Pensate di sapere veramente tutto di J.K. Rowling?

Le cose sono quattro: o siete collaboratori-parenti-amici stretti di Joanne, o siete Joanne stessa o siete Marina Lenti. Al più, state per leggere il suo saggio, o lo avete letto da poco.

J. K. Rowling – L'Incantatrice di 450 milioni di lettori è un lungo lavoro di ricerca che ha permesso la pubblicazione di un saggio biografico – quindi non una “mera” biografia, anche se ve ne sarete già resi conto dal numero di pagine e dalla conformazione del tomo – che già sta dando i propri frutti ovvero l’apprezzamento di chi, come me e tanti altri, amano e hanno amato la saga di Harry Potter, ma hanno sempre avuto una certa curiosità sull’iter creativo che ha portato J.K. Rowling a concepire l’immaginario potteriano di cui oggi, a dieci anni dall’uscita dell’ultimo libro della saga risuona ancora una fortissima musica, non di certo una eco.

Oltre all’iter creativo, la figura della stessa Rowling e tutte le sue contraddizioni, i vezzi, il suo pensiero forte, una determinazione granitica – passata per l’invenzione, tuttavia, di figure agghiaccianti come i Dissennatori o personaggi odiosi come Dolores Umbridge – ha sempre suscitato molta curiosità nei suoi lettori e nella critica; Marina Lenti fa un lavoro di approfondita ricerca e analisi ripercorrendo la vita, gli incontri e le esperienze di Joanne K. Rowling al fine di tracciare un sentiero parallelo in cui le esperienze biografiche e il background culturale abbiano creato le fondazioni e la struttura per il suo diventare scrittrice.

Il saggio inizia dalla nascita di Joanne e prosegue, in linea temporale per dodici complessi e ricchi capitoli, all’esordio di J.K. Rowling fino all'affermazione dell’Incantatrice di 450 milioni di lettori. Al tredicesimo capitolo, però, la narrazione si interrompe per una digressione sullo stile: da quel momento il saggio perde di ritmo e complessità.

Prosegue con l’argomentare gli ultimi anni di Harry Potter e il sorgere delle anime dell'ormai affermata J.K. Rowling, come quella di sceneggiatrice, e della Rowling sotto mentite spoglie e scrittrice di gialli.

La gestazione di HP è chiaramente più complessa e ha dato il la (per rimanere in tema con i riferimenti musicali di cui parte del libro è disseminato) all'affermazione di Joanne: per raccontare tutto quel che sta avvenendo dopo si comprende l’intenzione della Lenti di mantenere la stessa velocità e intensità di analisi oltre che di narrazione delle vicende biografiche, ma non le riesce fino in fondo, anche proprio malgrado: dedicare 300 pagine al fenomeno Harry Potter e al relativo Potter-verso “dentro e fuori le pagine” e poi cercare di fare lo stesso con le nuove esperienze letterarie e con ben due progetti che nascono solo squisitamente per il teatro (Harry Potter and the Cursed Child) e per il cinema (Fantastic Beasts and where to find them, ovvero la pentalogia in itinere) è un’impresa che ha del fantastico, ma anche del prematuro, a essere del tutto onesti, e ovviamente gli addetti ai lavori si aspettavano qualcosa di più di una raccolta di dati su tutte le donazioni, le partecipazioni mondane, le interviste o le aste.

La Lenti è riuscita a far trapelare la forte verve creativa di JKR ma non sembra il nodo centrale dei capitoli che, soprattutto verso la fine, sembrano solo una prolissa cronologia poco critica. È questo che manca alla seconda parte del saggio: una ricca speculazione, e quell’intenso e vivace, complesso e sentito approfondimento che di certo non manca – anzi, appassiona quasi quanto un romanzo – nella prima parte. Certo appare che non sia stato del tutto possibile usare lo stesso approccio e soprattutto è impensabile a oggi trovare la stessa quantità di informazioni, la stessa ricchezza di dettagli, e questo sbilanciamento si avverte fortissimo.

A parere di chi scrive ciò coincide anche con il peso che il dopo Potter ha avuto in questi anni.  Seppure parliamo di quattro opere – anche diverse tra loro – contro una, il divario e la presa sui lettori è palesemente diversa. E tra quei lettori c’è, senza dubbio, anche Marina Lenti. Il dopo Potter risulta, dunque, un territorio ancora molto fumoso: o è tutto da esplorare e averlo fatto nel 2016 è stato prematuro – soprattutto nel caso di Animali Fantastici -  o, in realtà, non c’è niente da dire in merito. Se così fosse, però, si sarebbe potuto sottolineare in qualche modo; quindi è ben probabile che il voler riportare fedelmente tutti gli accadimenti senza poter sviluppare a fondo una analisi critica sia stato come preparare il terreno a una futura analisi maggiormente supportata da riflessioni e speculazioni critiche.

C’è anche un altro aspetto. La Lenti studia da più di dodici anni il fenomeno Harry Potter, lo ha analizzato e sviscerato sotto numerosi aspetti con numerosi libri e conferenze, in cui ha proposto intuizioni brillanti e singolari che le sono valse a pieno titolo “la massima esperta di Harry Potter in Italia”, e dopo questa pubblicazione, certamente, ha dimostrato di essere la candidata prima a diventare la massima esperta di tutto il Rowling-verso, un po’ come l’architetto Arnaldo Bruschi di Donato Bramante, Paolo Gulisano di J.R.R. Tolkien o Giorgio Colli di Friedrich Nietzsche.

Tuttavia il saggio si conclude ottimamente, la Lenti riesce a chiudere in modo estremamente convincente l’ideale cerchio che ha tracciato e questo risultato mi porta a fare delle osservazioni conclusive molto ottimiste: si tratta di un lavoro sincero e appassionato, molto sentito, e chi scrive sostiene che ci siano numerose affinità tra le due autrici (a parte il conto in banca, come la stessa Lenti spesso sottolinea). Tutto questo emerge dalla lettura, e il consiglio spassionato è quello di riprendere a tempo debito la seconda parte del saggio e ristrutturarla su basi più solide e approfondimenti più consolidati. I presupposti per diventare un ottimo testo universitario ci sono tutti ed è certo che il sodalizio tra la Lenti e J.K. Rowling non si esaurirà qui.