La guerra è alle porte nel Varlas: Adras l’Oscuro, mago ed eminenza grigia dietro l’infante sovrano di Rygan Tarvin Bejune, è in procinto di attaccare Vniri, il cui duca Raniero Doria-Malvolas versa in condizioni di salute sempre più critiche a causa della malattia del sangue che da secoli colpisce gli uomini della sua stirpe. La maga Reven, accompagnata dal barbaro Denian, è determinata a fermare l’Oscuro, e per farlo è disposta perfino a uccidere Laiàl Eldowin, sopravvissuto allo sterminio degli Eldowin perpetrato da Adras secoli prima. Rifugiatosi a Nuova Azales, al di là dell’immenso Deserto Salato, Laiàl è l’unico in grado di sconfiggere Adras e spezzare l’incantesimo del mago che aveva cancellato dalla storia il ricordo di Azales e degli Eldowin.

Dopo l’esordio con Il Destino degli Eldowin e l’interludio sci-fi della Trilogia del Sicario (composta da La Caccia, Nel Profondo e Il Sicario, vincitore del Premio Solaria nel 2000), Laura Iuorio torna a cimentarsi con il fantasy con La Leggenda degli Eldowin, secondo romanzo ad avere per protagonista la stirpe di regnanti elfici dal capo glabro.

La Iuorio inserisce in una ambientazione fantasy volutamente classica personaggi genuini e situazioni sottilmente ironiche: la stirpe dei Doria-Malvolas, affetta da un’emofilia di Romanoviana memoria, si cura con trasfusioni di sangue operate da vampiri e Lorrin, anziano mago di corte degli Eldowin, costruisce degli improbabili occhiali da sole per attraversare il Deserto Salato. In questo secondo romanzo è purtroppo venuto a mancare lo slittamento temporale che, nel Destino, faceva procedere la vicenda su due binari paralleli, uno presente e uno passato, così da fare luce su quanto accaduto agli Eldowin e poi dimenticato dalla Storia.

I personaggi della vicenda sono molteplici e tutti molto approfonditi, a cominciare dalla vera protagonista della serie, la maga Reven: sempre in bilico tra bene e male, Reven non è un’eroina, ma una donna guidata dal desiderio di vendetta, disposta a votarsi al male e indifferente a tutto ciò che non riguarda la caduta di Adras, il mago che l'ha congelata in una statua per ventiquattro anni e le ha strappato dal grembo il figlio Briam. L’efficacia della Iuorio sta nel mostrare più che nel descrivere il cinismo di Reven nel corso della narrazione: ne risulta un personaggio 'fatto' di azioni e non di parole.

Buono l’espediente della Iuorio di adottare punti di vista differenti per seguire in parallelo i pensieri e le azioni di personaggi diversi, in modo da rendere La Leggenda degli Eldowin un romanzo corale. Il libro è allo stesso tempo un'opera on the road, che mostra territori nuovi rispetto al primo volume della serie: il Tarvaal abitato dai Nani, il Deserto Salato dove imperversano gli Orchi e le terre dominate dai barbari da cui Denian proviene.

Altra caratteristica e allo stesso tempo limite del testo è quella di non avere una vera conclusione: la Iuorio ci accompagna, con le sue elevate capacità di scrittura, in una storia che si potrà dire conclusa solo con il prossimo romanzo sugli Eldowin, e che rende impossibile leggere La Leggenda come un’opera a sé stante.