Il progetto è senza dubbio ambizioso: mettere in scena il pilastro per eccellenza della letteratura italiana. Dante Alighieri in persona prende vita e forma nelle pagine di Eternal War, la trilogia di Livio Gambarini, di cui di recente è stato pubblicato il secondo volume, Vita Nova, per l’editore Acheron Books. Per quanto non sia lui il protagonista della storia, in cui troneggia un titanico Guido Cavalcanti, tutti gli occhi sono puntati su di lui, sulla sua Beatrice e sulle vicende dell’amore e della poetica che portano Dante a diventare il protagonista assoluto della nostra letteratura. Se lo scopo di Gambarini è creare, con la sua ambientazione, un contesto familiare per il lettore, l’obiettivo è senza dubbio raggiunto: dal primo grado di scuola fino alla moneta da 2 euro, Dante vive nel nostro immaginario quotidiano e lo infarcisce delle sue immagini.

Eternal War - Gli eserciti dei santi
Eternal War - Gli eserciti dei santi

Ridotto al ruolo di personaggio secondario nel primo libro della trilogia, Dante catalizza l’attenzione del lettore in questo Vita Nova, che non a caso riprende le tappe che hanno portato all’omonima opera dantesca: Guido Cavalcanti, protagonista della trilogia, riunisce in sé la figura dell’eroe e del mentore, trascinando con sé Dante nella scoperta del potere della poetica, un potere che, come lascia intendere la stessa poesia Stilnovista, di cui Cavalcanti e Dante sono due capisaldi, trascende il semplice elemento di letteratura. La poesia diventa non solo mezzo per ottenere Fama, ma anche un modo per accedere a quel mondo di spiriti che affolla la poesia di entrambi gli autori.

L’opera di Gambarini si presenta quindi come una grande scommessa: da un lato, Eternal War si situa nel tradizionale mondo del fantasy storico medievaleggiante, cui siamo abituati fin dai suoi esordi negli anni ’70 (basti pensare all’ormai televisivamente noto Outlander di Diana Gabaldon, ma anche a Katherine Kurtz con i suoi Deriny, o a Randall Garrett con il suo Lord Darcy) e che qui in Italia affonda radici profonde soprattutto grazie alle opere di Cecilia Randall (dalla serie di Hyperversum fino al più recente Magister Aetheris, che prosegue la storia dell’Italia medicea iniziata con Gens Arcana). Dall’altro, trasporre questo quadro nella realtà più tipicamente italiana: come in Gens Arcana, siamo a Firenze, ma nella Firenze più studiata sui libri di scuola, quella di Dante.

<i>Outlander</i> di Diana Gabaldon
Outlander di Diana Gabaldon

Ora, da un lato il panorama editoriale italiano sembra ben orientato verso la produzione di narrativa storica, che mantiene, nel nostro Paese, un discreto e inossidabile fascino. Dall’altro lato, però, l’inserimento dell’elemento fantastico in un testo storico potrebbe suscitare perplessità. Il Fantasy storico, in effetti, si pone come opposizione tra due estremi: la presenza di elementi forse non sempre reali, ma sicuramente realistici, spiazza quel normale patto narrativo tra lettore e autore che porta il lettore a capire che tipo di storia ha per le mani. Nel primo volume di Eternal War, L’esercito dei Santi, la polarizzazione tra l’elemento fantastico e quello realistico è per la verità molto evidente: il romanzo è composto da due piani narrativi, uno incentrato su Guido Cavalcanti e uno sullo “spirito guida” della sua famiglia, l’Ancestrarca Kabal. La differente prospettiva è resa, anche graficamente, dall’utilizzo di due font diversi per i due piani, quello storico di Guido e quello fantastico di Kabal: il lettore può quindi facilmente orientarsi tra cosa è realistico e cosa no, pur comprendendo in che modo un piano di realtà influenzi l’altro. In Vita Nova questa dicotomia scompare: abbiamo ancora la distinzione tra i due piani, facilitata dall’uso del font diverso, ma alcuni personaggi guadagnano la capacità di spostarsi dall’uno all’altro, rompendo il perfetto equilibrio tra i due piani dell’essere, chiamate, nel testo, Lande e Materia. La polarizzazione del primo volume si frantuma, in Vita Nova. E d’altra parte, se possiamo accettare che il fantasy rappresenti un modello conoscitivo, che permette di dare un senso ad aspetti della storia (e del mondo) che sono esclusi dai principali discorsi storici, l’operazione di Gambarini è senz’altro interessante: l’origine della poetica dello Stilnovo, ed elementi che confluiranno nella stessa Divina Commedia, ricevono una spiegazione che, se non verosimile, è comunque molto godibile per il lettore, che riconosce i riferimenti letterari e, allo stesso tempo, non infastidisce il lettore che non li riconosce.

Hyperversum Next
Hyperversum Next

La fusione tra i due piani, realistico e fantastico, ci ricorda che quello che abbiamo tra le mani è un libro che si serve della storia per creare narrativa: ma questo è, in realtà, quello che succede a ogni fiction storica, che contenga fantastico oppure no. Il romanzo storico, infatti, ha proprio come scopo quello di sovvertire il “pensiero mainstream” sul passato, avvicinando la materia storica, che è lontana dalla nostra sensibilità, o dalla nostra esperienza, moderna, trasformandola in una forma che noi possiamo leggere e comprendere, attraverso i nostri schemi mentali. Il passato non è, dopotutto, così diverso da un mondo fantastico: è un mondo straniero, letteralmente altro rispetto al nostro, ricco di orrori e di caos. Il romanziere e lo storico cercano, entrambi, di mettere a freno questo orrore, trovando un modo di creare una relazione tra quel mondo sconosciuto che è la storia e il nostro mondo. Non è altro, insomma, che un passaggio da un mondo ordinario, il nostro, a un mondo straordinario, il passato (come dimostra in modo più che chiaro il già citato Hyperversum di Cecilia Randall).

L’operazione del fantasy storico, dunque, si serve di qualcosa che assomiglia per il lettore al passato che conosce, per poi modificarne in qualche modo l’immaginario, in un modo che può essere più o meno sorprendente (meno sorprendente in Hyperversum, dove il fantasy serve solo come portale, più sorprendente in Eternal War, in cui il fantastico serve per spiegare e, a volte, piegare il passato). Se il romanzo storico partecipa di un gioco basato su fonti vere o presunte, il fantasy storico utilizza questa tecnica in modo ancora più profondo: leggiamo quella che pensiamo essere la verità, sapendo che non è la verità. Ma mentre il romanzo storico può fingere di essere reale, il fantasy storico ci aiuta a osservare quello che leggiamo con la consapevolezza che non sia reale.

Il lettore è quindi obbligato ad accettare che quello che sta leggendo sia una costruzione dell’autore, molto più di quanto sia indotto a farlo da un romanzo storico. Ecco perché questo genere può essere considerato come un modo, divertente e particolare, di fare storia: giocare con dati reali, provenienti da fonti che non possono essere messe in dubbio, e mostrare come esse possano essere utilizzate per creare qualcosa che realistico non è. E, forse, farci riflettere su quanto poco di realistico ci sia in quello che noi consideriamo, normalmente, reale.

Fonti:

-          The Cambridge Companion to Fantasy Literature, ed. Edward James, Farah Mendlesohn, cap. 20: Veronica Schanoes, “Historical Fantasy”, pp. 236-247.

-          Jerome De Groot, Remaking History: the Past in Contemporary Historical Fictions, spec. Pp. 14-17.

-          Farah Mendlesohn, Edward James, A Short History of Fantasy, pp. 97-100.