Ma non basta la magia per rendere magico un mondo: occorrono anche le creature, le razze che lo popolano.

Ci sono i Signori della Pianura, baroni feudali che governano sui sudditi a loro asserviti che lavorano la terra e allevano animali.

Gli abitanti dei laghi e dei fiumi della parte meridionale di Landover, guidati dal Signore del Fiume, una creatura fatata, un elfo che ha assunto forma umana.

I coboldi, di cui fanno parte Bunion e Parsnip, rispettivamente portamessaggi di corte e cuoco del castello: creature uscite dal mondo fatato che si sono insediate nel reame governato da Ben.

Gli gnomi Va' Via, abitanti di tane e gallerie scavate nel terreno presenti nelle colline a nord dei Monti Melchor: una continua fonte di preoccupazione e fastidi per chi deve avere a che fare con loro. Sono fortemente territoriali e antropofagi.

Gli orchi delle rupi residenti tra i Monti Melchor: una razza rude e primitiva dedita all'estrazione dei metalli e alla loro lavorazione per costruire armi e corazze da vendere agli abitanti di Landover.

La bellezza di questa saga non risiede solo nei personaggi principali e nelle trame che li riguardano, ma anche in Landover, il mondo magico che chiunque almeno una volta ha desiderato esistesse per poterne far parte e vivervi straordinarie avventure in mezzo a draghi, fate, elfi, streghe. Un mondo da sogno, pieno di meraviglie; un modo per dire che alle volte la magia funziona davvero e che i sogni si realizzano. Anche se spesso non nel modo in cui ci si aspetta: è con un tocco d'ironia, un po’ canzonatorio, senza prendersi troppo sul serio, che Brooks parla di sogni e desideri, un tocco leggero, ma non superficiale, dato che spesso affronta tematiche come l'intolleranza, la possessività (ben mostrata nel rapporto tra il Signore del Fiume e la madre di Willow), la ricerca di se stessi e della fiducia, la responsabilità delle scelte, la difficoltà di comprendere ciò che è diverso dal conosciuto.

È anche attraverso i mondi che Brooks parla di certe realtà. Mondi diversi da quello terrestre e quello di Landover.

Tra quelli di più difficile comprensione c'è il mondo fatato, un mondo effimero di non-esistenza, che esiste e allo stesso tempo non esiste affatto, dato che si trova contemporaneamente dappertutto e in nessun luogo. Una sorta di corridoio, di passaggio temporale per tutti i mondi esistenti, oltre che fonte della magia. Specchio del viaggio interiore, dell'incontro con l'inconscio e dei timori che ogni individuo possiede e che solo con il coraggio d'affrontare la verità si può uscire da quei meandri nebulosi che lo caratterizzano.

Abaddon, il reame dei demoni che non anelano altro che invadere Landover e poterlo dominare: la materializzazione degli incubi e delle paure più terrificanti dell'uomo. Paura non solo che i mostri in esso racchiusi si riversino nella vita, ma anche paura di essere costretti a discendere al suo interno: una prova iniziatica per indicare l'essere temprati dalle difficoltà, narrata in molte culture e religioni, tra le quali anche quella cristiana, dove viene mostrata la discesa di Gesù all'inferno.

La Scatola Magica, all'apparenza un semplice portagioielli che in realtà contiene al suo interno un mondo usato come prigione per creature potenti e pericolose; una prigione la cui pericolosità peggiore è quella di far perdere la consapevolezza di se stessi. Senza sapere chi si è non si ha modo di sapere dove andare e cosa fare: la cancellazione del ricordo, della memoria è una cella capace di rendere inerme chiunque.

La vera forza del ciclo di Landover tuttavia risiede nei personaggi secondari, caratterizzati in maniera da restare impressi nella memoria di chi legge. E la forza di questo ricordo risiede nel fatto che tali creazioni rappresentano delle guide, sono dei Maestri, o come direbbe Gustav Jung, sono degli archetipi, figure che subito trasmettono il potere che la simbologia che rappresentano ha trasmesso.

Il drago Strabo, il gatto prismatico Edgewood Dirk, la Strega del Crepuscolo, il cucciolo di fango Haltwhistle, l'Unicorno, hanno una forza che supera le pagine e le parole, che va dritta nell'animo.

Il fascino alle volte pigro e guascone, alle volte terrificante in tutta la sua potenza di Strabo, lascia estasiati come succede a Questor Thews che ha una vera e propria ammirazione per questa creatura.

Come non rimanere ammirati dalle dissertazioni e dalla saggezza sorniona di Edgewood Dirk (e non è un caso che come figura sia stato scelto proprio un gatto), dalla sua capacità d'introspezione che spinge a ricercare la domanda giusta, più che la risposta; perché se non la si trova, ogni altra cosa è superflua.

O essere colpiti dalla tenerezza di Haltwhistle, compagno e guida silenziosa che veglia senza farsi vedere, senza imporre la sua presenza, ma sempre presente, come la coscienza.

Anche la Strega del Crepuscolo, con la sua aura di sprezzante superiorità, d'inavvicinabilità è in grado di mostrare molte cose. Ad esempio come un amore possa mutare in odio profondo, come il desiderio di ciò che non si può avere si muti in desiderio di distruzione. O come dietro una dura e fredda corazza si nasconda un animo ferito, l'animo di chi si sente incompreso e diverso, e che reagisce tenendo a distanza gli altri, vivendo nell'isolamento, per non essere più ferito. Reazioni difensive per proteggere una ferita mai guarita, che si cerca di curarla divenendo insensibili.

Landover è tutto quanto scritto e molto di più: una scoperta che va fatta individualmente, come ogni esperienza della vita, che lascia alla fine di ogni storia la sensazione che a volte la magia funziona davvero. Basta solo avere un po’ di fiducia.