C’è un capitolo verso la fine del libro, molto difficile e complesso, che mostra in modo diretto cos’è la Divisione. È stato difficile scriverlo? Hai avuto dubbi che fosse troppo forte per un pubblico di ragazzi?

Quando sono arrivato a quella parte del libro, mi sono fermato. Avevo paura di andare avanti. Mio figlio all’epoca aveva quindici anni e leggeva capitolo per capitolo la stesura del romanzo.

Gli ho chiesto se dovevo scrivere quel pezzo e lui ha detto: devi scriverlo assolutamente, papà! Ok, ho deciso di farlo, seguendo delle regole precise e senza sforare nell’horror. Così ho deciso di sfruttare il punto di vista del protagonista, come se fossi dentro la sua mente, concentrandomi sui suoi sentimenti e pensieri. 

Puoi svelarci qualche dettaglio del sequel di Unwind?

Ci sarà un nuovo personaggio che affiancherà i protagonisti del primo volume. Sarà un ragazzo e sarà totalmente “generato” dalla Divisione, una specie di Frankenstein. Un personaggio complesso, alla ricerca della propria identità e alla scoperta dell’esistenza dell’anima.

In Calvin l’Invisibile parli invece delle difficoltà dell’adolescenza, quando un ragazzo cresce e si sente come invisibile. Qual è stata l’ispirazione di questo romanzo?

Durante una delle mie presentazioni in America, stavo parlando agli studenti quando ho notato un ragazzo in piedi, quasi invisibile sullo sfondo. Non me ne ero accorto prima. Così è nata la storia, da una semplice domanda che mi sono posto: cosa accade se un ragazzo è così anonimo che nessuno si accorge della sua presenza? Credo che sia una sensazione che ogni teenager prova durante la sua crescita.

Spesso usi l’ironia e la risata per parlare della decostituzione del mondo adulto. È stato difficile seguire questa strada?

È stata una sfida. Ciò che mi stimola e mi spinge a scrivere un romanzo sono proprio gli ostacoli che dovrò superare, perché quando raggiungo l’obiettivo mi sento ancora più soddisfatto.

Come sei diventato scrittore?

All’epoca del Liceo sono stato seguito da un’insegnante inglese, la quale aveva notato la mia propensione verso la scrittura e mi ha spinto a perseguire questa strada. Alla fine degli anni scolastici ho realizzato che quello era il mio futuro. Ho iniziato a scrivere a quattordici anni e pubblicato il mio primo libro a ventidue. Poi non ho più smesso, e ho pubblicato circa quaranta libri.

Quali sono i tuoi scrittori preferito?

Ce ne sono molti, ne cito due: Tolkien e Kurt Vonnegut.