Stanno succedendo troppe cose, pensò. Devo essere molto attenta. Molto astuta.

«Accetto il costo» rispose Jasnah. «Entro una settimana, farò in modo che una delle cameriere di mia cognata sia congedata. Ti presenterai per avere il posto, usando credenziali false che suppongo tu sia in grado di fornire. Sarai assunta.

«Da quel momento in poi, osserverai e riferirai a me. Poi ti dirò se saranno necessari gli altri tuoi servizi. Ti muoverai solo se lo dico io. Capito?»

«Siete voi a pagare» disse Liss, lasciando trasparire un debole dialetto bav.

Se si sentiva, era solo perché lei lo voleva. Liss era l'assassina più abile che Jasnah conoscesse. La gente la chiamava lo Strappalacrime, poiché cavava gli occhi dei bersagli che uccideva. Anche se non era stata lei a coniare quel soprannome, si adattava bene al suo scopo, dato che aveva dei segreti da nascondere. Tanto per cominciare, nessuno sapeva che lo Strappalacrime fosse una donna.

Si diceva che lo Strappalacrime cavasse gli occhi per prodamare la propria indifferenza al fatto che le sue vittime fossero occhichiari o occhiscuri. La verità era che quel gesto nascondeva un secondo segreto: Liss non voleva che nessuno sapesse che il modo in cui uccideva lasciava i cadaveri con le orbite bruciate.

«Il nostro incontro è conduco, allora» disse Liss alzandosi in piedi.

Jasnah annuì distrattamente: la sua mente era tornata alla bizzarra interazione con gli spren di poco prima. Quella pelle scintillante, i colori che danzavano su una superficie del colore del catrame...

Distolse a forza i suoi pensieri da quel momento. Le occorreva dedicare la sua attenzione al compito attuale. E in quel momento si trattava di Liss.

Liss esitò sulla soglia prima di andarsene. «Sapete perché mi piacete, Luminosità?»

«Sospetto che abbia qualcosa a che fare con le mie tasche e la loro proverbiale capienza.»

Liss sorrise. «Questo è vero e non ho intenzione di negarlo, ma siete anche diversa dagli altri occhichiari. Quando mi assoldano, si

comportano in modo sprezzante per tutto il tempo. Sono così impazienti di avvalersi dei miei servigi, ma fanno smorfie e si torcono le mani, come se odiassero essere costretti a fare qualcosa di tanto sgradevole.»

«Assassinare è sgradevole, Liss. Così come svuotare pitali. Posso rispettare chi esegue tali lavori senza ammirare il lavoro in sé.» Liss sogghignò, poi socchiuse la porta.

«Quel tuo nuovo servitore li fuori» disse Jasnah. «Non avevi detto che volevi farmi vedere di cosa era capace?»

«Talak?» disse Liss lanciando un'occhiata al Veden. «Oh, intendete l'altro. No, Luminosità. Quello l'ho venduto a uno schiavista poche settimane fa.» Liss fece una smorfia.

«Davvero? Pensavo avessi detto che fosse il miglior servitore che avessi mai avuto.»

«Troppo» disse Liss. «Ma lasciamo correre. Quello Shin era folgoratamente sinistro.» Liss rabbrividì visibilmente, poi scivolò fuori dalla porta.

«Ricorda il nostro primo accordo» le rammentò Jasnah.

«Ce l'ho sempre impresso in testa, Luminosità.» Liss chiuse la porta.

Jasnah si sistemò sulla sedia, intrecciando le dita davanti a sé. 11 loro 'primo accordo' era che se qualcuno fosse andato da Liss per offrirle un contratto su un membro della famiglia di Jasnah, Liss avrebbe permesso a Jasnah di pagarle l'equivalente in cambio del nome di chi aveva chiesto i suoi servigi.

Liss l'avrebbe fatto. Probabilmente. E così le dozzine di altri assassini con cui Jasnah aveva a che fare. Un cliente abituale era sempre più prezioso di un contratto unico, ed era nel migliore interesse di una donna come Liss avere una persona amica nel governo. La famiglia di Jasnah era al sicuro da quei tipi. A meno che non ingaggiasse lei stessa gli assassini, naturalmente.

Jasnah esalò un sospiro profondo, poi si alzò cercando di scrollarsi di dosso il peso che sentiva gravare su di lei.

Un attimo. Liss non ha detto che il suo vecchio servitore era uno Shin?

Probabilmente era una coincidenza. Non c'erano molti Shin nell'Est, ma ogni tanto si vedevano in giro. Tuttavia, il fatto che Liss avesse menzionato uno Shin e che Jasnah ne avesse visto uno tra i Parshendi... Be', controllare non avrebbe fatto male, anche se significava tornare al banchetto. C'era qualcosa che non andava in quella notte, e non solo per la sua ombra e gli spren.

Jasnah lasciò la cameretta nelle viscere del palazzo e uscì in corridoio. Si diresse di sopra. Più in alto, i tamburi si interruppero di colpo, come le corde di uno strumento tagliate all'improvviso. La

festa stava terminando così presto? Dalinar non aveva fatto qualcosa per offendere i festeggiati, vero? Quell'uomo e il suo vino...

Be', i Parshendi avevano ignorato le sue offese in passato, perciò probabilmente l'avrebbero fatto di nuovo. Per la verità, Jasnah era lieta che suo padre si fosse improvvisamente concentrato su un trattato. Voleva dire che lei avrebbe avuto un'opportunità di studiare le tradizioni e la storia dei Parshendi a suo piacimento.