Con il secondo volume della Genesi di Shannara, Gli Elfi di Cintra, si assiste a un graduale e costante riallineamento ai canoni del fantasy tradizionale, un ritorno a sentieri ampiamente battuti e familiari che, anziché risultare manchevoli di originalità, traggono vigore espressivo dall’ambientazione delineata nel precedente episodio.

La prima parte del romanzo riecheggia l’atmosfera di angoscia, abbandono e morte della speranza tipica dei Figli di Armageddon: metropoli ridotte a silenziosi cimiteri, circondate da una natura distrutta, annientata sistematicamente da veleni chimici, guerre devastanti e mutamenti climatici irreversibili. Ritroviamo la razza umana sull’orlo dell’estinzione, decimata con ferocia meticolosità dai potentissimi demoni, alla guida di eserciti di ex uomini, creature maledette votate al male, schiave del Vuoto e dominate da odio, crudeltà e folle violenza. I pochi superstiti della civiltà defunta resistono nelle fortezze, strutture pesantemente difese arroccate nelle città in rovina, strutturate per il mantenimento dell’ordine decaduto e destinate a soccombere, assedio dopo assedio.

 

Leggendo queste tetre pagine ci si sente soli, pervasi da inquietudine all’idea di un mondo condannato, della fragilità estrema di un’impalcatura sociale che, a dispetto delle apparenze, è un sottile velo che ci separa da anarchia, distruzione e apocalisse.

In questo scenario orribile, giganteggiano le figure di Angela Perez e Logan Tom, gli ultimi Cavalieri del Verbo, gli instancabili portatori del nero bastone magico che, a forza di visioni profetiche, percorrono due distinti eppur convergenti cammini per ottenere l’impossibile, ossia il riscatto contro le soverchianti forze del Vuoto vittorioso.

 

Angela dovrà raggiungere l’ultima comunità di Elfi, nascosta nei boschi del Cintra, e aiutarli a ritrovare le mitiche Pietre Magiche, con le quali cercare il Loden, talismano capace di racchiudere l’intero popolo elfico in una “bolla”, unica protezione possibile dall’imminente distruzione totale che cancellerà una volta per tutte ogni forma di vita dalla faccia della Terra; il prodigioso cimelio del perduto mondo di Faerie garantirà all’albero magico, l’Elcryss, di sopravvivere e continuare a tenere l’essenza stessa del male primordiale confinata nel Divieto. La giovane donna Cavaliere combatterà contro le sue debolezze e i suoi ricordi per trovare la forza necessaria a sconfiggere Delloreen, un demone ormai privo di ogni fattezza umana, alleatosi a un altro alfiere del Vuoto, da tempo immemore celato in seno alla comunità di Elfi.

 

Non meno importante la missione di Logan Tom, destinato a proteggere il Variante, espressione della magia primigenia, scintilla di potenza allo stato puro; la sua identità si cela dietro le sembianze di Falco, indomito leader degli Spettri, bambini di strada in lotta contro le insidie della vecchia Seattle e sbandati dopo la scomparsa del loro capo indiscusso (avvenuta al termine del primo volume). Toccherà a Logan Tom assumere la guida del gruppo, caricarsi il peso delle vite di Gufo, Fiamma, Aggiusta, Pantera e degli altri piccoli orfani guerrieri, in un viaggio attraverso l’America assassinata e gettata via come un rifiuto. Li attende un’odissea tipicamente fantasy di ricerca e insidie, tormento e coraggio, lungo strade morte e mortali, in lotta contro mutanti, milizie di sbandati e malattie orribili.

 

Il servitore del Verbo, costantemente preda di dubbi e ansie, comprenderà poco alla volta di essere in grado di vincere solo con l’appoggio e il sostegno degli Spettri, i cui componenti costituiscono una vera miniera di personaggi uniti e determinati, sperduti e malinconici, piccoli eroi sulle cui fragili spalle poggia l’eredità di angoscia di generazioni cancellate dai loro stessi errori.

 

E’ un oscillare vertiginoso e irresistibile quello che ci fa passare dalle città spacciate, ricettacolo di peculiarità care alla letteratura post apocalittica, alle tombe di elfi dimenticati, sulle tracce di amuleti magici. Deserti sterili e letali sono ferocemente in contrapposizione con i grattacieli spezzati e le strade cosparse di relitti tecnologici, come se tra le pagine dell’Ombra dello Scorpione si aprissero ampi squarci per farci intravedere Frodo che attraversa lande desolate e inospitali, spinto dalla disperazione e dal coraggio.

 

Torna il fantasy dei viaggi drammatici, che prendono le mosse dai dilemmi spirituali dei due Cavalieri, in movimento per comprendere il loro cupo passato, eroi del tormento e dai limiti umanissimi in un mondo che non appartiene più all’umanità.

Sono queste le figure principali del romanzo, tratteggiate come una sorta di Jedy del dopobomba, eroi decadenti e solitari aggrappati al magico bastone e a una visione disincantata del loro ruolo di paladini votati al martirio. Non sfuggono alle insidie del “lato oscuro”, rappresentato da Cavalieri rinnegati e nel complesso danno l’impressione di essere vittime predestinate, consapevoli di dover presto uscire violentemente di scena per dare al mondo una nuova possibilità.

 

Se l’universo psicologico di Angela Perez e Logan Tom spicca con discreta incisività, gli Spettri avrebbero meritato un maggiore approfondimento, invece sono confinati in una pur godibile galleria di flashback destinati a introdurre le singole vicende umane dei giovani personaggi, peraltro concepite in modo da suscitare nel lettore solidarietà e partecipazione. Il rischio di cadere nello stereotipo è alto, soprattutto quando Brooks introduce il personaggio di Catalya, giovane mutante che si muove e ragiona alla stregua di un ninja da cartone animato giapponese.

 

A fronte di queste piccole critiche, resta da dire che Gli Elfi di Cintra è molto più avvincente dei Figli di Armageddon, cupo compendio di miserie e orrori, ma troppo spesso i numerosi colpi di scena e l’eccesso di “carne al fuoco” disorientano il lettore. Ciò accade in relazione al veloce passaggio nel feudo del Senatore, signore dei mutanti e leader pseudopolitico, ma anche al contatto con la banda di invasati al comando di Krilka Koos, il Cavaliere traditore. E’ un mondo variegato e terribile, in bilico tra il fantasy e la fantascienza, quasi una rivisitazione della Torre Nera senza scomodare universi paralleli e teorie metafisiche, però un’iniezione di pagine al punto giusto avrebbe giovato alla sua qualità generale. Ai fan di Terry Brooks dispiacerà finirlo così in fretta, uscire prematuramente dal campo di battaglia tra Verbo e Vuoto per finire nella familiare ricerca del solito talismano del potere.

Tuttavia romanzi di questo genere vanno considerati nella globalità della saga, quindi ogni eventuale giudizio negativo è prudentemente rimandato e ciò che resta è una storia avvincente, sostanzialmente veloce e sempre accattivante.