- Ho indugiato abbastanza.

Erano le prime parole che pronunciava da giorni, da quando cioè aveva lasciato gli ultimi fuochi per spingersi il più possibile verso l’inesplorata sommità dell’altipiano: dopo settimane trascorse a perlustrare i dintorni degli abitati la guerriera aveva infatti avuto l’impressione che i divoratori, piuttosto che scendere dall’altipiano, vi stessero rabbiosamente girando intorno, come bestie frustrate dall’impossibilità di raggiungere qualcosa che desiderano ardentemente. Il goul disteso a pochi passi da lei era stato insolitamente feroce persino per uno della sua razza, sbavava ancora copiosamente dalle fauci e una luce di follia era arsa nelle orbite ora spente, il sangue nero ormai gelato nelle ferite.

"Qualunque cosa stesse cercando, ci è andato molto vicino.. tanto vicino che il non poterla raggiungere l’ha fatto impazzire.. solo per concludere le sua miserabile esistenza sulla lama delle mie spade."

L’ombra di un sorriso che poteva sembrare ironico si dipinse sulle sue labbra. Gettando un ultimo sguardo alla carcassa Eirian si allontanò alla ricerca di un riparo per la notte, il vento del Nord non conosceva la pietà.

Le prime luci dell’alba colsero la guerriera già in cammino, non sarebbe stato saggio fermarsi più a lungo dello stretto necessario: in quei luoghi il sonno era un nemico più insidioso degli stessi goul. Nonostante la fretta, la ragazza si fermò comunque qualche istante ad osservare sorgere oltre le pianure un sole ammantato d’ultraterrena foschia; Eirian era certa che l’alba in quei luoghi fosse un momento di forte potere, potere arcano e dimenticato, un potere che forse le avrebbe permesso di ritrovare la sé stessa perduta se ne avesse compresa l’essenza.

Sospinta da quella speranza, la guerriera mormorò una preghiera di saluto e riprese il cammino verso la sommità dell’altipiano: lo spesso manto di neve rendeva l’ascesa un faticoso arrancare, ma quantomeno l’essersi nuovamente inoltrata tra gli alberi risparmiava ai suoi occhi il riflesso accecante dei raggi del sole, qualsiasi incontro avesse potuto fare nella foresta era preferibile al perdere la vista su quei crinali maledetti dagli Dei.

"I goul sono esseri miserabili, creature senz’anima, nate dall’oscurità e maledette da tutti gli Dei. Un tempo uomini, il marchio d’infamia di cui si coprirono ne ha consumato l’essenza al punto di dimenticare la loro umanità e trasformarsi in bestie assetate di sangue… ". Il solo pensiero fece rabbrividire la ragazza più della morsa del gelo. Le sue mani si chiusero intorno all’elsa delle spade, un gesto inconscio che più d’ogni altra cosa aveva il potere di rassicurarla.

Da che poteva ricordare le Lame di Luna avevano lasciato la sua cintura esclusivamente per colpire, non aveva mai permesso a nessuno neppure di sfiorarle, e le conosceva senza dubbio assai meglio di quanto non conoscesse sé stessa: ogni dettaglio delle else, ogni incisione sulle lame e persino i riflessi su di esse non avevano segreti per lei, la maestria e la precisione letale quasi sovrumane che Eirian aveva nel maneggiarle facevano pensare che le spade avessero volontà propria

Un movimento tra gli alberi alla sua sinistra strappò la giovane ai suoi pensieri, gli istinti di guerriera che pareva avere innati presero il sopravvento: con un unico velocissimo movimento liberò le lame dalla cintura guadagnando rapidamente la copertura di un fitto gruppo di alberi dal tronco nero quanto il suo mantello. Chiunque… o qualunque cosa si stesse movendo non avrebbe potuto distinguerla dalle ombre proiettate dal sole, ormai alto da qualche parte al di sopra della fitta copertura della foresta.

Imprecò sommessamente contro la sua stupidità quando si rese conto che per quanto fosse ben nascosta, le impronte nella neve fresca che non aveva cancellato avrebbero condotto da lei anche il più miope ed incapace dei suoi nemici, figurarsi quindi quella che con tutta probabilità era un’altra di quelle bestie maledette! Al colmo della disperazione, quando ormai la guerriera stava per lanciarsi alla cieca nel tentativo di guadagnare almeno la sorpresa, le spade gemelle parvero pulsare nelle sue mani, percorse da un bagliore argenteo che per un istante fu tutto ciò che Eirian poté vedere.

Nel punto dove si trovava poco prima era sopraggiunto un intero gruppo di goul, erano almeno una dozzina.

"Troppi anche per me.. ", pensò distrattamente la ragazza mentre ancora si chiedeva come le profonde impronte che l’avrebbero tradita potessero essere scomparse in quel brevissimo istante. Il suo sguardo andò alle lame che ancora impugnava. 

"Quel bagliore d’argento…possibile che le Lame mi abbiano salvata?!". Eirian non ne sapeva molto ma le era stato detto che la forma di incanalare il potere, la ‘magia’, era scomparsa da tutte le terre a causa di una guerra antica che aveva provocato la distruzione di tutti e cinque i Maestri dell’Arte, da allora non si era mai più visto nulla del genere.