Sono passati cinquecento anni dalle guerre provocate dai demoni, che hanno devastato il mondo come noi lo conosciamo, provovocando la fine delle “civiltà”, quasi sterminando la razza umana, e producendo, a causa delle radiazioni, mutazioni genetiche.

Dopo centinaia di anni, in assenza di una documentazione dei fatti, la storia diventa leggenda.

La leggenda di Falco che condusse i sopravvissuti umani e non in una valle, mentre le rovine del mondo passato sono state nascoste da nebbie impenetrabili, che non solo impedivano agli esseri umani di rientrarvi, ma anche alle pericolose creature contenute di uscire.

Quello che è accaduto cinque secoli dopo è che la nebbie hanno cominciato a diradarsi e le mostruosità del mondo che fu hanno cominciato a esplorare la valle.

Sider Ament è l'attuale portatore del bastone nero dei Cavalieri del Verbo, l'ultimo di una serie di uomini posti a guardia della nebbie. Nell'episodio che da il via al romanzo si trova a salvare la vita a due giovani esploratori, Panterra Qu e Prue Liss, incappati in due feroci creature penetrate nella valle, che hanno già ucciso altri esploratori.

Per sdebitarsi del salvataggio i due giovani riporteranno al loro villaggio, Bosco di Glensk, il messaggio di Sider: le nebbie si sono diradate, la vita per come è stata conosciuta negli ultimi 500 anni è destinata a cambiare, e non in meglio. Più avanti scopriremo infatti che all'interno dei territori devastati non sono presenti solo creature mostruose, ma anche comunità umane e non umane sopravvissute lottando per secoli tra loro, molto più avvezze alla guerra, tra cui una armata di Troll, che ingolosita dalla prospettiva di allargare il proprio territorio, decide di invadere la valle. La storia di morte e distruzione sembra destinata a ripetersi.

I due ragazzi troveranno però l'ostilità della casta dei Figli di Falco, che vede nelle loro parole un pericolo per il proprio potere. E' nato infatti un culto che ha la sua ortodossia, i suoi ordini e la sua mitologia, che prospera nell'attesa del ritorno di Falco, che dovrebbe riscattare l'umanità, ridandole lo splendore perduto.

A Sider e ai due ragazzi si unirà anche la principessa elfica Phyrne e un gruppo di altri personaggi, impegnati a cercare di convincere gli abitanti della valle del pericolo imminente e a cercare di salvare se stessi e la valle non solo dai nemici esterni, ma anche dai nemici interni.

Bearers of the Black Staff, questo il titolo originale del romanzo, racconta una storia la cui lettura scorre senza particolari sussulti.  Un lettore avvezzo a scritti di ben altra levatura può persino annoiarsi dall'uso costante di espedienti narrativi usati con mestiere ma senza particolare originalità. 

Forse solo Terry Brooks, un autore il cui contributo alla diffusione della Fantasy è incontestabile, i dati di vendita parlano da soli, può permettersi di pubblicare un romanzo che guadagna la sufficienza solo perché è privo di particolari difetti strutturali.

Ma la mancanza di difetti di forma, non si traduce in un prodotto la cui sostanza dia sempre la piena soddisfazione.

I capitoli brevi agevolano la lettura, presentando tante situazioni che hanno il pregio di risolversi velocemente. Sicuramente Brooks non è un prolisso, accadono molte più cose in 10 sue pagine che in 100 di altri autori. Pur tuttavia la quantità di situazioni narrative non supplisce alla mancanza di particolare spessore delle stesse. Nessuna situazione di pericolo nella quale vengono messi i protagonisti fa stare veramente col fiato sospeso. Se un capitolo si chiude con un "cliffhanger", non c'è quel grado di tensione narrativa che fa temere che la situazione non verrà risolta con qualche espediente da navigato mestierante della scrittura.

Anche se altre soluzioni, come l'estrazione dal cappello al cilindro di manufatti tecnologici del tempo passato (ben 500 anni prima), perfettamente conservati non si bene in virtù di quale abilità di uno dei personaggio, il mercenario Deladion Inch, sembrano veramente forzate.

Non credo neanche che sia uno spoiler dirvi che più di uno dei personaggi principali andrà incontro a un triste destino. Anche questo espediente, che una volta era visto particolarmente innovativo e portatore di intense emozioni nel lettore, è ormai abusato, e nello specifico qui è veramente mal gestito, risolto in fretta, senza pathos.

Vengono quindi a mancare sospensione dell'incredulità e sense of wonder, complice una certa freddezza nell'esposizione dei personaggi e dell'ambientazione. Un distacco dell'autore che non può non trasmettersi al lettore.

Il finale poi, è più che altro un punto di svolta, un momento cruciale che prelude a sviluppi previsti per il secondo e conclusivo volume. Il fatto che non tutte le sottotrame siano compiute non è da considerarsi quindi un difetto e, una volta tanto, la divisione non è frutto di strategie editoriali italiane, ma è già presente all'origine.

Il secondo e conclusivo romanzo, The measure of Magic, dovrebbe uscire negli Stati Uniti questa estate.

Come il cibo di un self service, che può assolvere in pieno al compito di nutrirci, ma senza dare la piena soddisfazione di un buon pasto, così questo L'ultimo cavaliere non annoia, non fa gridare allo scandalo per errori macroscopici, ma non lascia particolari tracce. Non presenta personaggi che possano dirsi memorabili, ne ambientazioni che non appena chiuso il libro non vengano accantonate. 

Molti titoli di puro intrattenimento hanno probabilmente lo stesso effetto, ma almeno ci si è divertiti durante la lettura. E' proprio questo il limite di questo romanzo. Non riuscire a rendere un divertimento il tempo impiegato a leggerlo.