Secondo appuntamento con la trasposizione della trilogia distopica Maze Runner di James Dashner, pubblicata in italiano da Fanucci. In Maze Runner – Il labirinto abbiamo lasciato il gruppo di adolescenti guidati da Thomas (Dylan O'Brien) in procinto di essere liberati dal labirinto in cui erano tenuti prigionieri per misteriose ragioni. Ora Thomas, Newt (Thomas Brodie-Sangster), Minho (Ki Hong Lee) e Theresa (Kata Scodelario) si ritrovano ospiti della struttura futuristica e militarizzata comandata da Janson (Aidan Gillen), dove vengono tenuti i ragazzi liberati dai labirinti prima di essere trasferiti in un non meglio specificato luogo sicuro. Cibo e letti sicuri non mancano, c'è persino la possibilità di farsi una doccia (momento che di sicuro sarà apprezzato dalle fan di O'Brien), sarebbe tutto perfetto se non fosse che sui ragazzi vengono condotti degli strani test medici e che ogni giorno alcuni vengono chiamati a mensa e non fanno più ritorno. 

Thomas inizia a insospettirsi e a indagare e la verità è peggiore delle aspettative: i ragazzi che scompaiono vengono tenuti in stato vegetativo e sono soggetti a test medici ulteriori. Inizia così la fuga di Thomas e soci verso le montagne in cerca del famigerato "braccio destro", l'organizzazione che lotta contro il misterioso potere di WCKD, la misteriosa eminenza grigia che ha costruito i labirinti rinchiudendoci dentro i ragazzi.

Non vogliamo svelarvi troppo della trama del film. Vi diciamo solo che pur non raggiungendo la notorietà di prodotti analoghi come Hunger Games e Divergent destinati a una fascia di pubblico tutto sommato identica, Maze Runner – La fuga ha un buon ritmo e la giusta dose di azione e che sono proprio questi elementi a farne un buon film, che può essere apprezzato come entertainment anche da uno spettatore a digiuno dei romanzi o che non sia fan di Dylan O'Brien. Il giovane attore, che si è fatto notare dal pubblico con il ruolo di Stiles in Teen Wolf, spicca su tutto il cast e ha un carisma in grado di sopperire a una caratterizzazione del personaggio a cui sembra mancare qualcosa. Ma è un quid che manca già dalla sceneggiatura, che costruisce Thomas come un eroe classico e senza guizzi. Il guizzo ce lo mette O'Brien e il gioco è fatto: Thomas c'è e il film pure.

Buona visione.