Ci risiamo. Non si è ancora spenta l’eco dell’inesistente plagio da parte di Stephenie Meyer nei confronti di Jordan Scott (/notizie/11460/), che J.K. Rowling  rileva immediatamente il posto dell'americana sul banco degli imputati.

La scrittrice inglese, già quest’estate, era stata accusata di aver copiato il suo Harry Potter dal libro di Adam Jacob (/notizie/10537/) e mentre ancora pende quella vertenza, eccone spuntare una nuova da parte di tal William Kelly, autore del volume The Travels of Li Po, scritto nel 1990.

Per qualche strano motivo che francamente chi vi sta relazionando ha una certa difficoltà a capire, Kelly avrebbe inviato il manoscritto alla sede londinese di Amnesty International, dove J.K. Rowling allora lavorava, affinché l’ente prendesse in considerazione la sua pubblicazione.

Secondo Kelly, fu la stessa futura scrittrice di best seller a intercettare il libro e a opporgli un netto rifiuto, scartando ogni possibilità di stamparlo per conto di Amnesty pur senza avere l’autorità per farlo (e poco importa se egli stesso precisa che l'autrice gli consigliò il nominativo di un editore cui sottoporlo, il che costituirebbe un comportamento alquanto bizzarro per qualcuno che voglia togliere di mezzo un 'rivale').

Sempre secondo Kelly, la Rowling avrebbe poi proceduto a saccheggiare debitamente il manoscritto per costruirvi attorno il suo Harry Potter.

Tralasciando il motivo, già sospetto, per cui un autore si faccia avanti a reclamare presunti diritti solo quattordici anni dopo al pubblicazione del libro ususrpatore (circostanza giustificata da Kelly a fronte di intimidazioni che avrebbe ricevuto dal legale dell'agente della Rowling per tutto questo tempo), basta osservare le allegazioni che Kelly fa nel proprio blog per bollare tutto come l’ennesima, risibile bufala.

Il signor Kelly è anche probabilmente convinto di quello che afferma, così come era probabilmente convinta la Scott quando accusava la Meyer, ma resta il fatto che queste persone non riescono a rendersi conto che le idee non sono materiale soggetto al diritto d’autore. E infatti sono proprio le idee che Kelly contesta alla Rowling di avergli ‘rubato’. Quindi, anche ammesso e non concesso che la scrittrice si sia ispirata alla lettura di Li Po, nessun plagio può comunque esserle contestato.

A maggior ragione, poi, quando si tratta, come in questo caso, di idee piuttosto trite, circostanza che Kelly sembra invece ignorare. Diversamente, non si spiegherebbe come egli possa affermare seriamente, nel proprio blog, che “C’è a malapena una singola, importante idea in Harry Potter che questa donna non abbia preso dalla mia storia e dalla mia corrispondenza con lei relativa a essa, specialmente la nozione del ‘Prescelto’ che fornisce il combustibile fondamentale per la mia progettata serie e che deriva direttamente dalla mia educazione di cattolico nordirlandese”.

A questo punto, il lettore di Fantastico starà già ridendo al pensiero che qualche autore moderno possa reclamare come propria invenzione la figura di un "Prescelto" (e che possa farlo in virtù della propria educazione cattolica!) e così è per il resto delle ‘inoppugnabili’ prove che Kelly porta a fondamento delle proprie pretese, come ad esempio al presenza del bullismo in entrambi i libri, la ricerca della Pietra Filosofale, oppure il fatto che il cielo stellato del soffitto di Hogwarts sia copiato da un soffitto con decorazioni di stelle presenti nel suo libro e via delirando.

Ma la prova inconfutabile del reato risiederebbe nel fatto che, per oltre un anno, The Travels of Li Po è rimasto a disposizione dei lettori senza che la Rowling, il suo agente e i loro legali minacciassero di fare causa (non volendo evidentemente, nella visione del presunto offeso, scoperchiare un vaso di Pandora che avrebbe sbugiardato la Rowling dinanzi a tutti). E il dubbio che ciò non sia avvenuto perché, appunto, non esistano gli estremi per plagio sembra non sfiorare affatto il signor Kelly.

Per chi mastica Inglese, lasciamo a fondo pagina un link a un pdf in cui Kelly si sforza di dimostrare, purtroppo per lui senza alcun successo, tutte le sospette similitudini che inchioderebbero la perfida Rowling.

E se anche questa causa approderà sulla scrivania di un giudice, non ci sarà certo da trattenere il fiato in merito al suo esito: Jordan Scott atto secondo.

E avanti il prossimo.