Maila ha diciotto anni e abita con i genitori e i fratelli adottivi ad Amadriade, una tenuta nei boschi in Piemonte. Tutto ciò che sogna è vivere una vita normale, una vita che però sembra esserle preclusa: non solo Maila è una licantropa, capace di trasformarsi in una lupa bianca durante il plenilunio, ma è anche la Prescelta, l'unica con il potere di uccidere il feroce Seimo, il capo degli Artigli Rossi, una tribù di licantropi che ha ceduto alla seduzione della carne umana votandosi al male. Per compiere il suo destino e intrappolare gli Artigli Rossi nel Non Dove da cui sono fuggiti, Maila dovrà affrontare un pericoloso viaggio che la porterà in Polonia e, infine, nel magico regno di Ayta, oltretomba spirituale dei lupi. Suo compagno di viaggio sarà il licantropo Ren, l'Othar di Maila, destinato a proteggere la ragazza fino alla morte senza mai poterla amare. Il percorso sarà per entrambi i giovani lungo e doloroso, e li costringerà ad affrontare frammenti del loro passato sepolti sotto strati di menzogne.

Il Canto della Notte, esordio nella letteratura fantastica per Camilla Morgan-Davis, si divide in tre parti: una prima, ambientata in Piemonte, in cui conosciamo il lato umano di Maila, le sue paure, le sue debolezze; una seconda, ambientata sugli Alti Tatra in Polonia, in cui ci avviciniamo al lato sovrannaturale della giovane licantropa; una terza, ambientata ad Ayta, in cui viene messo in discussione tutto quanto abbiamo appreso sulla protagonista. Ben amalgamate l'una con l'altra, le tre diverse sezioni del romanzo danno vita a un crescendo ideale del ritmo e del tono della narrazione. Se infatti, nella prima parte non mancano alcune ingenuità - cambi di focalizzazione talvolta bruschi e spiazzanti, una fretta forse eccessiva nello sviluppo del rapporto tra Ren e Maila - più si procede con la lettura più questi difetti vengono smussati e la narrazione procede sempre più scorrevole. 

Migliora la caratterizzazione di Maila, che, in questo volume, è protagonista assoluta e ruba la scena a tutti gli altri personaggi, che restano (volutamente?) in ombra. Emerge anche il vero punto di forza del romanzo, la suggestione delle ambientazioni, molto più riuscita della caratterizzazione dei personaggi. Le parole della Morgan-Davis riescono a imprimersi nella mente del lettore, dando vita a immagini vivide di boschi e lupi che corrono alla luce della luna. A una trama non particolarmente innovativa, la Morgan-Davis riesce a unire numerose altre microstorie, che vengono raccontate a Maila nel corso della vicenda: le storie degli antenati della giovane lupa, che ci portano in un passato lontanissimo, che affonda le sue origini nelle origini degli uomini lupi stessi, in America Latina. 

Sono soprattutto questi gli elementi che lasciano ben sperare per le future avventure di Maila e Ren, confermando Il Canto della Notte come un buon romanzo d'esordio in ambito fantastico.