Ciao Neal, grazie per aver concesso questa intervista a FantasyMagazine. Vorrei parlare del tuo ultimo libro per Young adults, Unwind. Perché hai scelto il genere distopico?

Quando mi è venuta l’idea di Unwind non era mia intenzione scrivere un libro di genere distopico, ero concentrato soprattutto nella realizzazione di qualcosa di nuovo. Solo in seguito mi sono accorto che la storia apparteneva a questo genere, forse già quando Unwind stava ottenendo un grande successo in America. Un riscontro tale che ho deciso di scrivere un sequel del romanzo.

Qual è stata la fonte di ispirazione per Unwind?

L’ispirazione è dovuta principalmente a tre fattori. Il primo è stato un articolo inglese incentrato sulla violenza dei giovani e sui loro comportamenti spesso fuori controllo nelle scuole. Il secondo è invece legato alle elezioni politiche in America, quando le campagne elettorali si incentravano sul tema dell’aborto. Ho seguito con attenzione le posizioni degli abortisti sia degli antiabortisti. Ho pensato che quando un problema arriva a spaccare in modo così netto l’opinione pubblica è impossibile trovare un compromesso o una soluzione.

Da qui è nata l’idea di Unwind sull’aborto retroattivo dall’età di tredici a quella di diciotto anni, imposta dai genitori. In un certo senso ho proposto la soluzione peggiore, un compromesso estremo e assurdo che fosse in grado di mettere d’accordo le due fazioni.

La terza fonte di ispirazione, infine, è stata un articolo che ho letto circa quattro o cinque fa su una donna francese che ha subito il trapianto totale di faccia. Nell’articolo si faceva riferimento al fatto che è possibile utilizzare il cento per cento del corpo nei trapianti. Quindi mi sono chiesto: cosa accade se la totalità del tuo corpo viene data in donazione? In un certo senso, sei sempre vivo?

In Unwind emerge la tua visione sul futuro e sulla scienza. Una scienza che non ha più come fine la salvaguardia e la salute dell’uomo, ma spesso si piega a ragioni commerciali, o futili come l’estetica. È una visione estremista?

Ogni volta che nasce una nuova tecnologia implica sia il buon utilizzo sia l’abuso. Unwind mostra una tecnologia finalizzata al bene comune, ma che a causa di un utilizzo sbagliato sposta la bilancia verso il suo esatto opposto.

Dobbiamo essere cauti, vigilare sulle nuove scoperte e stare attenti alle conseguenze.

Nel libro si parla della Legge Morale, tuttavia ho notato che nel libro non descrivi gli eventi in modo diretto, ma la guerra tra abortisti e antiabortisti è solo raccontata in poche righe. Puoi spiegarci il motivo di questa scelta? Non credi che sia una debolezze e il lettore non riesca a percepire il cambiamento distopico alla base del tuo romanzo?

Ci ho riflettuto a lungo, arrivando alla conclusione che se avessi parlato di questi argomenti così importanti, le persone sarebbero state subito coinvolte emotivamente e avrebbero preso una posizione.

Era mia intenzione parlare di questi temi senza che i lettori si schierassero o fossero influenzati a livello politico fino alle ultime pagine del libro, estrapolando la storia dall’aspetto etico e assumendo io stesso una posizione neutrale.