“What goes round comes around” dicono I Britannici. E sembra proprio che la dea Nemesi sia decisa a far pagare a J.K. Rowling l’aggressività con cui ha perseguito, l’anno scorso, l’autore dell’Harry Potter Lexicon, Steve Vander Ark.

All’epoca la scrittrice incassò la vittoria e riuscì a bloccare il libro che, se volle essere pubblicato, dovette subire abbondanti tagli e revisioni in modo da non confliggere col diritto d’autore della mamma di Harry Potter.

Quest’anno sono invece J.K. Rowling e il suo editore britannico Bloomsbury a essere citati a loro volta per plagio.

Non è la prima volta che succede, visto che nel 1999 l’americana Nancy Stouffer la citò con la stessa accusa, perdendo poi la causa in quanto non solo essa era infondata, ma le minime prove portate a sostegno risultarono, oltretutto, fabbricate ad hoc.

Anche in questo nuovo caso, per J.K. Rowling si tratterà  semplicemente un fastidio, visto che, come vedremo, di nuovo le pretese della sua controparte non hanno alcuna speranza di appiglio. Tuttavia l’episodio non può non far sorridere per le sue buffe implicazioni karmiche appena descritte sopra.

Per capire con cosa si troverà alle prese questa volta la scrittrice britannica, partiamo dall’inizio della vicenda, che affonda le sue radici nientemeno che nel 2004: all’epoca gli eredi di Adrian Jacobs - un ricco avvocato col pallino della scrittura, morto poi in miseria a causa di un colpo apoplettico che gli impedì di continuare a prendersi cura dei propri affari – presero contatto, attraverso i propri avvocati, con la Bloomsbury, sostenendo che la storia di J.K. Rowling fosse un plagio di The Adventures of Willy The Wizard. Questo era un librettino di 36 pagine, scritto da Adrian Jacobs nel 1987 e pubblicato dalla Bachman & Turner, in cui un giovane mago rievocava, in retrospettiva, le avventure in cui era incorso ai tempi della sua frequentazione di una scuola di magia. A sentire gli eredi, all’epoca il volumetto suscitò l’entusiasmo dei bambini di molte scuole britanniche.

Nel 2004, lo ricordiamo, Harry Potter era già un fenomeno da isteria di massa ed erano trascorsi ben sette anni dalla prima sua apparizione e ben cinque libri: un lasso di tempo che, volendo, avrebbe consentito di accorgersi ben prima di eventuali plagi… E non dimentichiamo che l’acquiescenza gioca sempre a sfavore di chi reclama improvvisamente un diritto. Tanto più a sfavore quanto più essa è durata…

Ad ogni modo, i legali dei Jacob non furono in grado di sostanziare le loro generiche affermazioni e di individuare quali passi dei romanzi di Harry sarebbero stati copiati da Willy. Dopo tre mesi di carteggio e schermaglie legali, la Bloomsbury non ebbe più loro notizie e pensò che il caso fosse stato archiviato dal buonsenso.

Ma quattro anni dopo (e undici dopo la pubblicazione della Pietra Filosofale) una nuova schiera di avvocati, questa volta su mandato di un amministratore americano dell’Adrian Jacobs Estate e di uno non meglio precisato studio legale australiano, ripropose la questione del plagio. Questa volta con un più specifico riferimento al solo Harry Potter e il Calice di Fuoco, quarto volume della serie pubblicato ben otto anni prima. Una nota aneddotica a latere impone di sottolineare che lo studio legale australiano aveva sede a Wagga Wagga, la stessa località dove Gilderoy Allock, professore fanfarone di Hogwarts, vinse un feroce lupo mannaro, così come è ricordato nelle sue memorie A passeggio coi lupi mannari. Un particolare che aggiunge un ulteriore pizzico di surreale, come se ce ne fosse bisogno, nella vicenda in questione.

Adesso, nel 2009, la causa viene portata in tribunale e la richiesta attorea si concretizza nel blocco della vendita del Calice di Fuoco e nel risarcimento dei danni per 500 milioni di sterline, oppure nella condivisione dei profitti, passati e futuri, derivanti dal libro. Per avere un’idea di quanto delirante sia la richiesta di danni, a prescindere dalla (in)fondatezza della ragioni, si pensi che l’intero patrimonio di J.K. Rowling è stimato in 560 milioni di sterline. Gli eredi di Jacob pretendono quindi, basandosi su un solo volume, di accedere in un solo colpo quasi al 90% dei guadagni capitalizzati in vent’anni di lavoro e sette volumi, oppure di ricavare una rendita praticamente vitalizia grazie ai proventi del quarto libro che, è bene ricordare anche questo, a tutt’oggi ha venduto 400 milioni di copie, senza contare i proventi indiretti generati da film, gadget e annessi e connessi vari...

Veniamo ora alle ragioni che dovrebbero sostenere la pretesa: anzitutto, Jacob si sarebbe affidato all’agenzia di Christopher Little, la stessa della Rowling, e quindi Little avrebbe avuto accesso al manoscritto. La Bloosmbury, a questo proposito, ha replicato che la Pietra Filosofale è stata stampata nella versione originariamente redatta dalla Rowling e con ben poche modifiche.

In secondo luogo, ci sarebbero 'clamorose' similarità fra i libri, che comprendono elementi quali un treno, una prigione e un ospedale magici e una gara in cui un giovane mago deve salvare degli ostaggi prigionieri di creature semiumane; in quest'ultimo contesto, il suggerimento per superarla arriva al protagonista mentre si trova in un bagno.

Non è difficile, per qualsiasi lettore di Harry Potter, riconoscere allusioni rispettivamente al treno per Hogwarts, ad Azkaban, al S. Mungo e alla Seconda Prova del Torneo Tremaghi. Ed è altrettanto semplice rendersi conto che, nella costruzione di una società di fantasia, sia pacifico che possano saltare fuori, frutto di un ovvio parallelo con le nostre società, ospedali, treni e prigioni... Quanto alla gara magica, alle creature semiumane e al bagno, anche qui le ‘trovate’ sono tanto eclatanti quanto lo è l’uovo di Colombo.

Non parliamo poi della faccenda del giovane mago e della scuola di magia: in questo senso, gli esempi nella letteratura fantastica non si contano, prima e dopo Harry Potter.

Quel che gli eredi Jacobs sembrano non capire, e che i loro legali vogliono evidentemente ignorare preferendo cercare insussistenti appigli, è che un’idea non può essere oggetto di diritto d’autore. Quello che viene protetto è il modo in cui tale idea è stata espressa. Va da sé che non solo è facilissimo e comunissimo ideare situazioni simili a mille altri autori, ma che il plagio è dimostrabile solo in riferimento ai riscontri testuali precisi o a un dipanarsi della vicenda in modo assolutamente conforme alla trama di un altra opera. In casa Potter abbiamo avuto un esempio eclatante in questo senso con Tania Grotter and the magic double bass, libro russo fatto passare per parodia ma giudicato un plagio in quanto la trama ricalcava palesemente quella della Pietra Filosofale: Tanja ha infatti un marchio sul naso e poteri magici, è stata cresciuta dagli equivalenti dei Babbani dopo che i suoi genitori sono stati uccisi da una strega cattiva; successivamente si reca a una scuola di magia dove cavalcando un basso al posto della scopa diviene un asso in uno sport magico giocato a mezz’aria con delle palle. Persino i nomi dei personaggi ricalcavano quelli di J.K. Rowling.

Non abbiamo letto Willy the Wizard ma ci sembra che, per contro, un mago che rievoca le proprie avventure scolastiche fra cui una gara di magia sia un po’ troppo poco per paragonarsi alla vicenda del Calice di Fuoco e al suo variegato intreccio. A maggior ragione quando si esaminano gli estratti on line della prima opera, costruiti con una piattezza stilistica disarmante e una linearità sintattica che va oltre la noia fino a raggiungere lo stato semicomatoso. Entrambi difetti tipici dell’autore alle prime armi. Senza contare la punteggiatura, relegata a puro optional...

Ma i sospetti di malafede aumentano visitando il sito dedicato alle avventure di Willy (che vi linkiamo a fondo articolo). La pagina degli estratti on line è concepita infatti in maniera piuttosto bizzarra… O meglio, pare concepita, guardacaso, ad arte per corroborare le accuse. Abbiamo infatti detto che Willy è un libro molto stringato e come conseguenza alcuni estratti sono ridotti a un paio di frasi. A che pro? Che senso può avere estrapolare delle frasi qua e là che non possono certo dare al lettore un senso compiuto della storia? La risposta si può trovare se si considera che ogni estratto fa capo a un titolo preciso e che questi titoli sembrano ideati appositamente per suggerire una similarità con delle situazioni potteriana. Leggiamo infatti cose come magical map, wizard newspapers, wizard chess, wizard chocolate, wizard professor, wizard castle e via generalizzando, anche se poi, a volte, le frasi riportate poco o nulla c’entrano col titolo indicato; altre volte il riferimento è invece così labile che ci vorrebbe l'equivalente del Google analytics per scovarlo.

Guardiamo qualche esempio:

Titolo: strange wizard eye (strano occhio di mago)

Suggerimento apparente: l’occhio di Malocchio

Estratto:

“Can I trade your throne?” Willy said.

Nebuzener had not replied immediately.

His strange face with a central eye above a roman nose looked at Willy’s left ear.

Traduzione:

Posso scambiare il tuo trono?” – disse Willy

Nebuzener non aveva risposto subito.

Il suo strano volto con un occhio centrale sopra un naso aquilino guardò l’orecchio sinistro di Willy.

Ora, se vogliamo dire che un pronipote di Polifemo è uguale a Malocchio Moody, allora possiamo pure dire che un’arancia è uguale a una mela solo perché entrambe sono rotondeggianti…

Ma andiamo avanti:

Titolo: telescopbinocs

Suggerimento apparente: gli omniocoli alla Coppa del Mondo di Quidditch

Estratto:

At 3.45 Sad-Eyes, with his precision telescopbinocs, located the chariot.

Traduzione:

Alle 3.45 Sad-Eyes, con i suoi telescopbinocs di precisone, localizzò il carro.

Ricordiamo che gli omniocoli potteriani sono binocoli con funzioni quali la pausa e il play back. Questi telescopbinocs non si capisce invece cosa facciano, ma a desumere dal nome parrebbero dei binocoli con la potenza di un telescopio. Ebbene? Fra gli omniocoli e i telescobinocs c’è la stessa similarità che corre fra essi e gli strumenti ottici da cui entrambi prendono il nome o le funzioni. E che dovremmo dire, allora, del macrobinocolo di Luke Skywalker, quello che di notte gli consente di osservare i Sabipodi e di misurarne la distanza elettronicamente? Meglio che questa lite non arrivi alle orecchie di George Lucas, conoscendo il suo atteggiamento in merito alle questioni di copyright...

E continuiamo il florilegio:

Titolo: Apparently headless aristocrat in Great Hall (Aristocratico in apparenza senza testa nella Sala Grande)

Suggerimento apparente: Nick Quasi Senza Testa

Estratto:

'Silence, mes amis! For his excellency Duke Wizard Louis Dix-Sept.’ On to the large stage there came a magnificent carriage drawn by two large green panthers. They were awesome. Silence echoed around the hall. The carriage had been built with huge nugget diamonds……

………... Wizard Duke Louis emerged from the carriage. On each shoulder there perched a magnificent cockatoo. The colour impact was startling. One was a brilliant orange and the other was a shining black. But Willy was amazed. Where was his highness’s head! He could see the cockatoos but no head. …………………

Traduzione:

 “Silenzio amici miei! Per sua eccellenza il Duca Mago Luis Dix Sept”. Sul vasto palco ecco che incedeva una magnifica carrozza tirata da due grosse pantere verdi. Erano imponenti. Il silenzio echeggiò [sic! - NdT] nella sala. La carrozza era stata costruita con enormi pepite di diamanti…

…Il Mago Duca Luis emerse dalla carrozza. Su ciascuna delle spalle stava appollaiato un magnifico cacatoa. L’impatto di colore era sconvolgente. Una era arancione brillante e l’altro nero splendente.

Ma Willy era stupito. Dov’era la testa di sua altezza! Poteva vedere i due cacatua ma nessuna testa…

E’ da rilevare infine che alcune voci non sono ricavate da Willy the Wizard bensì dal secondo volume scritto da Jacob e mai pubblicato.

Di fronte a queste contestazioni di plagio, dal canto suo la Bloomsbury ha ribattuto che "JK Rowling non ha mai sentito parlare di Adrian Jacobs, né ha visto, letto o sentito parlare del suo libro fino a quando non fu avanzato il primo reclamo nel 2004 …”.

La casa editrice ha dichiarato infine che le pretese sono infondate e saranno combattute vigorosamente.

A giudicare dagli interessi monumentali in ballo, non c’è da dubitarne.