Tutti coloro che nutrono interesse per il fenomeno Harry Potter probabilmente sanno che il prossimo film, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, uscirà con due novità sostanziali: nel film l’attore Michael Gambon, che ha preso il posto dello scomparso Richard Harris e, dietro le macchine da presa, Alfonso Cuarón che ha rimpiazzato sulla sedia di regista Chris Columbus che, come è noto, aveva diretto le prime due trasposizioni cinematografiche.

“Onestamente ho sempre pensato che sarebbe stata un’impresa difficile” esordisce il regista messicano, più noto per aver diretto Y Tu Mama También (sebbene in passato abbia girato anche il film per bambini La Piccola Principessa, quando gli si chiede come si era sentito decidendo di dirigere un franchise così famoso.

“L’essermi cimentato con La Piccola Principessa mi ha veramente dato una mano, nel senso che è un film che è piaciuto a tutti, al pubblico, al produttore (David Heyman) e alla Warner, insomma avevo dimostrato di essere capace di lavorare con ragazzi. E’ stato proprio il fatto di averlo diretto che ha avuto un peso importante sul terzo film di Harry Potter; se io fossi stato noto solo per aver diretto  Y Tu Mama También  molta gente avrebbe sicuramente pensato che la transizione tra i due generi poteva essere veramente azzardata. Sono stati tutti questi fattori che mi hanno fatto decidere per il sì”.

Ma un regista che ha un suo personalissimo stile può mantenere la propria integrità creativa nel rispetto di ciò che è stato precedentemente girato?

“E’ uno dei dubbi che mi hanno assillato” ammette Cuarón “tanto che ne ho parlato con il mio amico e regista Guillermo del Toro che mi ha convinto dicendomi «Se decidi di farlo, fallo tenendo ben presente quanto è già stato fatto, se agirai in questo modo riuscirai a realizzare il tuo film migliore» e quindi mi sono buttato. E’ stata dura, perché per prima cosa bisognava adeguare il film al libro e poi rispettare la posizione del film stesso all’interno della serie. Era impensabile che lo spettatore andando a vedere Il Prigioniero di Azkaban si ritrovasse, di colpo, su un altro pianeta. Occorreva che i fan ritrovassero lo stesso mondo a cui erano abituati” aggiunge spiegando come sia riuscito a equilibrare il suo personale approccio con un soggetto che possedeva uno stile già ben definito. “Ma, contemporaneamente volevo che ci fosse qualcosa di mio e qui è stato meno difficile, perché il libro mi è piaciuto molto anche se non conoscevo affatto Harry Potter prima che me ne proponessero la regia. Sul set, poi, quando mi sono reso conto di quello che era stato realizzato dallo scenografo non sapete quanto mi sia sentito fortunato nell’avere una così grande quantità di materiale da utilizzare, un intero universo creato proprio da Columbus che non si è dimostrato affatto avaro nel darmi tanti ottimi consigli. Lavorare con lui si è rivelata una delle esperienze professionali più soddisfacenti che abbia mai avuto”.