Da pochi giorni è stato rilasciato il trailer ufficiale di Jumanji: Benvenuti nella Giungla e internet è già in subbuglio, persino Wired Italia è arrivata a redarre uno sfogo passionale in risposta ai quei pochi minuti di pellicola. I fan che nel 1995 avevano supportato la pellicola originale si sono spezzati in due fronti in forte disaccordo e pronti a darsi battaglia. Il fulcro massimo delle ostilità pare essere rappresentato dal fatto che il film non orbiti più attorno a un gioco in scatola, bensì a un videogame. Blasfemia, tragedia, onta!

Una volta rassegnati alla propria anzianità, tuttavia, non risulta così strano pensare che il concetto di ludicità arcaica si sia spostato negli anni dal gioco da tavolo al videogame di prima generazione. Nel momento stesso in cui questa realizzazione si fa spazio nella sfera della consapevolezza ci si rende conto che tutta la questione sia un diversivo per distrarre da mutazioni più ingombranti. Senza scomodare la memoria storica, basta scrutare indietro di qualche mese per ritrovare un caso dalle tinte molto simili che ha fatto leva su un “provocatorie” scelte pur di far parlare solamente delle peculiarità superficiali: Ghostbusters.

Ghostbusters

Ghostbusters

Articolo di Emanuele Manco Lunedì, 25 luglio 2016

La recensione del divertente remake del film di Ivan Reitman del 1984.

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Questo metro di paragone, flop al botteghino e tiepidamente accolto dalla critica, potrebbe sembrare provocatorio, ma incarna alla perfezione uno degli approcci più comuni con cui le produzioni cinematografiche d’alto profilo stanno muovendo le proprie pedine. I remake/reboot risultano investimenti “sicuri”, forti di un bacino d’utenza già fidelizzata, ma è oggi necessario rimaneggiare i vecchi prodotti in modo comunichino alla contemporaneità ma anche perché si adattino ai gusti del mondo globalizzato.

La Cina ha dimostrato di fare una differenza enorme sugli incassi del blockbuster (The Fate of the Furious ha intascato dai cinesi circa 400 milioni di dollari, per dirne una) e l’intera Hollywood sta puntando a poppare da quel seno. Va infatti considerato che la nazione sinica importa annualmente un numero limitato di film statunitensi (e alla proiezione viene anteposta la propaganda socialista, ma questa è un’altra storia) e che i finanziatori sono pronti a spintonare e tagliare gole pur di essere tra i pochi selezionati, finendo col farcire le pellicole con esposizioni ridondanti e messaggi poco provocatori pur di non scontentare nessuno.

Eccoci dunque al trailer di Jumanji: Benvenuti nella Giungla. Fino all'uscita, gennaio 2018, non si potranno definire con certezza i traguardi raggiunti dalla sua narrativa, ma resta certo che i video promozionali siano sintomatici del come gli esperti di marketing vogliono sia percepita la pellicola e in questo caso gli intenti finiscono con l’adeguarsi in tutto e per tutto alle necessità commerciali sopra esplicitate. L’originale del 1995, va ricordato, era stato estrapolato da un libro di Chris Van Allsburg adattato in sceneggiatura dallo stesso a quattro mani con Jonathan Hensleigh (Il Santo, Die Hard, The Punisher) e raccontava di personaggi tutti disturbati che dovevano affrontare forzatamente i loro problemi in un contesto reale, il tutto colorito da estetiche e contenuti inadatti alla distribuzione su larga scala.

Dwayne “The Rock” Johnson è stato molto cauto nel collocare la pellicola da lui coprodotta e interpretata. Schivando l’etichetta di reboot/remake ha oculatamente usato il suo profilo Instagram per definire la sua creatura come una “continuazione” delle avventure di Allan Parrish (personaggio di Robin Williams nell’originale), una visione parallela e indipendente dello specifico mondo ludico. Questo andrebbe a creare dei palesi paradossi temporali se affiancato al predecessore, ma è più interessante dare risalto all’implicita ammissione di allontanamento dal proprio retaggio, al desiderio viscerale di promuoverlo come entità autonoma,

Benvenuti nella Giungla, proprio come Ghostbusters, non vuole tanto parlare ai vecchi fan quanto agganciare una nuova covata di spettatori, magari al costo di fare leva su genitori nostalgici. A primo acchito, reduci dal trailer, si avrebbe l’impressione i protagonisti non siano più segnati da disturbi mentali bensì abbiano la guisa di adolescenti stereotipati, che il pericoloso mondo quotidiano sia divenuto una giungla virtuale e che le brutture della concretezza vengano sovrascritte da portentosi avatar sintetici. Che possa esserci un approccio diverso lo si evince anche quando si osserva che i testi sono curati da Chris McKenna, conosciuto per commedie brillanti e spensierate quali La ragazza della porta accanto e LEGO Batman. Un vero e proprio mondo a parte che, a tempo debito, dovrà essere valutato come entità individuale.

Zathura: ecco Jumanji 2

Zathura: ecco Jumanji 2

Articolo di RC Sabato, 8 maggio 2004

L'avventuroso "Gioco" che risveglia esseri incredibili si trasferisce nello spazio

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Come postilla, desidero ricordare che sia già reperibile un sequel spirituale di Jumanji tratto sempre dagli scritti di Allsburg: Zathura – Un’avventura spaziale. Uscito nel 2005 esplora le vicende di una coppia di fratellini che si imbattono in un gioco in scatola a tema spaziale capace di catapultare nel loro mondo gli orrori della fantascienza anni ‘60. All’epoca era stato ben accolto dalla critica e martoriato al botteghino, oggi nessuno ne parla più. Non sorprende che Hollywood preferisca puntare i propri averi su cavalli meno vulnerabili.