Il mio scopo non è quello di fare una dotta digressione sulle interpretazioni del concetto di angelo nei secoli, dagli antichi greci al cristianesimo, passando anche per l’Islam. Mi interessa di più scovare nella mia memoria altri esempi, legati alla mia esperienza di consumatore di storie, invitandovi alla visione o alla lettura.

A parte il catechismo e il concetto di “angelo custode”, figura poetica e suggestiva che da bambini viene facile fare diventare amico immaginario, il mio primo ricordo in relazione agli angeli è quello di un personaggio cinematografico. Quando ero piccolo il film del 1946 La vita è meravigliosa di Frank Capra era un classico della programmazione televisiva natalizia. Non sto qui a raccontarvi la bella storia del film, che ha per protagonista uno strepitoso James Stewart. Uno dei momenti culminanti del film è quando il protagonista incontra un bizzarro personaggio, Clarence Oddbody, interpreto da Henry Travers, che si qualifica come “angelo di seconda classe”. È tale perché deve realizzare una buona azione affinché possa meritarsi le tanto sospirate ali. Non è una figura angelica molto tipica quella di Clarence, ma è la dimostrazione che, attraverso i tempi e le culture, l'entità è stata molte volte reinterpretata in modi diversi.

Un personaggio al quale sono appassionato è Silver Surfer, ideato da Stan Lee e Jack Kirby, che si presenta ai lettori statunitensi nel numero 48 del 1966 di Fantastic Four.

Il suo vero nome è Norrin Radd, è un alieno del pianeta Zenn-La, che si immola per salvare il suo pianeta dal distruttore di mondi Galactus. Ne diventa l'Araldo, colui che cerca pianeti da consumare. In cambio Galactus risparmia il suo pianeta.

Assolvendo alla sua funzione di araldo del suo padrone, egli incarna nel vero senso della parola il concetto di “ánghelos”, messaggero di morte e distruzione. Nella parte successiva della vicenda – come gli angeli dell'Antico Testamento – si ribella al suo padrone, dal quale riceverà la punizione, la prigionia sul nostro pianeta. 

Silver Surfer si ribella a Galactus nella rievocazione datane da "Marvels"
Silver Surfer si ribella a Galactus nella rievocazione datane da "Marvels"

Rimasto sulla Terra, nella prima serie di 18 numeri a lui dedicata, scritta da Stan Lee e disegnata da un efficace John Buscema,  egli vaga come un angelo caduto tra gli umani, temuto e respinto per la sua natura aliena, anelando di tornare a volare tra le stelle.

È a tutti gli effetti un angelo caduto che ha nella ribellione al suo artefice molti punti in comune con un altro personaggio che mi ha fatto trepidare: Lucifero. Anch’egli era un angelo. Anch’egli volava. Era talmente luminoso e fiero da peccare di superbia e tentare di ribellarsi al suo padrone, nientemeno che Dio. Ho ancora i brividi se penso alla ferocia della battaglia tra le schiere angeliche, divise tra fedeli del “portatore di luce” e dell’Altissimo. A quanto può essere profondo l’odio di Lucifero, sconfitto e condannato all’oscurità del sottosuolo.

Esulerei dalle mie competenze se andassi a indagare sulle origini teologiche della vicenda tramandataci dalla Bibbia e fonte d'ispirazione di John Milton nel diciassettesimo secolo nel poema Il paradiso perduto.

Di "angelico" secondo il senso comune, quegli angeli hanno ben poco.

Se Clarence e Silver Surfer sono angeli che fanno commuovere e Lucifero invece fa paura, l’angelo del film Michael, interpretato da John Travolta nel 1996 è tutto da ridere: grasso, beone e con le ali stropicciate è un arcangelo fuori forma che però non è mai uscito dal mio personale album di ricordi.

Come non sono mai usciti dal mio pantheon gli angeli Batleby e Loki in Dogma di Kevin Smith. Anch’essi scacciati da Dio, sono condannati a vivere in un posto che è persino peggiore dell’Inferno: il Wisconsin. È una commedia fantastica dai toni esagerati e surreali, quella di Smith.

Weeping Angel in Blink.
Weeping Angel in Blink.

Altri angeli ormai pienamente inseriti nel mio immaginario  sono i Weeping Angels, apparsi nell'episodio Blink del serial televisivo inglese Doctor Who.

All'apparenza questi alieni sembrano per l'appunto statue di "angeli piangenti", ma in realtà sono alieni pericolosissimi. Se entrano nel nostro campo visivo di qualcuno egli non può più distogliere da loro lo sguardo. Sono creature che quando vengono viste si congelano, restano immobili come strategia di sopravvivenza. Ma quando un umano distoglie lo sguardo, sbattendo le palpebre per esempio, l'"angelo" lo aggredisce, e lo uccide in un modo singolare: rubandogli il tempo; ossia mandandolo indietro nel tempo e nutrendosi dell'energia potenziale della vita non vissuta delle persone, che rimangono per sempre intrappolate nel passato.

Il primo episodio in cui sono apparsi, scritto da Steven Moffat, ha vinto il premio Hugo ed è un mirabile esempio di avvicente costruzione narrativa. L'atteggiamento da avere nei loro confronti si riassume in questa frase, pronunciata da David Tennant, interprete del Dottore nell'episodio:

Don't blink.

Blink and you're dead.

Don't turn your back.

Don't look away.

And don't blink.

Good Luck.