Un episodio di Flatlandia -  come un popolo piano scoprì la terza dimensione, scritto da Charles Howard Hinton è uno dei migliori esempi di Scientific Romance.

Il riferimento niente affatto celato è ovviamente Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni (Flatland. A romance of many dimensions) di Edwin A. Abbott del 1884, autore anche di opere teologiche, saggi letterari e manuali scolastici.

Prima di parlare del romanzo di Hinton è importante accennare all'opera di Abbott.

Gli abitanti di Flatlandia sono figure bidimensionali. Tra di loro non si percepiscono come figure, ma come linee piatte, non conoscendo il concetto di terza dimensione, ossia l'altezza. Ma questa non è che una premessa.

L'espediente narrativo è sfruttato per tutta la trama che si dipana in una cornice che mostra una società rigidamente divisa in caste. In basso ci sono le figure con meno lati, come i triangoli che sono la bassa manovalanza, proseguendo con i poligoni a più lati e quindi considerati più nobili, per arrivare alla casta sacerdotale dei cerchi.

Si tratta di una satira sociale, mascherata da racconto avventuroso, sul modello di quanto aveva fatto Jonathan Swift con I Viaggi di Gulliver. Ma se il lettore può ridere degli abitanti di un mondo che è inconsapevole dell'esistenza di una terza dimensione, è posto però dall'autore davanti a una domanda inquietante, ossia come reagirebbe egli stesso a sapere che esiste una quarta dimensione, o addirittura "n" dimensioni, invisibili alla nostra percezione e per i cui abitanti siamo noi a brancolare nel buio?

Hinton, matematico a sua volta, continua l'esplorazione dei concetti base di Flatlandia nel 1886, nella novella Plane World, contenuta nella raccolta Scientific Romances. In essa vengono descritte con dovizia di particolari le caratteristiche principali di un mondo piatto e bidimensionale: le condizioni fisiche dei suoi abitanti, la scoperta della ruota, rapporti sociali e sessuali. Nell'introduzione a questa novella Hinton spiega il rapporto con Flatlandia, affermando di usare un universo simile, ma con intenzioni narrative diverse. Se Abbott era più interessato a fini moralistici e satirici, Hinton ne approfondisce struttura fisica, teologie e cosmogonia.

Questo romanzo, del 1907, dà quindi per scontate le leggi del mondo secondario che costruisce, ponendo i lettori sullo stesso punto di vista dei personaggi.

Poiché se non c'è conflitto non c'è narrazione, la storia comincia in un momento di crisi della storia del mondo, quello in cui è l'esistenza stessa del pianeta a essere in pericolo, per via di una imminente catastrofe.

Una profezia sugli eventi del XX secolo? Non è difficile pensare che già  ai primi dello scorso secolo si potessero percepire i venti di guerra che lo avrebbero sconvolto, si tratta di un dato ormai acclarato. 

Hinton immagina una società che deve ripensare se stessa, ridefinendo la sua matematica, la sua geometria, accettando l'idea che per salvarsi gli individui devono concepire l'idea dell'esistenza di una terza dimensione.

Una versione trasfigurata probabilmente sia di quei cambiamenti del pensiero che hanno portato da una concezione aristotelico-tolemaica dell'universo alla rivoluzione copernicana, sia di quel passaggio dall'800 al '900 che stava avvenendo in quegli anni. Un passaggio concettuale oltre che meramente cronologico. 

Non sarà un passaggio indolore, perché la concezione della terza dimensione farà ovviamente cadere sistemi di potere di lunga durata. Quando si comincia a pensare il processo è irreversibile e anche in questo caso, la domanda se la frontiera della terza dimensione sia tutt'altro che invalicabile sorge spontanea.

Va ricordato che seppur misconosciuto ai più, Hinton ha compiuto importanti ricerche, ed è lo scopritore del Tesseract, ossia dell'Ipercubo, usato e abusato anche dalla fantascienza. Anche la matematica in quegli anni riceveva forti spinte di cambiamento, dovute alla sfida che i problemi posti da Hilbert al congresso di Parigi del 1900 ponevano.

Si può comunque godere del romanzo senza tutte queste premesse, anche se sicuramente la chiave di lettura cambia.

Lo stile del romanzo, che indugia spesso nel raccontato, è forse datato, ma ha il pregio di introdurre concetti matematici e geometrici non banali con semplicità, inoltre, a un livello di lettura da non matematici, di una godibile allegoria, un'avventura che intrattiene pur dando parecchi spunti di riflessione.