Esistono libri più citati che letti. Tra questi c'è sicuramente Miracoli di Val Morel, di Dino Buzzati, pubblicato nel 1971 da Garzanti in una piccola tiratura e non più ristampato da allora. In realtà la storia è più complicata, ed è raccontata all'interno del volume con precisione.

Siamo davanti a un'opera nella quale Buzzati ha fatto convergere le sue due grandi anime artistiche, quella dello scrittore e quella del pittore/disegnatore.

La "storia" che viene narrata dalle illustrazioni, e solo a mero scopo introduttivo dalle parti testuali, è quella di una epica immaginaria: le "avventure" e i miracoli di Santa Rita da Cascia, alla quale, nella fittizia località di Val Morel (che però ha una corrispondenza con l'esistente Valmorel), sono stati dedicati una serie di ex-voto.

Il nostro immaginario prettamente italiano non è costellato da super eroi, come quello statunitense, e l'idea di una santa che combatte contro invasioni aliene e misteriose creature è ardita e visionaria come solo Buzzati poteva essere.

La forma narrativa scelta è conseguenza del fatto che le immagini erano state concepite per una mostra, con lo scopo di essere narrazione in sé.

Pur tuttavia l'inserimento di parti testuali non appare posticcio, anche se in un caso l'autore si distacca dal testo dichiarando perentorio che: "È tutto spiegato nel dipinto. Non c'è proprio altro da dire."

In realtà un filo sottile c'è, perché l'immaginario protagonista ha una ricerca in corso, ossia quella dell'altrettanto immaginario santuario di Santa Rita, la cui scoperta sarà fonte di sorprese.

Nulla infatti è come sembra in apparenza. Ed è fonte di profonda inquietudine. Come le immagini, che con apparente semplicità grafica rivelano uno studio rivolto a dare con semplicità il massimo dell'impatto emozionale.

Perdonatemi quindi se però il mio giudizio su di esse non è più approfondito. La mia esperienza si basa sul testo scritto, sul fumetto al più, ma quello che viene proposto qui è altra cosa. 

Il racconto per immagini scuote e affascina alla semplice visione da spettatore, e ritengo una fortuna il potermi approcciare a quest'opera senza uno sguardo eccessivamente destrutturante. 

É anche vero che per l'autore "dipingere e scrivere sono in fondo la stessa cosa", per cui, a qualsiasi livello lo si approcci, il volume rimane una bellissima lettura.