Nell'ultima puntata del mio reportage su Lucca, voglio parlare di ciò che mi è rimasto di questa esperienza. Ma, come per la prima puntata, sarà meglio procedere con ordine.

L'1 novembre è iniziato con una strana atmosfera. Credo che tutti fossero un po' tristi, anche se non lo dicevano, forse per paura di scatenare quella malinconia, a cui ho già accennato.

Facendo finta di nulla, noi di Fantasy Magazine, abbiamo sbrigato le faccende burocratiche, relative al pagamento dell'alloggio e poi ci siamo diretti ai padiglioni del Lucca Games, sede dello stand Delos Books, il "campo base", per poi dividerci per seguire i vari eventi. Scattata l'ora di apertura, siamo stati travolti da un'orda di persone discese da ogni parte. Senza dubbio è stata la giornata con maggiore affluenza. I corridoi erano letteralmente ingorgati. Sembrava di essere al concerto di un divo di successo di musica rock, o a una partita dei Mondiali.

Dopo la breve, quotidiana riunione lo staff ha rotto le righe e ognuno è andato per la propria strada. Io ho fatto una veloce incursione al Japan Palace per l'incontro con Akemi Takada, la mamma della bellissima e procacissima Lamù, sempre troppo vestita secondo i gusti di molti; poi ho cercato di gustarmi quel poco che di Lucca si vedeva attraverso i buchi lasciati dai corpi in transito. Una città che merita una visita approfondita.

Le strade erano assediate: nei bar, pub, nelle gelaterie c'erano file interminabili. Accanto alle persone in borghese si potevano incontrare personaggi dei cartoni animati, dei fumetti, delle serie televisive ed era spassosissimo vedere i volti dei vecchietti perplessi e divertiti, girarsi al passaggio di una delle tante sorelle di Occhi di gatto o di Sailor Moon.

A passo di processione sono tornata ai padiglioni dei Games, dove, nel pomeriggio, si è tenuto, all'Area Performance, un evento divertentissimo, condotto da due simpaticissimi showmen: Cosimo Lorenzo Pancini ed Emanuele Vietina, quest'ultimo ogni tanto lasciava il posto di presentatore per mischiarsi al pubblico e partecipare al gioco. Mi riferisco all'Asta di beneficenza, il cui ricavato sosterrà il reparto di pediatria dell'Ospedale Campo di Marte di Lucca.

Nessuna forma di buonismo o di autoincensamento, nessuna retorica ha confezionato l'appuntamento annuale. I giocatori, alcuni incalliti, si sono dati filo da torcere per aggiudicarsi opere di Donato Giancola, lo Special Guest di cui ho già parlato, di Parrillo, Orizio, Zontini, Robert Gould. Gli acquirenti avevano gli sguardi da pistoleri del Far West, vogliosi di difendere l'onore e portare a casa il trofeo. Mancavano solo le balle di fieno rotolanti, la musica di Morricone – al posto del sibilo del Crystal ball di uno dei partecipanti- e i mozziconi di sigarette accese per completare la scena, già abbastanza pittoresca.

Devo ammettere che sono rimasta folgorata, in particolare, da un quadro, approdato nelle mani di un intenditore, dipinto con maestria ed eleganza da Phil Hale.

Finita l'asta con la proiezione del video della caccia al Macaluso edizione 2008, miliare pietra nella storia di Lucca C&G – il corto, diciamo, neorealista per la scelta degli attori, fonde l'attenzione al surrealismo della situazione, con il rigore teorico del Dogma, sottolineando quanto sia importante avere un guru, che possa sollevare gli uomini dalle insidie della carne. Grazia da chiedere devotamente-, sono tornata allo stand per lo smontaggio.

Togliere i cartelloni, vedere gli ultimi pezzi di cioccolato sparire sotto le grinfie dei predoni, udire gli ironici, per fortuna, annunci della segreteria che incitava la gente a defluire, mi ha fatto scivolare nella tristezza. Ma tutt'a un tratto ho sentito dei rumori e delle grida. Non c'erano spade lucenti, ma cavalli al galoppo e qua e là qualche schioppo.

Ho cercato di capire cosa stesse accadendo e sono stata travolta da una pletora di indemoniati che inseguiva qualcosa o qualcuno. La caccia al Macaluso, come ogni anno, si ripeteva. L'agnello pasquale, in questo caso autunnale, si immolava per l'idillio del volgo, legato a forme primordiali di superstizione. Non ho potuto far altro che seguire il flusso e farmi rapire dalla fede.

Macaluso alla fine è stato braccato. Molti hanno apposto il loro marchio sul corpo martoriato del povero innocente. Ma come dice la Storia “Se ne uccida uno per salvarne cento”.

Non resta che rendere grazie al salvatore della patria. Ave Macaluso, al prossimo anno! D'altro canto se non c'è Pasqua senza agnello, non c'è Lucca senza Macaluso.

(3- Fine)