Abbiamo già parlato della collana Bluenocturne, lodando l’iniziativa di marketing mondadoriana di aprirsi a un preventivo beta-reading da parte di testate di settore della Rete (/notizie/10154/).

Quella che segue è invece la recensione del primo romanzo, Sulle Ali della Notte, pubblicato all’interno della nuova collana. Una collana il cui varo poteva essere una buona occasione per allargare il pubblico degli Harmony a una nicchia diversa dalla solita, quella degli appassionati di fantastico. Avrebbe potuto rappresentare infatti un interessante crossover che coniugasse i toni tipicamente rosa degli Harmony con una robusta vicenda fantastica, dimostrando che le due cose non sono affatto incompatibili e che sono in grado di convincere settori di pubblico dalle esigenze molto diverse.

Se però il buongiorno si vede dal mattino, ossia se questo romanzo è rappresentativo di tutto quello che uscirà successivamente, tale occasione non pare essere stata colta e il libro resta per sua natura destinato unicamente a chi già ama gli Harmony.

L’elemento fantastico infatti, ben lungi dall’assumere, se non un ruolo centrale, almeno un ruolo di ‘co-protagonista’ accanto al consueto elemento romantico/erotico, resta relegato sullo sfondo, e la soprannaturalità, in questo caso, serve solo a rendere il personaggio maschile centrale un cavaliere più bianco del (solito) bianco. Le sue doti straordinarie rafforzano infatti la figura dell’eroe senza macchia e senza paura che si incarica di salvare la donzella di turno.

L’elemento interessante del romanzo, l’esistenza di un dipartimento segreto all’interno dell’ FBI che studia i vampiri e i cosiddetti Prescelti, ovvero gli umani che possono diventare a loro volta vampiri, rimane sullo sfondo della vicenda, senza mai essere approfondito e regalare ‘spessore fantastico’, appunto, al volume. E’ solo un pretesto per giustificare la persecuzione dell’eroe e per mettere in scena l’antagonista. Un antagonista dai toni un po’ troppo carichi per la verità, visto che alla fine si accanisce brutalmente anche contro l’eroina, che ha visto crescere per vent’anni e per la quale dunque si suppone provi almeno qualche sentimento, a meno di non rientrare nella tipologia clinica dello psicopatico disaffettivo. Opzione anche plausibile, ma che in tal caso andrebbe adeguatamente motivata, mentre da un momento all’altro ci troviamo di fronte a una trasformazione Jeckyll-Hyde che nulla aveva fatto presagire.

Dal canto suo anche l’eroina Tamara lascia perplessi: si suppone che una ragazza di 26 anni, cresciuta nell’America del Ventunesimo secolo, con un patrigno scienziato col quale addirittura collabora, possieda, se non un QI superiore, almeno un QI normale. Tuttavia, in almeno tre casi, al lettore appare dubbio che ella possieda del tutto un qualsiasi QI. Non si spiega altrimenti come possa precedere in una cella, attirata da una banalissima scusa, l’antagonista persecutore (già rivelatosi tale anche a lei) che è chiaramente intenzionato a imprigionarla; non si spiega altresì come possa scolarsi una bottiglia di brandy e poi, nonostante questo ancora preda dell’insonnia che la affligge da tempo, come possa pensare di berci sopra anche qualche bella pillola di sonnifero, finendo matematicamente al pronto soccorso.

Non si spiega infine come, rimasta con una gomma bucata in autostrada, decida di avventurarsi da sola, di notte, a piedi, lungo la medesima, per raggiungere la più vicina stazione di servizio. In questo frangente l’unico suo pensiero è la fatica che la attende per sostituire il pneumatico. Che poi in quelle condizioni rischi di essere travolta da un auto o cadere preda di qualche balordo (cosa che puntualmente accade), non sembra sfiorarla minimente. E semplici soluzioni come usare un cellulare per chiamare a casa, o chiamare il soccorso auto, o anche solo l’amica con la quale aveva appena passato la serata, non paiono altresì opzioni disponibili per i suoi neuroni.

Gli unici personaggi centrali che risultano credibili, alla fine sono, paradossalmente, quelli soprannaturali, i due simpatici amici vampiri fra cui spicca anche l’eroe Eric. Perché la loro condizione non solo rende giustificabili certe azioni, ma l’autrice si premura persino, sul finale, di trovare un modo di indebolire tali poteri umanizzando leggermente, dal punto di vista fisico, queste creature, così da renderle vulnerabili e introdurre un minimo di possibilità di lotta fra le due ‘fazioni’.

Il lato psicologico è invece già perfettamente umano sin dall’inizio, poiché l’autrice li dipinge come vittime di ingiusti pregiudizi da parte degli uomini.

A lato di queste annotazioni, la vicenda non è che il pretesto per il setting centrale rappresentato dagli incontri di Eric e Tamara e relativo corredo di evoluzioni erotiche, accese dall’insopprimibile, insaziabile, sovrumano desiderio fra i due. Tali episodi, che periodicamente intervallano i capitoli, ripetendosi ogni volta secondo lo stesso copione, strappano più di uno sbadiglio al lettore non particolarmente amante di narrativa rosa un po’ piccante, nonostante la prosa scorra via semplice e senza intoppi di sorta.

Peccato perché il capitolo iniziale del libro, ambientato nella Parigi della Rivoluzione, poteva far presagire uno sviluppo un diverso.

Anche il finale appare scontato, con la trasformazione fortemente voluta dall’eroina, affinché i due amanti possano vivere felici e contenti. In questo caso davvero “per sempre”, data l’immortalità caratteristica della condizione vampiresca.

E cin cin per tutti, con una bella sacca di plasma.