La scorsa settimana su Rai 4 è iniziata la prima trasmissione in chiaro della prima stagione del Trono di spade. Ogni giovedì alle 21,10 vengono trasmessi due episodi in versione censurata della serie basata sulle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin. Gli stessi episodi vengono riproposti in versione integrale il giorno dopo alle 23,10.

I tagli però non sono sembrati sufficienti all'Aiart, l'Associazione degli spettatori cattolici che nella persona del suo presidente Luca Borgomeo già dopo le prime due puntate ha indirizzato al Direttore generale della Rai Luca Gubitosi una lettera nella quale definiva il programma “volgare, pornografico, con insistite scene di violenza e di sesso” come se “gli autori fossero impegnati a ottenere l'Oscar della depravazione”. Proseguendo l'Aiart si chiede se “è tollerabile che la Rai, servizio pubblico alle 21 entri con un programma a luci rosse nelle case degli italiani? Si obietta che basta cambiare canale per non subire lo squallido programma, ma perché in un Paese civile si deve sopportare l'incultura del servizio pubblio radiotelevisivo?”, dimenticando sia i premi ricevuti dalla serie sia l'enorme impatto culturale che la serie stessa sta avendo sugli spettatori di tutto il mondo e facendo sorgere i dubbi su quali siano i Paesi civili. Borgomeo conclude con un “La risposta amara è semplice: chi viola il buon senso e sperpera danaro pubblico è sicuro di non incorrere in sanzioni; chi dovrebbe erogarle è in tutte altre cose affaccendato”.

Cersei (Lena Headey) e Jaime Lannister (NiKolaj Coster-Waldau) in una scena "hot" del primo episodio del Trono di spade
Cersei (Lena Headey) e Jaime Lannister (NiKolaj Coster-Waldau) in una scena "hot" del primo episodio del Trono di spade
La risposta di Carlo Freccero, direttore di Rai 4, non si è fatta attendere, e in un comunicato stampa ha chiarito la sua posizione:

"Si legge che Il trono di spade «è volgare, pornografico con insistite scene di violenza e di sesso, quasi gli autori fossero impegnati ad ottenere l’oscar della depravazione». In realtà gli autori si sono impegnati non solo a ottenere ampi riscontri  di  pubblico, ma pure a guadagnare o a concorrere fino alle fasi finali, dei principali premi della TV Americana e fantastica. La prima stagione per esempio ha vinto lo Hugo Award e il più antico e prestigioso Peabody Award con queste motivazioni: «Il Trono di Spade va molto al di là di un fantasy di routine, provocando domande sull’essenza del potere e dell’impotenza, sul desiderio di regnare e sull’atto stesso del regnare. […] Il trono di Spade riceve il Peabody Award per aver interrogato il concetto di autorità all’interno di un contesto d’intrattenimento ma tematicamente ricco». Senza poi contare i moltissimi riconoscimenti tecnici e al cast ottenuti, oltre alle nomination come miglior serie drammatica ai Golden Globes e agli Emmy Awards. Ha ricevuto attenzione da parte di vari studiosi che gli hanno dedicato pubblicazioni filosofiche, ed è universalmente riconosciuta come uno dei vertici assoluti della Tv di Qualità. Certo affronta contenuti adatti a un pubblico maturo, e come tale viene trasmessa da Rai4, con tanto di bollino rosso e alcuni tagli per il passaggio in prima serata. La brutalità e la sessualità del Trono di spade non hanno però lo scopo di titillare o traviare il pubblico, ma di trattare il mondo diegetico con il realismo imposto dal racconto in modo relativamente inedito per il genere fantasy. Senza le situazioni criticate da AIART, il senso di pericolo e la descrizione delle pulsioni dei protagonisti verrebbero a mancare, falsando completamente il ritratto, fantastico ma verosimile di uno spietato gioco di corte pseudo-medievale. Sarebbe come chiedere di rimuovere dalla mitologia le azioni più crudeli degli Dei o di espungere dalle tragedie greche i passaggi più violenti, come la morte di Clitennestra nelle Coefore di Eschilo. "

Non è una difesa d'ufficio quella di Freccero, ma appassionata, degna del meritorio direttore dell'unico canale in chiaro che dedica al fantastico una parte consistente della propria programmazione.