Gwen è morta. Già da tempo, non sappiamo come. Eppure, Gwen cammina ancora tra noi. Parla, ride, le piacciono i bei ragazzi, e lavora come inumatrice nel cimitero della cittadina di Eugene.

Gwen è affabile, piacevole, corteggiata. Le differenze con una normale ragazza viva e vegeta non sembrano essere molte. Quello che rende Gwen davvero particolare è che una volta al mese è costretta a cibarsi del cervello di un cadavere. Abitudine spiacevole, ma necessaria se vuole evitare di smarrire la sua personalità e trasformarsi in un ottuso cadavere ambulante. Inoltre, ogni volta che si nutre di materia cerebrale, Gwen è alla mercé delle memorie del defunto. Un’ondata di emozioni, di ricordi, vivida e incontrollabile. Stasera Gwen ha cenato, e una voce nella sua testa ha iniziato a chiedere insistentemente vendetta...

La RW-Lion porta in Italia iZombie (Io, lo Zombie), serie DC-Vertigo firmata da

«La canzone che mi passa per la testa...»
«La canzone che mi passa per la testa...»
Chris Roberson (Jack of Fables) e Mike Allred (Madman). Una saga horror-comedy virata di quel pop style in cui Allred è maestro indiscusso. Un mondo popolato da tutte le creature dell’immaginario soprannaturale, cacciatori di mostri compresi, osservato attraverso gli occhi di una di loro. Una morta vivente in grado di dissimularsi tra gli umani. Vicini alle visioni gotiche del cinema di Tim Burton, Roberson e Allred inventano un caleidoscopio coloratissimo, grottesco e vivace, che per alcuni aspetti potrebbe ricordare le atmosfere di The Goon di Eric Powell, ma che utilizza toni molto più dark e si affida a una narrazione progressiva, dove i molti interrogativi troveranno risposta poco per volta.

«Bella la vita che se ne va...»
«Bella la vita che se ne va...»

«La notte tu mi appari immensa... Invano tento di afferrarti...»
«La notte tu mi appari immensa... Invano tento di afferrarti...»
Gwen è dunque una non morta, condannata per tirare avanti a vivere stralci delle vite altrui, attraverso il rito cannibalesco che deve svolgere per non perdere quel che resta della sua umanità. La accompagnano Ellie, il fantasma di una sventata ragazzina del secolo scorso, e Spot, giovane licantropo innamorato di Gwen. Il tono del racconto è leggero, ma lascia intravedere dietro ogni dialogo, dietro ogni pittoresco personaggio, qualcosa di nerissimo, pronto a ingoiare trama e lettore non appena si abbassa la guardia. Il linguaggio è fresco e venato di ironia, ma introduce scenari e accadimenti cupissimi, riuscendo a sorprenderci con repentine fughe dai cliché e una dose, non eccessiva, ma disturbante, di crudeltà. L’ingrediente supereroistico, che consiste proprio nella possibilità di Gwen di intervenire per saldare i conti lasciati aperti dai trapassati, s’infrange e muta a favore di un’alchimia
"Che s'ha da fa', pe' campa'!"
"Che s'ha da fa', pe' campa'!"
fumettistica più complessa. iZombie non è esattamente un fumetto di spavento, perché non si propone di fare paura. E’ tuttavia un fumetto horror, giacché presenta situazioni e quesiti realmente inquietanti. Tanto più disturbanti quanto ammantati di umorismo e colori accesi.

Mike Allred è un artista dalla personalità molto forte, abbastanza da influenzare e fondersi con la cifra stilistica della sceneggiatura che è chiamato a illustrare. Per questo opere come X-Statix, Madman e lo stesso iZombie, presentano un’impronta coerente, dove lo stile di Allred, acceso e fracassone, riesce a rendere non scontati spunti apparentemente frusti.  Ed è per questo che iZombie risulta una divertente sorpresa, come una festa di Halloween (se vogliamo, come una di quelle che Gwen detesta) particolarmente frizzante e pazza. Dove i morti parlano in uno Spoon River impazzito, psichedelico e pop come soltanto il pennello estroso di Mike Allred poteva riuscire a proporcelo.

«Luna tu non sai dirmi perché...»
«Luna tu non sai dirmi perché...»