«La Legge stabilisce che la vita umana è intoccabile dal momento del concepimento fino a quando il bambino compie tredici anni. Fra i tredici e i diciotto, però, i genitori possono decidere di “abortire” in modo retroattivo… a condizione che, tecnicamente, la vita dell’adolescente non finisca

Questa è una delle frasi di apertura di Unwind, il nuovo libro per Young Adults di Neal Shusterman, pluripremiato scrittore statunitense e sceneggiatore per cinema e televisione.

La storia di Unwind si svolge in un mondo distopico, dove la Legge sulla Vita, dopo la Guerra Morale tra abortisti e antiabortisti, impone dogmi ferrei e imprescindibili. Com’è naturale nel genere distopico, ci troviamo di fronte una società fittizia, nella quale la salvaguardia della vita ha un’accezione singolare e drammatica.

Shusterman affronta lo spinoso tema dell’aborto e della donazione di organi, che nel mondo di Unwind assume caratterizzazioni terribili ed estreme. Grazie all’avanzamento delle scoperte scientifiche, chiunque può “cambiare” un pezzo del suo corpo, perché esiste una banca immensa di donatori grazie alla Divisione imposta dalla Legge della Vita. È un aborto “retroattivo”, così lo definisce Shusterman, in quanto i genitori possono decidere di “donare” i propri figli come Dividendi dall’età di tredici fino a quella di diciotto anni.

I Dividendi sono quindi adolescenti che non hanno dimostrato un grande valore durante i loro primi anni di vita, oppure sono spinti da una fede cieca che li costringe a offrirsi come Decime.

Dividendi sono anche i tre ragazzi protagonisti: Connor, ceduto dai proprio genitori a causa del suo difficile carattere; Risa, per non aver dimostrato grandi qualità a suonare e il piano e per il sovrappopolamento dell’orfanotrofio; Lev, il personaggio più complesso, che da fanatico religioso felice di immolarsi per la Legge della Vita comprende quanto sia sbagliata e crudele la società in cui vive decidendo infine di ribellarsi alle sue imposizioni.

Ragazzi dal carattere totalmente diverso, quindi, ma accomunati dal desiderio di sopravvivere e di rifiutare un destino spietato.

«Il concetto della Decima è nella Bibbia. Devi dare il dieci per cento di tutto. E anche il dare la cicogna e nella Bibbia» afferma Lev all’inizio del romanzo, quando la sua fede è ancora granitica.

Shusterman confeziona un libro per giovani adulti toccando temi affatto banali, descrivendo alcune scene in modo talmente crudo che le pagine si imprimono nella memoria del lettore. Parole toccanti, che non possono lasciare indifferenti e che spingono alla riflessione. Riflessione che non risparmia l’etica e il concetto di anima: quando si può stabilire l’inizio della vita? Esiste l’anima? È eterna e indivisibile?

Shusterman tratta questo tema in modo ineccepibile, tramite un dialogo dei giovani protagonisti.

Poi Grugnito dice: «I bambini nell’utero… a volte si succhiano il pollice, no? E scalciano, anche. Magari prima sono solo un mucchietto di cellule, ma quando cominciano a scalciare e a succhiarsi il pollice… ecco, per me da lì in avanti hanno un’anima.»

[…]

«Se qualcosa come l’anima esiste… e non sto dicendo che esista… nasce quando nasce il bambino. Prima il bambino è solo parte della madre.»

[…]

«Una persona non ha un’anima finché qualcuno non le vuole bene.»  

«E allora dicci, dal libro secondo Hayden, quand’è che comincia a vivere?»

C’è un lungo silenzio, poi piano, quasi a disagio, Hayden dice: «Non lo so

E forse è proprio quel “non lo so” la risposta più naturale e giusta, che ci spinge a ragionare e a leggere le pagine di Unwind tutte d’un fiato. Perché la storia di Risa, Connor e Lev scivola via fino all’epilogo quasi senza accorgersene, pur trattando di temi complessi e questioni spinose.

Si arriva a discutere del concetto di anima che, nell’immaginario di Unwind, può “trasmettersi” grazie agli organi donati in quanto unica entità indivisibile.

Il romanzo ci spinge a ragionare sull’importanza della vita, sulla donazione di organi ma anche sulle conseguenze catastrofiche di una scienza asservita ai fanatismi religiosi o al mero commercio. Il tutto strappandoci qualche sorriso amaro, facendoci gustare un’avventura di ragazzi sull’orlo della follia di una società ormai in declino.

Giungiamo così al finale del romanzo, rimaniamo sorpresi, spiazzati e commossi dal destino dei tre protagonisti. Così diversi seppure Dividendi, così simili nel loro attaccamento alla vita.

Lo stile di Shusterman, poi, permette una lettura senza difficoltà: è curato, snello e scorrevole. Ancor più se si pensa a quanto possa essere difficile scrivere un romanzo per ragazzi affrontando quesiti ai quali neppure gli adulti sanno rispondere. Infine, encomiabile il tocco del narratore, che mai è intrusivo né cade nel didascalico.

Un libro perfetto? Non del tutto, a mio avviso, alcuni elementi mi hanno fatto storcere il naso. In primis, anche se non era il vero scopo del libro, il tema distopico viene liquidato in mezza pagina. Sappiamo perché è nata la Legge della Vita, ma il tutto è raccontato in poche righe, niente di mostrato, niente di vissuto. Una pecca, avrei preferito almeno un capitolo per scendere nei dettagli. Poi, alcuni argomenti si potevano evitare, dato che l’autore ha deciso di non approfondirli. Come l’"m-matrimonio" dei genitori di CiFy, che ha due padri, e che viene presentato in modo del tutto accessorio, rischiando di essere un elemento opzionale nell’impianto drammatico di Unwind.

Ma, a parte questi difetti, Shusterman ci insegna che esiste un’ottima letteratura contemporanea che va letta. Che esiste un fantastico che oltre a intrattenere, può far anche pensare. E che non dobbiamo riflettere solo a scuola o nell’adolescenza, ma in ogni istante della nostra vista. Perché, per fortuna, abbiamo un’anima indivisibile.