È la nave che ha fatto la rotta di Kessel in meno di dodici parsec! Ho lasciato indietro le navi stellari dell'Impero! Non le navi mercantili, quelle è uno scherzo. Parlo delle più veloci navi da guerra imperiali! È abbastanza veloce per te, vecchio?

Uno dei momenti culminanti di Solo: A Star War Story è tutto dentro questa frase. Si tratta di una frase che nell’originale Guerre Stellari, ormai noto come Star Wars Episodio IV: Una Nuova Speranza, servì a introdurre sia l’astronave Millennium Falcon che la sbruffoneria del personaggio, presentato come una canaglia della quale non prendere per buono nulla di quanto dice.

S’intuiva che il personaggio aveva un passato burrascoso ma la cosa rivestiva una importanza relativa. La grande avventura nella quale era già coinvolto suo malgrado era già cominciata, così come un arco narrativo che lo avrebbe trasformato da cinico delinquente inaffidabile a eroe della Ribellione.

Solo: A Star Wars Story
Solo: A Star Wars Story

Solo: A Star Wars Story diretto da Ron Howard si occupa di fare luce su quel passato, a cominciare dalla fuga del giovane Han Solo (Alden Ehrenreich) da Corellia, il suo pianeta di origine, fino agli eventi che lo hanno portato a percorrere la mitica “rotta di Kessel”, spiegandoci di passaggio come sia riuscito a percorrerla a una distanza inferiore rispetto a quella nota, di venti parsec.

Parlo di distanza, perché è noto che nel 1977 il dialogo sembrava usare in modo errato il parsec come unità di tempo anziché di spazio. In tempi recenti, la definizione più esatta della rotta di Kessel nell'Universo Espanso ha dato una spiegazione più o meno autentica di una questione dibattuta per anni dal fandom, della quale si occupato persino l'astrofisico Neil deGrasse Tyson.

Star Wars: Kessel Run: This Is Why Han Solo Says "Parsecs"

Star Wars: Kessel Run: This Is Why Han Solo Says "Parsecs"

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Ma quello della rotta di Kessel in realtà non è l’unico puntello messo alla saga di Star Wars dalla sceneggiatura scritta da Lawrence Kasdan, veterano della saga e cineasta filologo, insieme al figlio Jon.

Questo prequel è costruito attorno all’esigenza di raccontare alcuni punti chiave della mitologia della galassia lontana lontana: l’inizio dell’amicizia con il wookie Chewbacca (Joonas Suotamo); il primo incontro con Lando Carlissian (Donald Glover) e l’astronave Millennium Falcon, che a tutti gli effetti è un personaggio tanto quanto gli umani; il momento in cui Han ne viene finalmente in possesso vincendola al gioco.

Solo: A Star Wars Story
Solo: A Star Wars Story

Per riempire lo spazio tra questi punti fermi, altre situazioni e soprattutto le interazioni con una compagnia eterogenea di personaggi: un amore di gioventù (Qi’ra, interpretata da Emilia Clarke); un mentore dalla moralità discutibile (Tobias Beckett, Woody Harrelson); un cattivo da ingannare e sconfiggere (Dryden Vos, Paul Bettany); una droide con funzioni di spalla del tutto imprevedibile (L3-37, Phoebe Waller-Bridge in motion capture); la compagna di Beckett nella parte della bella donna d'azione (Val, interpretata da Thandie Newton).

Per mettere quindi in scena il percorso che porta un delinquentello che gioca a fare il duro, ma in realtà è ancora capace di sentimenti ad essere il duro che nel film originale sparava per primo, Lawrence e Jon Kasdan attingono a piene mani all’Universo Espanso, stabilendo con chiarezza alcuni punti di riferimenti probabili non soltanto per un seguito di questo film, ma anche per i programmati spin off di Rian Johnson e David Benioff e D.B. Weiss.

Solo: A Star Wars Story
Solo: A Star Wars Story

La natura antologica e documentale del film, in una saga che era già citazionista ai suoi albori, non impedisce a Solo: A Star Wars Story di essere uno scanzonato viaggio nell’avventura e nell’immaginazione, nel quale troviamo di tutto: guerra, amore, avventura, storia di formazione, western e un pizzico di fantascienza. Grande e giustificata assente per la quasi totalità del film la magia della Forza, visto che siamo in un periodo oscuro, nel quale deve ancora scoccare persino la scintilla della Ribellione.

La dinamica tra i personaggi è quella della banda di personaggi male assortiti, messo insieme dalle circostanze, nella quale ognuno ha un proprio scopo da raggiungere ed è molto più che riluttante a fidarsi dei propri compagni di avventura, perché ognuno potrebbe agire per i propri interessi nel momento più inaspettato.

Solo: A Star Wars Story
Solo: A Star Wars Story

Se non c’è tensione nel seguire le vicende di Han, Chewie e Lando, visto che sappiamo bene cosa li aspetta nel loro futuro, non ci sono molti motivi d’interesse verso le figure aggiuntive, veri e propri innesti di retro-continuity problematici da conciliare con quanto abbiamo visto, che pertanto sappiamo destinati a uscire di scena prima o poi. Figure appena abbozzate e tutto sommato stereotipate.

La tensione potrebbe quindi generarsi nell’aspettativa sul come e quando accadranno gli eventi, più che sugli eventi in sé, prevedibili per il concetto stesso di prequel. In questo caso la sceneggiatura difetta, perché quelle che dovrebbero essere sorprese sono più o meno nel momento atteso.

Solo: A Star Wars Story
Solo: A Star Wars Story

Risulta fastidioso poi l’”effetto oracolo” di alcune battute, che vogliono profetizzare al protagonista il suo futuro, fin troppo facili a farsi con il senno di poi. Appare forzoso l’innesto di un collegamento tra le vicende del tutto personali di Han e il futuro della Ribellione.

È probabile che senza tutti i punti elencati prima, senza gli innesti di retro-continuity, e con nomi diversi dei personaggi, rimarrebbe un’avventura spaziale come ne abbiamo viste parecchie, godibile come passatempo, ma sicuramente dimenticabile dopo poco. 

Lo spettacolo, è bene ribadirlo, non manca, pertanto la missione dell’intrattenimento è assolta. Il mito, per questa volta, resta a dormire.