Ciao, Francesco. Anche se sei giovanissimo, scrivi e pubblichi storie da ben nove anni. Il tuo primo romanzo, uscito nel 2004, si intitola Io ho fame adesso – Come sopravvivere a un frigorifero deserto. Vuoi parlarci di com'è nata questa storia e, soprattutto, la tua passione per la scrittura?

Io ho fame adesso è nato dalla mia esperienza personale, visto che sono andato a vivere da solo a diciannove anni e ho dovuto imparare presto a cucinare. Già allora avevo la passione per la scrittura, ma non riuscivo a realizzare il mio primo libro. Poi un giorno ho cominciato, per scherzo, a scrivere delle ricette. Piano piano mi sono reso conto che si stava creando un vero libro di cucina, con le mie esperienze tragicomiche ai fornelli.

Il mio amore per la scrittura è nato a scuola. Ho avuto un'insegnante, al ginnasio, grazie al quale ho capito di avere delle potenzialità. Un giorno, dopo aver corretto un mio tema, lo commentò così: “Gungui, sei una puttana, mi hai fatto sdilinquire”. Era (ed è) un personaggio un po' un eccentrico, ma da quella frase capii che la mia scrittura poteva avere un effetto dirompente.

Hai scritto anche storie per bambini, come Achille e la fuga dal mondo verde. Cosa ti ha spinto a dedicarti a questo target?

Mi piace approcciarmi alla scrittura in modo eclettico. Come dicevi tu, ho scritto anche storie per bambini di 9-10 anni. In quel periodo avevo già iniziato a collaborare con la Mondadori ragazzi come lettore. Dopo aver esaminato centinaia di proposte, mi venne la curiosità di proporre io qualcosa per i bambini. Col tempo, arrivai poi a scrivere Mi piaci così, un romanzo per ragazzi dai quattordici anni in su, che ebbe grande successo. È uscito anche in Francia, Spagna e Germania ed è il libro che ha trasformato la mia passione per la scrittura in un lavoro.

C'è qualcosa che vuoi comunicare ai tuoi giovani lettori?

Non voglio trasmettere qualcosa di specifico, sono sempre stato un po' insofferente alla domanda: “cosa voleva dire l'autore?”. L'autore vuole dire un sacco di cose, ma non sempre in maniera didascalica. Sicuramente in Mi piaci così c'è un concetto di crescita, di scoperta di se stessi. In due parole ecco la trama: una ragazza viene bocciata ed è costretta a trascorrere le vacanze con la sua famiglia in Puglia, invece che in Sardegna con le amiche. Si ritrova così catapultata in un'avventura personale e avrà a che fare con l'amore e l'amicizia. “Mi piaci così” è la frase ognuno di noi vorrebbe sentirsi dire.

Ora invece parlaci di Nel catalogo c'è tutto – Per chi va e viene a vivere da solo, pubblicato da Feltrinelli. Si tratta di un romanzo divertente come Io ho fame adesso? Hai scritto anche una sceneggiatura tratta da questo tuo libro, vero?

Esatto. Ho scritto la sceneggiatura per la Rai, che ne ha opzionato i diritti cinematografici. Purtroppo il 2012 è un anno difficile per l'Italia, quindi è ancora tutto fermo. Il libro è un manuale-romanzo dedicato a chi va a vivere da solo.

Raccontaci del tuo lavoro di editor per Mondadori ragazzi. Di cosa ti occupi?

Ricevo le proposte degli aspiranti scrittori. Molte tramite la casa editrice, molte tramite gli agenti letterari, molte altre personalmente, quindi le valuto. A volte, quelle su cui decido di investire si trasformano in libri pubblicati da Mondadori. Prima di tutto ciò (sei o sette anni fa) facevo la gavetta come lettore. Ricevevo le proposte per gli editor e compilavo le schede di valutazione.

Una delle mie ultime “scoperte” è stato Multiversum, un libro in cui ho subito creduto tantissimo. La proposta mi era arrivata tramite l'agente Piergiorgio Nicolazzini, che rappresenta l'autore Leonardo Patrignani. Appena io e Leonardo abbiamo iniziato a lavorare insieme, i risultati sono stati ottimi. A volte fare l'editor significa anche accompagnare un autore nel suo percorso, prendersene cura. Diciamo che sono una specie di “ostetrica”.

Cosa ti ha colpito di Multiversum?

Prima di tutto l'originalità dell'idea. Nessuno aveva mai scritto di universi paralleli in questi termini: Leonardo ha ritratto un mondo coerente, non semplicemente fantastico. Poi, la sua scrittura asciutta e priva di fronzoli. Spesso gli esordienti cercano di stupire gli editori facendo fuochi d'artificio. Io preferisco chi scrive chiaro. E poi il ritmo: è uno di quei libri che si leggono tutto d'un fiato. In pratica aveva tutte le carte in regola per essere un grande successo, quale è stato. Non solo in Italia ma anche all'estero.

Com'è stato lavorare insieme all'autore?

All'inizio Leonardo assomigliava al protagonista di Kung-Fu Panda, mentre io al suo maestro. Sono bastati pochi giorni e il nostro allenamento ha portato a risultati incredibili. Leonardo stesso voleva migliorare la sua storia. Certo, a volte mi devo anche arrendere. Le mie indicazioni possono essere sbagliate. Un editor dev'essere sempre pronto a fare marcia indietro, a confrontarsi coi lettori. Spesso utilizzo il metodo dei “mini-focus-group”, ovvero coinvolgo una decina di lettori di diverse età e chiedo loro di fare due complimenti e due critiche a una storia. È un'esperienza di pre-pubblicazione. Creare un libro non è come costruire una macchina, i parametri più preziosi sono praticamente insondabili: quanto conquista un libro? Quanto travolge? Dice qualcosa di importante? Quanto va bene che ci siano dei difetti? Perché anche i difetti sono fondamentali.

Vuoi parlare di qualche altro autore con il quale hai lavorato?

C'è Francesco Falconi, che ha scritto Muses, uscito in libreria proprio in questi giorni. Lavorare con lui è stata un'esperienza completamente diversa, perché non è un esordiente. La sua scrittura aveva già una sua storia. Per alcuni versi è stato più facile, per altri più difficile: bisognava confrontarsi su scelte stilistiche già in maturazione.

Dai qualche consiglio a chi vuole diventare scrittore.

Prima di tutto, si deve scrivere una storia intera, non una bozza. Poi, bisogna avere il coraggio di farla leggere ad amici, parenti, persone fidate, chiedere e incassare le critiche. Uscirne vivi, solidi e convinti. A quel punto, si può passare alla proposta. È fondamentale capire se l'idea è originale o se si sta grattando il fondo di un genere. L'originalità per gli editori è molto importante. Consiglio di evitare gli editori a pagamento e di non cercare la pubblicazione a tutti i costi. La pubblicazione in sé non conta niente, bisogna avere alle spalle un progetto personale più ricco.

Consigli per chi vuole diventare editor?

Dovrebbe cominciare lavorando come lettore per un casa editrice. Se saprà trovare i vari Harry Potter sparsi per il mondo, avrà una grande carriera.