È una delle scelte più discusse dai fan quella di Peter Jackson di inserire nella trama di Lo Hobbit: la desolazione di Smaug l'elfo Legolas, figlio di Thranduil, il Re degli Elfi di Bosco Atro. Il personaggio, appartenente alla compagnia dell'Anello è uno degli assoluti protagonisti della trilogia di Il Signore degli Anelli, ma non è neanche nominato nel romanzo originale Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien.

A interpretarlo è tornato l'attore della prima trilogia, Orlando Bloom, e di recente è stata pubblicata a una intervista che ha rilasciato nel 2012 sul set neozelandese di Lo Hobbit.

L'attore ha detto di aver reagito con una velata gioia alla chiamata di Peter Jackson a suo tempo, con mille interrogativi e mille dubbi, su come tornare allo stesso personaggio dieci anni dopo averlo interpretato.

La cosa più interessante ed emozionante è stata sapere che Peter Jackson avrebbe diretto il film.

Una sfida poteva essere rappresentata dal fatto che il personaggio che in realtà era più giovane. Ma in questo senso la longevità degli Elfi ha fatto sì che la caratterizzazione di Legolas non sia poi molto diversa da quella della trilogia. In termini Elfici non passa molto tempo tra le due trilogie.

Come sappiamo, Legolas appartiene agli Elfi di Bosco Atro, diversi da quelli di Lothlorien e Rivendell. Bloom, senza volersi addentrare nel terreno tolkieniano, ma limitandosi a parlare del background dal suo punto di vista di attore del film, li ha descritti come più "militanti".

Nella prima trilogia Legolas era un ponte tra il suo popolo e il mondo dei nani,  degli umani, dei maghi etc. etc. Qui invece verrà introdotto il regno degli Elfi e verrà posto l'accento sul rapporto tra Legolas e suo padre Thranduil, un personaggio molto carismatico, con la sua visione del rapporto che gli Elfi devono avere con gli altri popoli. 

Bloom ha spiegato che quello che Peter Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens hanno pensato per il suo personaggio è stato di usarlo per inserire delle dinamiche padre-figlio per fare conoscere meglio le motivazioni di Thranduil. Secondo l'attore sono proprio queste idee, che Jackson e gli altri sceneggiatori gli hanno spiegato bene prima che accettasse, a fargli sciogliere  le remore legate all'assenza di Legolas dal romanzo. L'attore pensa che anche i fan verranno convinti allo stesso modo, perché Jackson a suo avviso è stato capace di concepire un prodotto che sia allo stesso tempo di intrattenimento ma rispettoso se non della lettera, dello spirito della visione di Tolkien, della quale gli sceneggiatori sono grandi fan.

Una delle cose che Bloom promette che scopriremo nel film, che dovrebbe raccordarsi con la trilogia dei film di Il signore degli Anelli, è il rapporto di Legolas con i Nani, popolo che con gli Elfi non ha un buon rapporto. Scopriremo, esplorando nel passato dell'Elfo, come sia stato possibile lo stabilirsi del legame di amicizia con Gimli. 

L'altra sfida che ha appassionato Orlando Bloom è stata tecnica, ossia quella di lavorare in una produzione che sperimenta nuove tecnologie, come il 3D HFR.

Gran parte del lavoro si è ovviamente svolto davanti a un green screen, con le slave motion cam che catturavano 48 fotogrammi al secondo. L'alta risoluzione della cinepresa, la necessitàc che tutto poi venisse armonizzato al meglio ha portato a un lavoro in cui la precisione dei movimenti sul set è stata fondamentale. Un esperienza molto diversa dal lavorare in un set "vero" perché poi l'unico modo per vedere il risultato finale delle diverse riprese digittali è stato quando, dopo i calcoli dei computer, queste venivano miscelate insieme.

Bloom non è in realtà nuovo al 3D, visto che ha lavorato nel recente I Tre Moschettieri che però è stato ripreso con altre tecniche, con grosse cineprese quasi fisse, con pochi movimenti di macchina.  

Ma alla fine dal punto di vista dell'attore, la disciplina nell'attenersi al copione non cambia molto, 2D o 3D, analogico o digitale. 

Lo Hobbit: La desolazione di Smaug arriverà nei cinema italiani il 13 dicembre 2013