Licia Troisi
Licia Troisi
Che cosa ci aspetta nel nuovo capitolo de I regni di Nashira e quando arriverà nelle librerie?

Ho cominciato a scrivere il libro a maggio, dovrebbe uscire il prossimo autunno. Posso anticipare che, in questa nuova storia, si allargheranno gli orizzonti. Ci sono tantissimi elementi di Nashira che non si sono scoperti nel primo volume. Nel secondo non si vedranno ancora tutti, ma il lettore comincerà a conoscere meglio questo mondo fantastico. La storia stessa è ambientata in un luogo di Nashira completamente nuovo.

Scrivi e pubblichi romanzi dal 2004 e praticamente non ti sei mai fermata. Qual è il tuo segreto?

Sono logorroica! Invento storie sin da quand'ero bambina. Qualsiasi cosa succeda nella mia vita devo metterlo su carta. È un bisogno che sento. A volte, quando si tratta di qualcosa di molto privato, lo scrivo solo per me. Non ci sono segreti, scrivere storie fa semplicemente parte del mio modo di vivere. C'è chi lo fa attraverso i disegni, le fotografie o altri tipi d'espressione artistica. Ognuno ha il proprio.

Quale evento della tua vita ti ha dato l'impulso per scrivere I regni di Nashira?

È successo tre anni fa, al Salone del Libro di Torino. Parlavo con Sandrone Dazieri, il mio “scopritore”, editor per Mondadori e scrittore di noir. Mi ha detto: “Pensa se esistesse un mondo dove quella che per noi è l'acqua, per loro è l'aria. Magari avrebbero delle cascate d'aria”. Quest'idea non c'entra niente con Nashira, ma mi ha dato l'ispirazione per creare un mondo dove l'aria è molto preziosa. Questo è stato lo spunto iniziale. Poi avevo voglia di creare un pianeta che girasse intorno a due stelle. Tutto il resto è venuto per accumulazione, semplicemente ponendomi domande su come poteva funzionare questo mondo particolare.

Qual è di solito la tua più grande difficoltà, nello scrivere un libro?

A volte, quando stendo la trama all'inizio, mi inchiodo su qualche problema di coerenza interna. Dev'esserci sempre un gioco di equilibri, tra ciò che hai necessità di rappresentare e le regole che hai posto alla base del tuo mondo. A volte questi due elementi cozzano tra loro. Quando si scrive non si è completamente liberi, si è schiavi delle premesse. Cerco sempre di risolvere questo tipo di problemi prima di cominciare la stesura. In quella fase voglio lasciarmi trasportare dalla storia e divertirmi in prima persona. Credo sia il modo migliore per far divertire anche il lettore.

Il tuo libro d'esordio, Nihal della Terra del Vento, uscì nel 2004 con un grande editore quale Mondadori. Che consigli dai agli aspiranti scrittori che vorrebbero seguire le tue orme?

Non ho fatto niente di speciale, all'epoca: ho stampato il mio libro e ne ho mandato una copia a una piccola casa editrice romana, un'altra a Mondadori. Riguardo a Mondadori, lo indirizzai per errore a un editor che non si occupava nemmeno di fantasy.

Il mio consiglio, per chi vuole fare lo scrittore di mestiere, è proporsi alle case editrici. In genere si pensa che queste non leggano i manoscritti di esordienti, ma non è così. Certo, i grandi editori come Mondadori ricevono anche centinaia di manoscritti al giorno. I loro lettori magari valutano le prime dieci pagine e vanno oltre solo se le trovano buone. Sicuramente ci vuole anche un po' di fortuna, però bisogna assolutamente tentare. Poi, io consiglio di leggere tanto. Può sembrare banale, eppure ho conosciuto persone che mi hanno detto: “Sto scrivendo un libro, ma non ne ho mai letto uno”. Per imparare a scrivere bisogna leggere tantissimo! E non solo libri del genere che si vuole praticare. Altrimenti si rischia di diventare troppo autoreferenziali. Di storie belle dalle quali imparare ce ne sono ovunque. Inoltre si impara anche dai libri brutti.

Ultimamente hai letto qualche libro per ragazzi che ti è piaciuto in modo particolare?

Per quanto riguarda i libri italiani, ho avuto la fortuna di leggere in anteprima Muses di Francesco Falconi. Mi è piaciuto molto, soprattutto per la protagonista. In questo momento, secondo me, è necessario presentare personaggi femminili che non rientrano negli stereotipi.

Per quanto riguarda invece gli utori stranieri, sono una grande fan di Jonathan Stroud, scrittore della trilogia Bartimeus, che ora è diventata una quadrilogia. Lo trovo straordinario. Ha una capacità di divertire e allo stesso tempo di scavare nella psicologia dei personaggi che personalmente adoro. Mi è piaciuto molto anche Hunger Games di Suzanne Collins. Ho letto tutta la trilogia in inglese e l'ho trovata bellissima. Anche in questo caso la protagonista è un tipo molto particolare.

Parliamo delle cover dei tuoi libri, disegnate da Paolo Barbieri. Cosa ne pensi?

Conosco tantissime persone che hanno comprato uno dei miei libri per la prima volta, proprio perché si erano innamorate della copertina. Sono assolutamente convinta che un buon cinquanta per cento del mio successo sia dovuto alle illustrazioni di Paolo. Lui mi piace tantissimo qualsiasi cosa disegni. Ho trovato particolarmente bello il suo libro Favole degli Dei, dove si è occupato anche dei testi.

Tra me e Paolo c'è una gran sintonia. Lui venne scelto subito dalla Mondadori per disegnare le cover dei miei libri, mai io lo conobbi solo più tardi, quando uscì il terzo volume di Cronache del Mondo Emerso. Paolo riesce a essere fedele all'essenza della mie storie, eppure a elaborarle secondo la sua personale sensibilità artistica. C'è una bellissima risonanza tra quello che scrivo io e quello che disegna lui.

Poco tempo fa è uscito anche il romanzo conclusivo de La ragazza drago, dal titolo L'ultima battaglia. Cosa ci vuoi raccontare? Sei un po' triste per la fine di questa saga?

In questo libro succede di tutto. Mi sono lasciata andare e mi sono divertita tantissimo. Stavolta non ho usato un'unica ambientazione, ma tre posti diversi, a me molto cari. Sì, mi dispiace molto per la fine di questa saga. Era cominciata come un progetto “minore”, per staccare un po' dal Mondo Emerso, ma mi è cresciuta tra le mani e mi ha preso sempre di più. Quando ho scritto le ultime parole mi sono sentita triste, pensando che non avrei più parlato di questi personaggi. Però la considero una storia definitivamente conclusa. Adesso ho in mente un'idea completamente diversa. Ma è un progetto ancora in fase iniziale e non vi metterò mano prima di sei mesi. Penso che il target sarà un po' più alto di quello de La ragazza drago.

Cosa ci vuoi dire del tuo rapporto col tuo editor Sandrone Dazieri?

Lui è un amico e un maestro per me, mi fido ciecamente del suo giudizio. È una persona con cui mi trovo in perfetta sintonia e sono molto contenta di averlo incontrato. Il successo di un libro è sempre frutto del lavoro di tante persone. È importante che queste abbiano una visione comune, che lavorino come gli ingranaggi di un'unica macchina.