Sfogliarono ancora qualche pagina, poi Tramonto parve voler dire qualcosa e non volerlo dire al tempo stesso. Nuvola rimase appesa al suo mutismo, fiduciosa, finché il Mago non sbottò: – Noi...

– Sì?

– Noi stiamo sfogliando questi libri, ma siamo sicuri che potremo fare davvero quello che abbiamo pensato? – Le spalle di Nuvola vennero risucchiate verso il basso. – Intendevo dire... – tentennò – anche senza l’appoggio degli abitanti del villaggio?

La ragazza, rassegnata, prese fiato e sbatté un pugno sulla pagina, alzando un gran polverone. – Ci mancherebbe altro! Dobbiamo impedire che le paure della gente ci facciano scappare l’unica possibilità per rimediare.

– Posso dunque sperare che sarai dalla mia parte?

Lei alzò le sopracciglia, annuendo. – E tu sarai dalla mia se continueranno a darmi dell’invasata?

Tramonto scoppiò a ridere di gusto. – Rimbocchiamoci le maniche!

Tramonto non riusciva più a togliersi dalla testa il pensiero che gli rimaneva poco tempo da trascorrere con Nuvola. Avrebbe voluto almeno esprimerle il suo sentimento. Ma a cosa sarebbe servito? La priorità era il bene degli abitanti delle Lande Fiorite, che avrebbero dovuto tornare a essere Fiorite.

Ormai era deciso: sarebbe stato Brace a riconoscere uno alla volta i vecchi compagni e ad aiutarlo a tirali giù.

Altri tre giorni erano trascorsi prima di trovare l’incantesimo che avrebbe potuto liberare un drago buono alla volta. Ed era stata Nuvola a puntare l’indice sulla pagina ingiallita. Proprio come aveva predetto il pozzo.

– E poi – aveva aggiunto la ragazza, – volta dopo volta, non ci sarà solo Brace ad aiutarci. Anche i nuovi draghi che scenderanno dal cielo inizieranno a riconoscere i loro compagni fra le nuvole.

E così, intrapresero il loro cammino sotto la strada ombreggiata dalle nubi.

Nuvola se ne stava appoggiata al petto di Brace e ripeteva: – Bracino mio, dovresti dirmi fra quali di queste nuvole riconosci qualcuno.

Il drago si guardava intorno, poi osservava il dito di Tramonto puntato verso l’alto. I suoi occhi roteavano talvolta verso le nubi, talaltra il testone ciondolava a vuoto.

– Bracino – ripeteva Nuvola. – Bracino mio...

D’un tratto, le fauci di Brace si aprirono, ma solo un poco, e la sua ala destra si mosse.

Nuvola fissò la punta dell’arto, speranzosa che potesse indicare loro una nube precisa; poi l’ala ricadde e il drago riprese a dondolare.

Tramonto scuoteva la testa, mentre Nuvola continuava: – Bracino mio...

Ed ecco che le fauci si aprirono di più, il testone si alzò e l’arto puntò qualcosa in alto.

Tramonto si accostò al drago, come a scorgere meglio la traiettoria. – Secondo te, sarà quella?

– Io dico di sì.

– Non possiamo andare a caso.

– Non è a-ca-so – ribatté Nuvola, calcando bene sulle ultime sillabe. – Ti dico che sta indicando proprio quella.

Ma, nel frattempo, l’ala si era riabbassata e a i due ragazzi non restò che tentare con la nuvola presa di mira.

Allora Tramonto prese fiato, innalzò le braccia al cielo e, sotto gli occhi di qualche curioso che stava cominciando ad avvicinarsi, gridò l’incantesimo:

Grosso animale, guarda qua sotto!

Voglio tirarti all’istante quaggiù.

Son proprio io che così ti ho ridotto

E tu di nuvola non sarai più.

Qualcosa, proprio in quella nube, prese a brontolare, a ruggire, sempre più forte. La materia densa si mosse a più riprese, senza perdere la forma che rappresentava, e il bianco e il grigio si fecero pian piano verde.

– Ci siamo! – gridò Nuvola.

Torna nel mondo, spiega le ali! – continuò il mago.

Tendi le zampe e riscalda la gola!

Torna con gli uomini e con gli animali!

Fatti di carne! Abbassati! Vola!

La materia sembrò acquistare spessore e profondità, finché non fu ben visibile un drago che galleggiava in aria. Poi, il drago spiegò le ali, tese le zampe, serrò gli artigli e una lunga fiammata gli esplose dalla gola.

– Ci siamo! – presero a gridare anche gli avventori.

Infine, il drago compì alcune volute e atterrò placido sullo spiazzo sottostante.

Gli occhioni gialli di Brace si spalancarono sul nuovo arrivato che, voltandosi verso di lui, allargò le ali come per abbracciarlo.

Ma dovevano sbrigarsi a liberare gli altri draghi, così si spiegarono in fretta e furia col disceso, che si presentò come il fratello di Brace.

– Ora dovrai aiutarci tu, visto che puoi parlare – disse Nuvola. – Dobbiamo fare in fretta, se vogliamo che siate tutti liberi entro così poco tempo.

E così Brace venne sollevato dall’incarico, mentre suo fratello indicava una forma con un arto proteso.

La seconda bestia venne risucchiata dalla gravità, quasi le sue ali fossero ormai arrugginite. Un grosso drago atterrò dal firmamento, lanciando un gesto verso l’immenso, per richiamare a sé l’antica compagna.