Veronica Meis è una diciasettenne che si è trasferita da poco a Milano da Ravenna. Frequenta il Liceo Parini e fino al momento in cui comincia la storia narrata da Luca Tarenzi affronta solo i normali problemi della sua età, aggravati dalla difficoltà d'inserirsi in una città nuova: i rapporti con i compagni di classe, lo studio, la mancanza di dialogo con i genitori. Tutto "normale". Non c'è niente di più alieno a questo mondo del concetto di normalità. 

Una diciassettenne non inserita, una outsider, pensa che siano gli altri i normali, per definizione, quelli inseriti nei giri "giusti". E se un giorno, al ritorno da una festa che non si ricorda, smaltendo la sbornia, questa adolescente trovasse sul suo corpo delle strane ferite? Quanto normale si sentirebbe questa adolescente se poi a questo si associasse una strana esplosione dei propri sensi e della propria percezione? Olfatto, tatto, vista, udito, gusto enormemente amplificati. Ingestibili. Come ingestibile è diventata la sua forza. E che dire delle ferite che guariscono da sole?

Il senso di inadeguatezza e di estraneità aumenterebbe anziché diminuire. Si è forse sentito più inserito Peter Parker dopo aver acquisito i poteri di ragno?

Ai nuovi poteri, si accompagna poi la scoperta di un'altra Milano, che non è quella dei locali, della moda, delle vie scintillanti. Ma quella di luoghi oscuri, che si trovano a pochi passi dai luoghi più frequentati, ma che sono sistematicamente ignorati dai frettolosi abitanti della città, impegnati a correre, correre, correre.

Nel suo viaggio iniziatico, pronta ad aiutarla nella gestione delle nuove facoltà Veronica incontrerà il Conte Gorani, una figura le cui origini affondano nel remoto passato di Milano. Come nel remoto passato affondano i rituali dei Luperci, una setta che ha in Veronica la sua preda. Non tutte queste figure sono inquietanti, per esempio Regina, una ragazza che nasconde anch'essa un segreto.

Già preda. Veronica ha nuove facoltà, ha accolto in sè le facoltà del Lupo. Ma non è predatore. Come può una adolescente problematica gestire tale potere? Riuscirà a non farsene sopraffare? E riuscirà a fronteggiare con suoi poteri i suoi avversari, naturali e sovrannaturali? Saprà soprattutto usarli con discernimento? Cosa avreste fatto voi a diciassette anni se aveste avuto forza e sensi superiori a quelli dei bulletti o bullette che vi perseguitavano?

Tante le domande, alle quali non posso darvi la risposta in una recensione. Il piacere della scoperta deve essere tutto vostro.

Fonte del piacere della lettura è la prosa di Tarenzi, che è scorrevole. Altra fonte di piacere è la verità dei personaggi e ambientazioni. Sembra strano parlare di verità in un romanzo fantasy. Ma questo romanzo tratteggia innanzitutto le dinamiche adolescenziali dal punto di vista di chi le ha vissute e non dimenticate, pur avendo qualche anno in più. I dialoghi non sono veri, ma sicuramente verosimili. Tarenzi per fortuna non scimmiotta il "giovanilese" scrivendo dei dialoghi che rendono giustizia ai personaggi, non trattandoli come cerebrolesi per partito preso, solo perché "ggiovani". I suoi personaggi parlano un italiano pulito, sono delle persone di minore età, ma non di minore cervello. Chiaramente elaborano la loro visione del mondo sulla base della loro minore esperienza, ma non mancando di intelligenza. Lodevole.

Ma altrettanto efficace è la costruzione del mondo fantastico del romanzo. Una Milano parallela, nella quale si muovono personaggi che combattono battaglie millenarie. Chi vive a Milano non potrà non guardare con altri occhi certi luoghi, immaginandosi oscuri rituali compiuti in anfratti e cappelle nascoste, o licantropi che volano tra i tetti. E' un concetto non nuovo, ma vero. Gli abitanti delle grandi città non guardano intorno a sé ne sopra di sé. E' proprio facile essere invisibili in una grande città se ti muovi sui tetti o negli interstizi, nelle vie lontane da circonvallazioni e tangenziali o dalle vie della Moda.