Chi è lo scrittore?

Puoi dirci “chi è” Davide Morosinotto? Dove sei nato, dove vivi, e cosa fai oltre a scrivere?

Sono nato nel 1980 in provincia di Padova e fino alla maggiore età ho vissuto a Este, una cittadina fra i colli sempre in provincia di Padova. Adesso invece abito a Bologna, dopo una parentesi romana di un paio d’anni. Oltre a scrivere sono un traduttore di software (soprattutto videogame) e, ogni tanto, un giornalista.

Come riesci a conciliare la tua attività di scrittore, con il lavoro, la famiglia, figli, ecc. ecc.?

Il mio lavoro di traduttore è impegnativo, ma mi piace e offre il grande vantaggio di non costringermi ad andare in ufficio tutte le mattine. È molto flessibile, e questo aiuta parecchio. E poi c’è la mia ragazza: la sua attività non ha orari, perciò non ha niente in contrario se mi prendo qualche ora per scrivere anche in vacanza o nel fine settimana. Dovrei farle un monumento!

Come scrittore, come organizzi la tua giornata lavorativa? Ogni scrittore ha una sua ritualità nello scrivere, quale è la tua?

In realtà non sono molto rituale e le mie giornate cambiano di volta in volta a seconda delle esigenze (e delle scadenze) dei miei vari lavori. Ho notato che se posso preferisco scrivere la mattina, quando sono più fresco e riposato, ma in realtà il momento non è molto importante. E nemmeno il luogo: treno, albergo, casa di amici, ogni posto va bene. Forse quello a cui tengo davvero è avere sottomano il mio computer portatile, che infatti mi porto dappertutto.

Senti di avere raggiunto qualche traguardo?

Traguardo? Non direi, no. Diciamo che sento di aver finalmente superato la linea di partenza…

Leggere

Quali sono i tuoi hobby, il passatempo preferito, cosa ti piace leggere? E quali sono i tuoi autori preferiti?

Di solito rispondo a questa domanda con un tris: moto, libri, videogame. Non necessariamente in quest’ordine. Mi piace leggere buoni libri, indipendentemente dal cosiddetto “genere”, e i miei autori preferiti sono tantissimi: Philip Dick, King, Asimov, Gaiman, Roth, Ellroy, Herbert, Terry Pratchett… potrei continuare.

Quando hai iniziato a leggere e cosa? E quando hai scoperto la narrativa fantastica? Ti ricordi i primi titoli letti?

Ho cominciato a leggere romanzi quando ero molto piccolo, e il mio primo libro è stato Il giro del mondo in 80 giorni che avrò letto dieci volte. Poi sono arrivati gli altri libri di Verne, e poi Asimov e la fantascienza. Il fantasy è arrivato più tardi, verso le medie, con La storia infinita e Il signore degli anelli.

Quali autori ti fanno da "guida"? Cosa leggi abitualmente?

Leggo un po’ di tutto, anche se la fantascienza occupa un posto speciale nelle mie preferenze. E quando trovo un autore che mi piace cerco di capire i suoi trucchi del mestiere, come fa a costruire le situazioni, a mantener vivo l’interesse… In questo senso, sicuramente uno degli autori che ho “studiato” di più è King. La sua scioltezza e la capacità di contaminare sono degli obiettivi ideali a cui tendere… E poi sono rimasto davvero colpito dalla sua Torre Nera. È esattamente la mia idea di come dovrebbe essere il fantasy.

Che libro hai in questo momento sul comodino?

La caduta di Hyperion di Simmons, il ciclo di La scuola dei pirati di Sir Steve Stevenson e La strategia dell’ariete del collettivo Kai Zen.

Per concludere, vuoi darci un consiglio di lettura?

In questo periodo sono perso nel mondo di Hyperion, visto che non ero mai riuscito a trovare tutti i libri del ciclo e ora mi hanno prestato i volumi mancanti. Perciò consiglio quello, senz’altro.

Scrivere

Quando hai scoperto, e come, che avevi qualcosa da dire, che sentivi la necessità di scrivere? E quando hai iniziato e su quali argomenti? Quale è stato il percorso che hai affrontato prima di veder pubblicato un tuo romanzo? Hai ricevuto molti rifiuti?

Ho scritto il mio primo racconto in seconda elementare, credo, quindi non mi sono posto

Davide Morosinotto
Davide Morosinotto

chissà quali domande. Era una cosa che mi faceva felice, così ho semplicemente continuato a farla, il più possibile. Ho cominciato con racconti fantastici, molto influenzati dalla Disney e da Topolino, poi crescendo mi sono lanciato nella fantascienza. È di fantascienza il primo racconto che ho pubblicato, nel ’97, e anche un romanzo inedito con cui sono arrivato finalista al premio Urania.

Per quanto riguarda il mio romanzo La corsa della bilancia, l’ho scritto alla fine dell’università e sono passato per la classica trafila dell’esordiente: spedizione alle case editrici e pochissimi rifiuti… nel senso che per lo più mi hanno semplicemente ignorato. Per farlo pubblicare le ho provate tutte, anche a distribuire le sinossi alle fiere del libro, ma sembrava impossibile trovare qualcuno disposto a leggerne una sola pagina. Nel frattempo ho continuato a riscriverlo e perfezionarlo. Quando avevo ormai perso le speranze mi hanno detto che la Mondadori aveva indetto un premio con in palio la pubblicazione. Ho partecipato credendoci poco, ormai la mia fiducia era davvero agli sgoccioli, e invece è andata bene.

Come e quando nascono le idee per i tuoi romanzi e da quali esigenze sono mossi? Da dove “nascono” le tue storie? Da dove i tuoi personaggi?

Mi rendo conto che rispondere “non lo so” è forse banale, ma anche sincero. Philip Pullman dice che il daimon degli scrittori è la gazza ladra, perché rubano tutto da tutti. Probabilmente è qualcosa del genere, ma si tratta di un furto inconsapevole. In genere cerco sempre di scrivere cose che mi divertono, e che mi piacerebbe leggere.

Antico e sempre attuale dilemma: pensi che scrivere sia dote innata o che si possa imparare, anche con le "nuove tecniche di scrittura"?

Sono abbastanza d’accordo con quello che dice King in On Writing. Probabilmente un genio non ha bisogno di scuole, e la tecnica non basta a rendere fantastico un pessimo scrittore. Io spero di essere nella categoria degli scrittori competenti che, con molto lavoro e impegno e tempo, potranno aspirare un giorno all’ambita categoria degli scrittori bravi.