Parlando con un giornalista della BBC all’epoca della pubblicazione di Il seggio vacante (2012) riguardo alla possibilità di tornare a scrivere di Harry Potter e del suo mondo, J.K Rowling aveva affermato:

Se avessi un’idea favolosa che venisse fuori da quel mondo […] lo farei. […] Ma non voglio tornare meccanicamente in quel mondo scegliendo un mucchio di cianfrusaglie, incollarle assieme e dire: “Ecco qua, possiamo venderle (1).

Harry Potter and the Cursed Child.
Harry Potter and the Cursed Child.

La saga di Harry Potter si sviluppa in sette volumi. Il numero sette ha un profondo significato alchemico (2),  ma è anche quello degli anni dell’istruzione superiore in Gran Bretagna. A un elemento preesistente, che Rowling ha semplicemente incorporato nei romanzi, si lega la maturazione di Harry e dei suoi amici, che crescono e cambiano mentre si trovano a dover affrontare una serie di situazioni straordinarie. Con la sconfitta di Voldemort la vicenda è conclusa, non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro, e infatti per diversi anni Rowling ha dichiarato che non avremmo mai seguito le vicende di un Harry Potter adulto. Gradualmente da un totale rifiuto circa la possibilità di scrivere nuove storie la scrittrice è passata a una posizione più possibilista, legata all’eventuale nascita di un’idea importante.

Di uno spettacolo teatrale incentrato su Harry Potter si è iniziato a parlare il 20 dicembre 2013, con un comunicato stampa che parlava di esplorare “la storia mai narrata dei primi anni di Harry come orfano e reietto”. Un progetto evidentemente cupo, visto che l’infanzia di Harry non può che essere stata infelice e solitaria, ma anche privo di sbocchi. Per quanto Harry sia stato trattato male dagli zii e dal cugino, questi non possono essere considerati dei veri e propri antagonisti perché nei romanzi la scrittrice non li ha mai tratteggiati così. Sono persone meschine e ottuse, ma un vero scontro fra Harry e la famiglia in cui è cresciuto non c’è mai stato, e una narrazione di piccole sopraffazioni quotidiane sarebbe triste e deprimente ma non avrebbe un vero sbocco. L’unico finale possibile per una storia di questo tipo si trova nel sorprendente arrivo di Hagrid con la lettera di ammissione a Hogwarts, episodio già narrato in Harry Potter e la pietra filosofale. L’inevitabile perdita dell’effetto sorpresa avrebbe trasformato la storia in una rappresentazione prevedibile e inutile. In più il protagonista sarebbe dovuto essere un bambino, con tutte le difficoltà legate al trovare un attore bambino dalle capacità interpretative già mature e anche dai limiti imposti dalla legge sul tempo che il bambino stesso avrebbe potuto dedicare a prove e spettacoli.

Una scena da Harry Potter e i Doni della morte – Parte 2. L'episodio, che conclude la saga letteraria e cinematografica, è diventato il punto d'inizio della rappresentazione teatrale Harry Potter e la maledizione dell'Erede. 
Una scena da Harry Potter e i Doni della morte – Parte 2. L'episodio, che conclude la saga letteraria e cinematografica, è diventato il punto d'inizio della rappresentazione teatrale Harry Potter e la maledizione dell'Erede. 

A distanza di qualche mese, nel giugno del 2014, la storia appare completamente cambiata: i protagonisti sono un Harry Potter adulto, impegnato con il suo lavoro presso il Ministero della Magia e nel ruolo di padre di famiglia, e suo figlio Albus Severus. Il titolo è quello che conosciamo: The Cursed Child.

Perché J.K. Rowling è tornata in un mondo in cui per anni aveva detto che non sarebbe tornata? L’idea per la saga era nata nella sua mente nel corso di un ormai famoso viaggio in treno nell’estate del 1990. Il primo romanzo è stato pubblicato nel 1997, l’ultimo nel 2007. Diciassette anni sono un periodo molto lungo da trascorrere in compagnia degli stessi personaggi. Se per i lettori i protagonisti della saga non sono personaggi immaginari ma persone reali, nei confronti delle quali provano sentimenti molto forti, quanto più forti devono essere i sentimenti di colei che li ha creati? Di colei che li conosce meglio di chiunque altro perché sa anche ciò che non è stato narrato, le decisioni che avrebbero potuto prendere e che non hanno preso? Inoltre Harry e gli altri hanno comportato cambiamenti enormi nella vita di Joanne, trasformandola da ragazza madre disoccupata e povera a persona dall’enorme successo, e la scrittura le ha consentito di affrontare il suo demone personale, la depressione. Unendo questi fattori alle continue curiosità dei lettori, al loro desiderio di conoscere nuovi dettagli sui personaggi quando non di avere nuove storie, la scrittrice è tornata sui suoi passi.

Harry Potter and the cursed child
Harry Potter and the cursed child

Quella che abbiamo dunque è una storia di Harry adulto e del suo difficile rapporto con uno dei figli, mentre l’artificio magico intorno a cui ruotano le vicende è una giratempo. Basta solo il nome giratempo per provocare nei lettori un piacevole brivido di riconoscimento e per riportarli alle atmosfere della saga. Quando, nell’autunno del 2016, Luigi Spagnol, che oltre a essere il presidente di Salani è il traduttore di Harry Potter e la maledizione dell’erede, ha presentato il nuovo libro, ha parlato della sensazione di un ritorno a casa nel trovarsi di fronte una strillettera. Quella era l’atmosfera, quelli erano i luoghi che conosceva e che gli erano mancati, anche se fino a quel momento non se ne era reso conto.

L'eredità di Harry Potter, un classico che fa crescere i lettori

L'eredità di Harry Potter, un classico che fa crescere i lettori

Articolo di Martina Frammartino Giovedì, 22 settembre 2016

Chi legge Harry Potter ha più "poteri" nella vita? Un'indagine di Doxa interroga i lettori di J.K. Rowling.

Leggi

La nuova opera gioca su questi sentimenti. Nella trama compare una giratempo? Ecco che scatta il riconoscimento e che le nostre emozioni ne vengono influenzate. Per la verità se guardiamo i romanzi di giratempo se ne vedono poche. In Harry Potter e il prigioniero di Azkaban quella ricevuta in prestito da Hermione è fondamentale, ma l’unica menzione successiva le vede tutte distrutte nel corso della battaglia che chiude Harry Potter e l’Ordine della Fenice. Questo per un motivo ben preciso: il rischio d’incappare in un paradosso temporale è altissimo. La stessa Rowling è finita in questa trappola quando ha consentito all’Harry del futuro di salvare sé stesso tre ore nel passato, azione che non avrebbe potuto compiere se nel suo passato non fosse stato salvato da qualcuno, nello specifico dal futuro sé stesso. Per le successive vicende, fortunatamente, non c’era alcun bisogno di balzi temporali e la scrittrice ha potuto eliminare un elemento che rischiava di creare più problemi di quanti non ne avrebbe risolti.

La maledizione dell’erede riporta in scena vecchi elementi familiari a chi ama il mondo di Harry Potter ma non propone nulla di nuovo, e questo è uno dei problemi della storia. Fin dal primo viaggio a Diagon Halley in compagnia di Hagrid il lettore, al pari del giovane Harry, è continuamente affascinato da tutte le meraviglie che incontra, e anche nel momento in cui Hogwarts diventa familiare e in qualche modo “normale”, la sorpresa è sempre dietro l’angolo. Nuove creature, nuove magie e nuovi oggetti straordinari continuano ad arricchire il mondo, e quest’arricchimento va avanti per sette libri. Nella Maledizione dell’erede non c’è niente di tutto questo. Torniamo in un mondo familiare, ma ciò che troviamo è solo questo: un mondo familiare. Noto, rassicurante e privo di sorprese. Certo, ci sono le sorprese date dallo svolgersi della vicenda, ma il mondo magico ha perso la sua vitalità.

Se pensiamo a un’altra opera praticamente contemporanea alla Maledizione dell’erede, il film Animali fantastici e dove trovarli, scopriamo che qui quella vitalità è ancora presente. Creature come gli Obscuri e i Velenotteri non sfigurano affatto al fianco di creazioni precedenti quali i Dissennatori e i Thestral, e la valigia di Scamander è capace di lasciare tutti a bocca aperta per lo stupore. È vero che un film consente effetti speciali impossibili in una rappresentazione teatrale, ma la mancanza di qualcosa di realmente nuovo si sente. Una differenza fondamentale è data dal fatto che, mentre la sceneggiatura di Animali fantastici e dove trovarli è stata scritta da J.K. Rowling, che ha nuovamente dato prova della sua inesauribile fantasia, quella di La maledizione dell’erede è stata scritta da John Tiffany e Jack Thorne. Senza nulla togliere a due seri professionisti, le loro doti autoriali non sono paragonabili a quelle di Rowling.

La sensazione di già visto che caratterizza il mondo si sente anche nella trama. Per quanto a un primo sguardo si percepiscano numerosi colpi di scena, quello che avviene ripetutamente è un viaggio nel tempo per modificare il passato. Due viaggi si svolgono durante la prima prova del Torneo Tremaghi, altri due durante la seconda, un ulteriore viaggio durante la terza e infine due gruppi separati di maghi buoni, Albus Severus e il suo amico Scorpius prima, e Harry e gli altri poi, compiono il viaggio fino al momento dell’omicidio dei genitori di Harry. Sette viaggi in tutto, uno schema che non può non diventare ripetitivo.

Anche lo sviluppo dei personaggi desta parecchie perplessità. Ron è una semplice macchietta che dovrebbe far ridere e non ci riesce. Harry come padre si rivela un vero disastro, e anche se la fama non comporta automaticamente doti da bravo genitore è indubbio che avrebbe potuto fare di meglio. Il riavvicinamento finale fra lui e Draco sembra più l’appagamento di un’istanza nata nel mondo delle fanfiction che altro. Quanto alla figlia di Voldemort e Bellatrix, si tratta di un elemento che non ha alcuna base nei romanzi. Tecnicamente fra il ritorno di Voldemort e la sua morte il tempo per il concepimento e la nascita di una figlia c’è stato, ma i romanzi non hanno mai accennato ad alcun tipo di attrazione fra i due, con il primo che è senza dubbio refrattario a ogni tipo di contatto fisico, e la totale assenza di qualsiasi elemento che potesse far anche solo sospettare una gravidanza della seconda. Insomma si tratta del classico deus ex machina, soluzione comoda per risolvere un problema difficile ma tutt’altro che convincente. La storia riesce a demolire persino Cedric, pur senza mostrarlo in azione. Immaginare il ragazzo in gamba e generoso dei romanzi diventare un Mangiamorte a causa di una figuraccia significa sminuire totalmente il suo senso della giustizia e la sua moralità.

Noma Dumezwen
Noma Dumezwen

A fronte di questi difetti vi sono aspetti positivi, primo fra tutti l’ammonimento al fatto che non è possibile vivere nel passato e che bisogna accettare i propri errori, imparare la lezione che hanno da offrire e andare avanti. O ancora, vediamo quanto sia facile la nascita di incomprensioni anche fra persone che si vogliono bene, quanto sia devastante la forza delle parole pronunciate con rabbia, come non sia sufficiente essere brave persone per riuscire a comportarsi nel modo migliore e come non bisogna mai giudicare nulla e nessuno dalle apparenze. Involontariamente abbiamo anche avuto un messaggio della Rowling contro il razzismo, quando la scrittrice ha approvato la scelta dell’attrice di colore Noma Dumezweni per il ruolo di Hermione Granger spiegando che non era male l’idea di un’Hermione di colore. Affermazione condivisibile… se solo l’Hermione dei romanzi fosse stata di colore. Stravolgere quel che è già stato scritto, anche se fatto con le migliori intenzioni, ha il solo effetto d’indebolire tutta la struttura.

Harry Potter e la maledizione dell’erede tratta temi importanti, peccato solo che lo faccia non come opera autonoma, capace di reggersi sulle sue gambe, ma come ulteriore tassello di una saga senza però essere all’altezza di ciò che lo ha preceduto.

Note

1) Marina Lenti, J.K. Rowling. L'incantatrice di 450 milioni di lettori, Edizioni Ares, Milano, 2016, pag. 351.

2) Un testo che analizza attentamente i significati nascosti dei romanzi di Rowling è Marina Lenti, La metafisica di Harry Potter, Camelozampa, Padova, 2012.