Tolliver e io annuimmo.

– Ma nel caso di questi particolari ragazzi… nessuno riesce a credere che siano scappati. E in tutto questo tempo, di certo un cacciatore, o un escursionista avrebbe trovato uno o due corpi, se si fossero uccisi o avessero avuto qualche incidente nei boschi.

– Quindi lei pensa che siano sepolti da qualche parte.

– Infatti. Sono certa che siano ancora qui.

– Allora mi permetta di farle alcune domande – dissi, mentre Tolliver tirava fuori il blocco per appunti e la matita. Rockwell si mostrò sorpresa, come se il fatto che ponessi delle domande fosse stato l’ultima cosa che si era aspettata.

– D’accordo, spari – affermò, dopo una breve pausa.

– Ci sono specchi d’acqua nella contea?

– Sì, ci sono il Grunyan’s Pond e il Pine Landing Lake. E parecchi corsi d’acqua.

– Sono stati perlustrati?

– Sì. Un paio di noi fanno immersioni, e abbiamo cercato meglio che potevamo. Non è neppure venuto nulla in superficie. Entrambi quei posti sono molto frequentati, e qualsiasi cosa fosse venuta a galla, come è già successo più volte, sarebbe stata trovata. Inoltre, sono certa che la polla è pulita. È comunque possibile che ci sia qualcosa nella parte più profonda del lago.

Era chiaro che Rockwell lo riteneva improbabile.

– Che cosa hanno in comune fra loro i ragazzi scomparsi?

– A parte l’età? Non molto, tranne il fatto che sono scomparsi.

– Erano tutti bianchi?

– Oh. Sì.

– Frequentavano tutti la stessa scuola?

– No. Quattro di essi andavano alla scuola superiore locale, uno alle medie e un altro frequentava l’accademia privata, la Randolph Prep.

– Negli ultimi cinque anni, ha detto? Sono svaniti tutti nello stesso periodo dell’anno?

Lo sceriffo abbassò lo sguardo su un incartamento che aveva sulla scrivania e lo aprì, sfogliando alcune pagine. – No – disse. – Due in autunno, tre in primavera e uno in estate.

Nessuno durante l’inverno, quando le condizioni erano avverse per una sepoltura all’aperto… quindi lo sceriffo aveva probabilmente ragione. Quei ragazzi erano seppelliti da qualche parte.

– Lei ritiene che siano stati uccisi tutti dalla stessa persona – suggerii. Era una supposizione, ma era valida.

– Sì, esatto – confermò lo sceriffo.

Fu il mio turno di trarre un profondo respiro, perché non avevo mai affrontato una situazione del genere, né tentato di ritrovare così tante persone.

– Non so molto riguardo ai serial killer – affermai, lasciando cadere nella stanza quelle due terribili parole come sgraditi visitatori, – ma da quello che ho letto e visto alla televisione credo abbiano la tendenza a seppellire le loro vittime nelle stesse condizioni geografiche, se non nello stesso identico posto. Come il Killer di Green River, che scaricava la maggior parte delle sue vittime nel fiume.

– È vero – confermò Rockwell. – Alcuni preferiscono lo stesso luogo, in modo da poterlo visitare di frequente. Per ricordare. – Si era documentata.

– In che modo ritiene che possa essere di aiuto?

– Mi spieghi come lavora. Come fa a trovare i corpi?

– Mia sorella fa due cose – interloquì Tolliver, lanciandosi nel solito discorsetto. – Lei è in grado di trovare corpi, e può determinare la causa della morte. Ovviamente cercare un cadavere richiede più tempo più tempo che andare al cimitero locale, e scoprire cosa ha ucciso la persona che occupa una determinata tomba.

– E costa di più – annuì lo sceriffo.

– Sì – confermò Tolliver.

Non c’era modo di indorare quella pillola, quindi non lo fece. Lo Sceriffo Rockwell non sussultò e neppure cercò di farci sentire in colpa per il fatto di guadagnarci da vivere a quel modo, come facevano alcune persone, che ci trattavano come se fossimo stati avvocati che s’avvantaggiavano patrocinando le cause delle vittime d’incidenti stradali. Quella era la sola cosa che potevo fare, il mio unico talento, ed ero decisa ad accumulare quanto più denaro possibile, finché esso continuava a funzionare. Un giorno, infatti, sarebbe potuto scomparire con la stessa rapidità con cui era apparso, e anche se supponevo che ne sarei stata lieta, mi sarei comunque ritrovata senza lavoro.

– In che modo decidete dove cercare? – domandò lo sceriffo.

– Raccogliamo quante più informazioni possibile. Cosa avete trovato dopo le sparizioni? – domandò Tolliver. – Qualche indizio fisico?

Molto saggiamente, lo sceriffo tirò fuori una cartina della contea, aprendola sulla scrivania, e tutti e tre ci alzammo in piedi per esaminarla.

– Noi siamo qui – disse. – Questa è Doraville, il capoluogo della contea. La nostra è una zona povera e rurale. Come potete vedere, ci sono tratti di terreno collinare, aree ancora più erte e un paio di valli che hanno alcuni acri di terreno pianeggiante.

Annuimmo. La stessa Doraville era una cittadina che si estendeva su più livelli diversi.

– Tre di quei ragazzi disponevano di un loro veicolo – continuò lo Sceriffo Rockwell. – Abbiamo trovato il vecchio pick-up di Chester Cadwell proprio qui, nel parcheggio all’inizio della pista per escursioni.