Tra gli ospiti dell’edizione 2012 della terza fiera fumettistica mondiale, Lucca Comics & Games,  FantasyMagazine ha incontrato nella (segretissima) sala stampa del Comics, i due maggiori autori della DC Comics e responsabili del monumentale progetto editoriale chiamato semplicemente 52.

Cinquantadue nuovi albi, una cronologia (ancora una volta) riscritta da zero, un nuovo universo Dc, ricreato appositamente per incorporare nella linea editoriale di Superman e Batman, i tanti personaggi delle case editrici o settori editoriali, negli anni inglobati dalla Time-Warner.

Vertigo, Image-Wildstorm (ricordiamo che dallo smembramento della Image, al contrario la Top-Cow è stata “acquisita” dalla Disney-Marvel) e Universo Dc collidono fondendosi in una nuova continuità narrativa più giovane e fresca, diretta ad un pubblico più giovane derivante dal grande successo della vasta produzione animata del settore “Dc Animated Universe”.

I due autori si sono occupati di organizzare il lavoro monumentale necessario per la costruzione di 52: lo sceneggiatore Geoff Johns, autore televisivo della serie Blade, scrittore degli episodi di Smallville legati alla JSA, autore di Lanterna Verde e del ritorno in auge di Hal jordan.

Jim Lee, in precedenza autore Marvel, creatore della versione anni ‘90 del mondo mutante, sue le elaborazioni grafiche degli X-men e successivamente anche sceneggiatore, per la sua Image, di prodotti come Wild C.A.T.S. e Gen13.

Proprio sui suoi personaggi abbiamo aperto l’intervista con i due autori: Jim Lee ha voluto precisare alcuni punti delle nuove testate dedicate a Grifter o Stormwatch confessando di essersi sentito in imbarazzo quando, agli albori di 52, gli autori designati si preoccupavano costantemente di chiedere la sua approvazione sia per la grafica che per la storia di questi personaggi.

Justice League #1, cover di Jim Lee
Justice League #1, cover di Jim Lee

Dal canto suo, Lee conferma di aver lasciato piena libertà agli sceneggiatori: i personaggi Wildstorm andavano riletti, la loro storia, le loro origini narrative, dovevano essere adattate ed integrate nell’universo DC pur restando fedeli a loro stessi, nei limiti del possibile. Erano creazioni strettamente calate nel clima culturale e sociale degli anni novanta ed andavano aggiornati al nuovo millennio.

Dal suo punto di vista, è stato bello vagliare tutte le possibili riletture pur cercando di non influenzare gli autori incaricati di reinventare i suoi personaggi con scelte stilistiche individuali.

Collegandosi a questo argomento, il disegnatore continua nella sua analisi stilistica dei nuovi 52 dove la maggior parte dei personaggi viene, volutamente, ringiovanita non solo anagraficamente, per avvicinarsi ai lettori, ma soprattutto dal punto di vista grafico.

Superman, è l’esempio perfetto di questa nuova politica volta all’utilizzo di un diverso linguaggio del corpo, utile per rendere le icone meno granitiche e più plastiche nei gesti, nelle espressioni e nelle simbologie che questi ultimi trasmettono al pubblico.

Su questo spunto legato all’uomo d’acciaio, lo sceneggiatore Johns confessa che non tutto quello che c’era nel vecchio universo sarà riportato in questo, molti dei rapporti umani e personali tra gli eroi dovranno essere ricostruiti da zero e non si escludono differenze sostanziali. Tra gli esempi fondamentali: la mancanza dello storico legame di amicizia tra Freccia verde e Lanterna Verde o l’annullamento del matrimonio tra Lois e Clark in favore di un rapporto tra Wonder Woman e Superman che strizza l’occhio alla continuità Elseworld di Kingdome Come.

Wonder Woman, disegno di Cliff Chiang
Wonder Woman, disegno di Cliff Chiang

Sulla principessa delle amazzoni, interviene Lee, è stato fatto un notevole lavoro di restyling legato alla natura mitologica delle sue origini. Secondo l’autore americano, negli USA si è stati troppo abituati a vedere l’antica Grecia ed i suoi miti in maniera troppo positiva ed incontaminata mentre leggendo i testi, è possibile trovare pathos, dolore, tragedia e morte in abbondanza. 

La Wonder Woman di 52 è molto più cupa e viene riportata alle origini del personaggio con storie legate alla mitologia classica con uno stile narrativo più sobrio e coerente correlato ad un aspetto più guerresco che trasforma il classico costume in una corazza ed affianca al lazo ed ai bracciali armi come la spada, la lancia e lo scudo, l’intero appeal di Diana è stato rivisitato per renderla meno ammiccante e più sicura di sé, più combattiva sia fisicamente che psicologicamente nonostante la perdita del volo che la rendeva troppo simile ad una versione femminile di Superman.

Sulla nuova linea editoriale di 52, torna a parlare Johns, rispondendo ad una domanda sulla mancanza di continuità narrativa tra le varie testate proposte, l’autore sorride partendo con una lunga analisi editoriale del fenomeno la cui difficoltà intrinseca risiedeva proprio nella complessità narrativa raggiunta da personaggi con ottanta anni di background alle spalle.

La struttura temporale del racconto di 52 è volutamente sballata: essa deve dare l’idea di un nuovo universo DC e slegando temporalmente gli eventi di alcune testate, si è potuto approfondire alcuni aspetti mutati rispetto alla precedente continuità.

Origini dei personaggi, conseguenze di alcune azioni interne alle testate e riscrittura di alcuni eventi chiave nell’universo DC, vengono illustrati come finestre temporali diversificate, creando un complesso mosaico narrativo in cui, ad esempio, potrebbe sembrare che Lanterna Verde o Batman abbiamo continuato storie già in corso prima di 52, cosa che più avanti si scoprirà non vera, quando le vicende verranno inserite nel contesto più ampio del cosmo 52 in vista di una seconda fase di riallineamento delle testate.

Stando ai due autori, il progetto 52 è solo un momento di passaggio e riassestamento dell’intera storia DC, alcune testa chiuderanno, alcune cresceranno e nuovi personaggi verranno a galla: lo stratagemma della continuità temporale separata, era necessario a livello editoriale per poter coordinare meglio i team creativi ed avere il tempo per stilare un piano a lungo termine. 

Proprio la coordinazione delle testate è stata la sfida più grande per Lee che confessa di aver trovato in questa capacità la grande differenza professionale tra le sue esperienze con la Dc e la Image.

Il disegnatore, nato come appassionato, leggendo Frank Miller e il suo Il ritorno del Cavaliere Oscuro, ha scoperto, suo malgrado, un modo completamente nuovo di fare editoria dei fumetti ed è per lui un po’ imbarazzante ripensare al periodo Image, in cui tutti i protagonisti, famosi disegnatori, si trovarono a dover combattere con il marketing, la promozione, la pianificazione editoriale e tutte le altre attività legate alla produzione, di cui nessuno di loro si era mai occupato prima.

Rispetto all’esercito di addetti settorializzati della DC, Image Comics era un progetto amatoriale con pochissimo staff e poca esperienza, privo della capacità industriale di una grande casa editrice legata sia con il cinema, che con la televisione e quindi in grado di promuovere a più livelli il semplice prodotto fumettistico trasformandolo in un brand milionario.

In chiusura, viene spontaneo domandare a Johns, se il suo “look” alla Aquaman si voluto e l’autore apprezza la nostra attenzione per i dettagli (Johns in sala stampa indossa un dolcevita in lana arancione, un paio di pantaloni verde marcio e delle improbabili scarpe sportive dello stesso colore, oltre al cappellino con la scritta “Acquaman” poggiato sul tavolino davanti a se).

Aquaman, disegno di Ivan Reiss.
Aquaman, disegno di Ivan Reiss.

Tra i personaggi che lui scrive in prima persona, Acquaman è quello sul quale sta puntando maggiormente, sfruttando l’eco mediatica, in larga parte negativo, proveniente dalla serie televisiva The Big Bang Theory in cui il personaggio viene spesso dileggiato e ridicolizzato.

Nella testata omonima, Johns risponde punto per punto alle critiche rivolte, da sempre, a questo eroe spesso di secondo piano, trasformandone le debolezze in punti di forza utili per raccontare l’umanità del personaggio e le sue vulnerabilità,  tecnica utile per metterne in contrasti i pregi ed poteri sia dal punto di vista psicologico che narrativo.

Stesso discorso per Lanterna Verde dove ha, momentaneamente, messo da parte Hal Jordan in favore del suo arcinemico Sinestro, villain è importante per Hal tanto quanto Joker o Luthor per i rispettivi eroi, ma mai altrettanto approfondito dal punto di vista della narrazione.

Secondo l’autore, i cattivi tridimensionali e profondi, rendono più forte la narrazione ed accrescono il pathos nei duelli con l’eroe, un buon cattivo deve essere un personaggio a tutto tondo, non una caricatura di se stesso, più è reale, maggiormente reale sarà il conflitto con il protagonista e più appassionante risulterà il tutto per i lettori

È importante capire che gli eroi sono persone, che devono essere resi tali grazie a piccoli conflitti, quelli con loro stessi rispecchiati nei cattivi: Sinestro è l’alter ego di Al Jordan, lo abbiamo sempre saputo, ma lui sta finalmente spiegando perché la loro rivalità è così profonda e radicata partendo dalla valenza del malvagio come eroe caduto.