

Il mio, ormai, lo conoscete.

A questo punto ho messo in campo tutto ciò in cui credo, compromettendomi con un’estrema franchezza. Qualunque sia la via che decidete di percorrere, l’importante è che a lavoro ultimato giudichiate il vostro romanzo buono, con la coscienza in mano, s’intende.

L’ottimo e l’eccellente lasciatelo giudicare a chi vi leggerà.