Ciao, Francesco. Raccontaci del tuo nuovissimo Muses. Di cosa parla?

Muses è nato circa quattro anni fa. La storia si sviluppa attorno alla protagonista, Alice, una ragazza di Roma con una padre violento e una madre, succube del marito, che non è mai riuscita a dimostrare il suo affetto per la figlia. Alice è una ragazza che, nel corso della sua vita, ha conosciuto compagnie sbagliate, usa un trucco pesante, ha piercing, tatuaggi e suona il violino elettrico in un gruppo musicale, i Blood Tears. Dopo un incidente, scopre di essere stata adottata, così parte per Londra per trovare le sue origini. La vicenda entra nel vivo quando scopre di essere la discendente della musa della musica.

Com'è nata questa storia?

Mi piace sempre mischiare l'arte col fantastico. In questo caso, mi sono posto la domanda: “qual è l'origine dell'ispirazione artistica?” E così sono risalito fino alle muse. Mi sono chiesto: “come sarebbero oggi giorno, quali sarebbero le loro arti?” Tra le muse del mio libro ce ne sono alcune particolarmente originali, per esempio quella della net art. Non  muse classiche, quindi, ma muse moderne.

Come mai hai aspettato così tanto a scrivere questo libro?

Quattro anni fa ho scritto il plot, ma non mi sentivo ancora pronto per affrontare una stesura completa. Muses è una storia ruvida, con alcune scene difficili da descrivere e forti per il lettore. Volevo riuscire a esprimere questa storia al meglio, perciò ho aspettato di raggiungere una certa maturità, prima di tutto a livello stilistico. La più grande difficoltà era raccontare la vita Alice in modo che arrivasse dritta al cuore dei lettori.

Il libro parla anche di esperienze tue personali?

In tutti i miei libri ci sono personaggi che mi rappresentano. Per quanto riguarda la musa della net art, per esempio, io seguo tantissimo i social network e, lavorando in un operatore telefonico, ho molto a che fare coi cellulari. Questa parte mi rispecchia molto, così come anche l'amore per l'arte e per la musica. Nel libro troverete varie citazioni di canzoni, dal rock al pop, da Madonna ai Muse. Oltre a questo, c'è anche qualcosa di molto personale e privato. 

Qual è stata la più grande difficoltà nello scrivere il romanzo?

Senza dubbio rendere coerente, deciso e forte il personaggio di Alice, soprattutto nei flashback. Volevo che le scene dure rimanessero un po' velate, ma che suscitassero comunque un senso di inquietudine nel lettore. Nel momento in cui Alice va a Londra, la sua cupezza si incrina. Però, non potevo mettere da parte la Alice inquieta, quella che usa il suo linguaggio tagliente a mo' di scudo. Non era facile trovare il giusto equilibrio.

Un altro personaggio difficile è stato quello che incontriamo nell'ultima pagina del libro: Patricia, la musa della pittura. Eccentrica, gotica, lesbica, una diva dei nostri giorni. Dato che avevo poche pagine a disposizione, dovevo tratteggiarla al meglio, non è stato facile.

Uscirà un secondo volume di Muses?

Sì, anche se Muses è comunque un romanzo auto conclusivo. Non mi piace spezzare una storia. Sto semplicemente pensando a un seguito, un nuovo episodio a sé stante.

Cosa ne pensi dell'editoria italiana? Pensi che ci sia poco spazio per gli esordienti?

Io ho iniziato a pubblicare nel 2006. In questi sei anni sono usciti tredici miei libri, di vario genere. Indubbiamente ora è un momento difficile per l'editoria, soffre della crisi, ma il settore ragazzi è forse quello che sta reagendo meglio. 

Per un esordiente non è facile emergere, non lo è mai stato. Fino a qualche anno fa c'era una chiusura molto forte degli editori verso il genere fantastico. Si sono aperti in modo deciso solo dal duemila in poi. 

Il percorso di ogni scrittore è sicuramente personale. Io ho avuto una mia gavetta di sei anni, che mi ha permesso di crescere, di comprendere i miei errori, di arrivare dai piccoli-medi editori fino a Mondadori. Ognuno deve seguire la propria strada.

Che rapporto si instaura tra autore e agenzia letteraria?

Un paio di anni fa, dopo la pubblicazione di Nemesis, ho iniziato a sentire la necessità di trovare un'agenzia, sia per migliorarmi come autore, sia per gestire i rapporti con gli editori. Ho impiegato due anni per trovare quella giusta. Personalmente, sono contrario alle agenzie che si fanno pagare per dare una semplice valutazione: se un'agenzia è davvero interessata o a uno scrittore, deve essere disposta a investire su di lui. Quando ho incontrato Vicky Satlow mi è piaciuta subito, è stata schietta e sincera nei suoi giudizi. È nata tra noi un'empatia che ha portato a ottimi risultati. 

C'è un libro, in questo momento, che ti piace particolarmente?
Francesco Falconi al Salone di Torino
Francesco Falconi al Salone di Torino

Ho conosciuto da poco Leonardo Patrignani, un esordiente Mondadori. Ho trovato il suo Multiversum molto bello e interessante. Parla di dimensioni parallele, di fantascienza, un genere di cui sono appassionato. Diciamo che sono onnivoro, non leggo solo fantastico, leggo qualsiasi libro che mi capiti sottomano. Ora per esempio sto leggendo Stephen King.

Questo discorso vale anche per la scrittura? Ti piace dedicarti a generi diversi?

Il fantastico è sicuramente la veste che mi si addice di più. È un genere molto vasto. Lo stesso Muses è stato catalogato come horror e thriller, perché è un fantastico particolare, molto diverso dal classico. Poi, ho scritto anche la biografia di Madonna, alcune storie di fantascienza e tanto altro. Insomma, transito tra vari generi.

Progetti per il futuro?

È da poco uscito il secondo libro di Evelyn Starr, che ho scritto insieme a Luca Azzolini per Piemme. Se nei prossimi mesi avremo un'idea per un terzo volume, la realizzeremo. Intanto sto scrivendo il seguito di Muses e ho in cantiere anche un altro libro, di cui non posso ancora rivelare nulla.