Gli occhi di Maria Stella, di una tonalità castana molto più chiara di quelli di Claude, si sgranarono per la meraviglia… o era paura?

- Avevo sentito dire che eri in grado di farlo, ma è difficile a credersi - commentò.

- Già - annuii, stancamente. - Ebbene, sono lieta che tu e Alcide stiate uscendo insieme, e comunque non avrei voce in capitolo anche se la cosa mi seccasse, il che non è. - Quel discorso era piuttosto confuso e contorto (e non del tutto vero), ma credo che Maria Stella riuscì a capire benissimo cosa stavo cercando di fare: salvare la faccia.

Quando non avevo più avuto notizie di Alcide, nelle settimane seguite alla morte di suo padre, avevo capito che qualsiasi sentimento che lui potesse aver nutrito per me era morto. Quello era stato un colpo duro, ma non letale perché, realisticamente, non mi ero mai aspettata niente di più da Alcide. Lui però mi piaceva, dannazione, e faceva male scoprire di essere stata rimpiazzata con apparente facilità. Dopo tutto, prima che suo padre morisse, Alcide mi aveva proposto di andare a vivere insieme, mentre adesso se la stava facendo con quella giovane mannara, e magari stava anche progettando di avere dei cuccioli con lei.

Bloccai sul nascere quella sequenza di pensieri, ingiungendomi di vergognarmi di me stessa. Comportarmi da cagna (cosa che, a pensarci bene, Maria Stella era davvero, almeno per tre notti al mese) non mi sarebbe servito a nulla.

Dovevo vergognarmi doppiamente.

- Spero che siate molto felici - dissi.

Senza parlare, Maria Stella mi porse un altro album, recante la scritta RISERVATO, e quando lo aprii mi resi conto che era riservato solo a occhi sovrannaturali. In esso c’erano fotografie di cerimonie che gli umani non avevano mai modo di vedere… una coppia di vampiri, vestiti con un costume elaborato e in posa davanti a un ankh gigantesco; un giovane che si stava trasformando in un orso, presumibilmente per la prima volta; un branco di mannari i cui membri erano tutti nella loro forma di lupo. Al Cumberland, fotografo del soprannaturale. Non mi meravigliava che lui fosse stato la prima scelta di Claude per la realizzazione delle fotografie con cui sperava di aprirsi la strada verso una carriera come modello.

- Riprendiamo - annunciò Al, uscendo in tutta fretta dall’ufficio nel richiudere il cellulare. - Maria Stella, siamo appena stati prenotati per un doppio matrimonio nella sperduta cittadina dove abita Miss Stackhouse - aggiunse. Mi chiesi se fosse stato assunto per una normale cerimonia umana o per un evento soprannaturale, ma evitai di chiederlo, perché sarebbe stato scortese.

Claude e io tornammo ad abbracciarci e, seguendo le istruzioni di Al, io sollevai la gonna in modo da mettere in mostra le gambe. Non ritenevo che nell’epoca a cui si riferiva il mio vestiario le donne fossero solite abbronzarsi o depilarsi le gambe, mentre le mie erano dorate e lisce come quelle di un bambino, ma del resto probabilmente a quei tempi era anche improbabile che gli uomini fossero andati in giro con la camicia sbottonata.

- Solleva la gamba come se intendessi avvilupparla intorno a lui - ordinò Alfred. - Adesso, Claude, questa è la tua occasione per fare faville. Voglio da te un’espressione come se stessi per tirarti giù i pantaloni da un momento all’altro. Vogliamo che alle lettrici si acceleri il respiro al solo guardarti.

Il portfolio di fotografie di Claude doveva essere utilizzato quando lui si fosse iscritto al concorso per Mr. Romance, indetto ogni anno dalla rivista Romantic Times Bookclub.

Quando aveva espresso la propria ambizione ad Al, che credo avesse incontrato a un party, lui gli aveva consigliato di farsi fare alcune fotografie insieme a una donna del genere che spesso appariva sulle copertine dei romanzi rosa, aggiungendo che la sua bellezza bruna sarebbe risaltata maggiormente accanto a una bionda dagli occhi azzurri. Io ero risultata essere la sola bionda prosperosa che Claude conoscesse e che fosse disposta ad aiutarlo senza chiedere nulla in cambio, perché anche se c’erano alcune spogliarelliste che sarebbero state disponibili, loro si sarebbero aspettate di essere pagate. Con il suo solito tatto, Claude mi aveva spiegato tutto questo mentre ci dirigevamo allo studio del fotografo; naturalmente, avrebbe potuto tenere per sé quei dettagli, cosa che mi avrebbe permesso di continuare a provare piacere all’idea di aiutare il fratello della mia amica, ma rientrava nel suo tipico modo di fare condividere ogni dettaglio.

- D’accordo, Claude, ora togliti quella camicia - avvertì Alfred.

Claude era abituato a sentirsi dire di togliersi i vestiti. Il suo ampio petto glabro aveva una muscolatura davvero impressionante, e lui faceva una splendida figura senza camicia, ma la cosa non mi fece nessun effetto. Forse, stavo diventando immune al suo fascino.