Sono vari i fattori di rischio di questo volume.

Il primo è che notoriamente le antologie vendono poco, a meno che non presentino autori noti. Ma vendono poco anche loro, in particolare quelle che comprendono testi di più autori vendono meno di quelle che raccolgono racconti di un singolo autore. Che vendono comunque meno, in genere, dei romanzi degli stessi autori.

Il secondo fattore di rischio è che si tratta di autori poco noti. Ed è lodevole l'intento di creare una "scuderia". I giovani autori pubblicati in questa antologia non sono più esordienti assoluti, ma non sono ancora noti al grande pubblico. Molti di loro hanno già pubblicato per la Delos Books. Il riproporre con costanza gli stessi autori dimostra la fiducia che una casa editrice ha nel proprio "parco autori". Fiducia che si tenta di trasmettere al pubblico, che vedendoli spesso ne segue la crescita.

Il terzo è che si tratta di racconti fantasy. Se in passato la tradizione del racconto era viva anche nel genere fantasy, è innegabile che l’attuale predilezione degli autori e del pubblico sia verso il romanzo. Una serie di equivoci storici ha portato forse alla convinzione di troppi autori e troppi editori che per scrivere fantasy sia necessario realizzare una trilogia o un ciclo, magari di volumi da 800 pagine cadauno, ma questa è una storia che esula dagli scopi di questa recensione.

Oggi dobbiamo esaminare un prodotto che si propone quindi con molto coraggio in controtendenza.

Il giudizio generale è che si tratta di un prodotto di intrattenimento non privo di ingenuità, ma dotato di freschezza.

L'antologia si articola su un romanzo breve e otto racconti, che contengono degli stilemi più o meno classici del genere: maledizioni e incantesimi, guerre, rocambolesche avventure. Questo vale per tutti, e non vale la pena ripeterlo per ciascun racconto.

Si avverte la curatela. Per quanto diversi tra loro dal punto di vista stilistico, i racconti non divergono verso direzioni opposte. Di draghi si parla in ogni racconto, con sfumature diverse, ma con il comune rigore di costruire storie che coerentemente hanno un inizio, un centro e una fine, senza derive sperimentali. Lo scopo è l'intrattenimento.

Concludo con una disamina delle caratteristiche di ciascun racconto.

Il sortilegio del Drago – Irene Vanni

Una maledizione. Un drago che non è quello che sembra. Per sciogliere il nodo la scelta è tra la guerra o il dialogo.

Un romanzo breve, con una scrittura pulita ed elegante, ma che presenta alcune discontinuità. A volte risulta compresso, altre sembra dilatarsi nell'attesa di un evento culminante. Ciò che non convince, in particolare, è la dimensione narrativa della storia, che sarebbe potuta risultare molto più convincente se fosse stata sfrondata. O, paradossalmente, approfondita. Entrambe le alternative potevano dare più efficacia alla vicenda, che nel primo caso avrebbe avuto più compattezza, nel secondo avrebbe ampliato l'universo narrativo. * *

Il Vulcano – Maria Michela Di Lieto

Forse succede veramente troppo in questo racconto piratesco, che ricorda tanto le mirabolanti imprese di Rocambole. Ne soffrono oltre ogni misura i personaggi, che non vengono sviluppati. In questo caso avrebbe giovato distendere la vicenda, anche rimanendo nella lunghezza del romanzo breve o racconto lungo. Sembra comunque evidente che c'è un universo narrativo oltre la cornice. Promettente. * * *

Gli angeli di Folkmar – Sergio Donato

L'ennesima capitolo dell'eterno conflitto tra uomini e draghi. Un rituale che consente agli uomini di diventare Angeli è una vera e propria prova d'iniziazione, a discapito dei Draghi. Ma il giovane Nunaki si oppone al perpetrarsi del circolo di violenza. Non scorrevolissimo. * *

Senzali – Barbara Gisolo

Conflitti fratricidi fra draghi. Il racconto mette molta carne al fuoco. Tanti personaggi e la promessa di un destino migliore, che riscatti da un presente di gelo e morte. Il finale premia il paziente lettore che riesce a non impastoiarsi nella prosa un po' farraginosa. * *

Profezia di un crepuscolo – Umberto Maggesi

Torna la guerra nella pacifica civiltà dei draghi. Il conflitto nasce tra chi alla pace e alla prosperità controllata, preferisce il libero arbitrio. Efficace nel dialogo e nel ritmo. Convincente. * * *

I fiori di Cristallo – Stefano Andrea Noventa

Dal punto di vista dei draghi il lettore è introdotto alla loro percezione del mondo. Il grande drago di roccia è pericoloso, ma l'arrivo draghi di legno e i suoi piccoli figli non è meno foriero di sventure, che popolano i sogni, direi gli incubi, dei draghi. Efficace la scelta del punto di vista e la crescita del personaggio principale, un Algernon in versione draghesca. Commovente il finale.* * **

Mira - Fabio Oceano

Ancora un esule alla ricerca del proprio destino. Un percorso di crescita classico.  La giovane dragona Mira è protagonista di un percorso di crescita e di scoperta del proprio ruolo nel mondo. Dialoghi credibili e funzionali a una vicenda narrata con perizia.* * *

Il medaglione e la spada – Marcella Pasquali

Destini paralleli in apparenza. L'ostinazione del drago Gwyn a credere che esista un cavaliere che lo aspetta non è compresa dai suoi simili. Ma se il racconto sembra invece svelarci le ragioni del drago, nel finale, quando sembra che potrebbe aprirsi a nuovi orizzonti, sembra troncarsi, lasciando il lettore con la curiosità di come potrebbero proseguire le vicende di Gwyn, Uhuru e del Cavaliere, la guerriera Sh'eeba. * *

La ballata del drago saggio e della principessa nervosa – Laura Schirru

Un racconto che gioca con ironia con gli stereotipi, ridendoci sopra. Tra suggestioni pratchettiane, personaggi ironici e autoironici, il racconto è una anti-favola che fa ridere e sorridere, grazie anche a personaggi ben delineati.****