Tra steampunk e new weird, questo libro mette un automa al centro di un’ambientazione dominata da tecnologie arcane e astruse ma potentissime: è L’Alchimista, di Ekaterina Sedia, scrittrice russa che vive negli Stati Uniti.

La situazione bizzarra viene qui sfruttata per esaminare alcune tematiche sociali e politiche come femminismo, libertà e schiavitù, classismo e religione.

Mattie non è umana, è una macchina e ha un padrone, unico proprietario della chiave che la fa vivere, poiché il suo cuore funziona a molla e lei finirebbe immobile e paralizzata se le venisse a mancare la puntuale ricarica. Mattie ha volontà e desidera per prima cosa uscire da questa prigionia, ma non trova un sistema che possa sostituire la chiave. E, pur non essendo una donna, desidera, ama e ha sentimenti. E' stata capace di evolversi da semplice domestica ad alchimista, produce sofisticate essenze per la farmacia che si trova nel suo stesso palazzo. Mattie pensa di essere femmina, ma cosa la rende tale, oltre ai vestiti che porta?

Il padrone di Mattie è Loharri, un esponente di rilievo di uno dei gruppi di opinione più influenti: gli ingegneri, che stanno cambiando la società, stravolgendo usi e abitudini di vita, introducendo ovunque le macchine e costringendo gli uomini a lavorare nelle miniere. Loharri è un tipo bizzarro e malinconico, un po’ diverso dallo standard del suo gruppo sociale, e mostra una certa indulgenza verso la sua creatura meccanica senziente: ma dietro questa facciata tollerante c’è pur sempre una volontà dispotica.

Gli alchimisti, il gruppo cui appartiene Mattie, si oppongono ai cambiamenti che schiavizzano la gente facendola vivere in un meccanicismo spietato. Questo mette la nostra alchimista a molla in opposizione al proprio padrone, una situazione scomoda a cui si aggiunge un altro lavoro di capitale importanza che sta cercando di realizzare: salvare i gargoyle, una razza di esseri senzienti, di pietra, che stanno a poco a poco svanendo, rimanendo immobilizzati in statue morte. I gargoyle erano capaci di far crescere la pietra in palazzi, ma ora la tecnologia li ha soppiantati e cercano l’aiuto di Mattie per trovare un problema alla loro crescente mortalità.

Un’altra casta, la decadente congrega dei nobili, cerca di mantenere l’equilibrio e impedire che le tensioni sfocino in guerra aperta. Esponenti di una “belle époque” che svanisce, questi aristocratici si divertono talvolta a pescare nel torbido e a frequentare i sovversivi, un po’ come nella Russia prima della rivoluzione d’ottobre.

Abbiamo insomma una società travagliata, ricca di meraviglie ma anche di contrasti, e in attesa di una inevitabile esplosione: in questo palcoscenico vediamo muoversi la nostra protagonista meccanica, che cerca di fare del bene per i suoi clienti e per il mondo che la circonda. E spera di salvare le vite dei gargoyle, esseri senz’anima come lei stessa.

Cerca di provare le pene d’amore nonostante il suo corpo meccanico non sia fatto per accoglierle, e soprattutto desidera possedere la propria chiave ed essere libera, e non più un burattino per il dispotico padrone. Come il coro della tragedia, i gargoyle inframmezzano con le loro riflessioni e speranze la storia.

Mattie e i gargoyle, esseri di pietra e metallo, dimostrano molto più “umano” sentire del mondo che li circonda.

Una storia bella, ricca di spunti di riflessione e poetica, ma che si fa amare per la tensione tra speranze, realtà e malinconia.