Premessa: questa è la recensione dei primi due episodi della prima stagione di Picard, la serie prodotta da CBS Television Studios in associazione con Secret Hideout e Roddenberry Entertainment che sarà disponibile nel nostro paese in esclusiva sulla piattaforma Prime Video con un episodio a settimana dal 24 gennaio 2020, in versione originale, doppiata e sottotitolata.

È importante stabilirlo subito perché, due episodi su 10, da un punto di vista narrativo, sono come 40 minuti su due ore. Ovvero praticamente il primo atto di un film.

Pertanto giudicare l'intero prodotto non è scopo di questo articolo, ma possiamo ragionare su cosa emerge da questi primi due episodi.

La storia (no spoiler)

Sono passati 18 anni dagli eventi del film La nemesi, nel quale il Capitano Jean Luc Picard (Sir Patrick Stewart) comandava l'astronave Enterprise E. Ormai ritiratosi dal servizio attivo, per motivi il cui approfondimento inizierà già in questi primi due episodi, gestisce in tranquillità il vigneto di famiglia. I tempi in cui era un ufficiale attivo sono ormai passati. Ma nei sogni fa improvvisamente la sua comparsa un vecchio amico: il signor Data (Brent Spiner). Nel frattempo la vita della giovane ricercatrice  Dahj (Isa Briones) sta per essere sconvolta da misteriosi killer che le danno la caccia. La ragazza chiede aiuto a Picard, guidata da una percezione che non sa spiegarsi. Per aiutarla Picard dovrà lasciare il suo ritiro per riprendere una vita di pericoli, senza più la forma di un tempo.

Picard - Patrick Stewart e Isa Briones 
Picard - Patrick Stewart e Isa Briones 

D'altra parte ormai Picard e la Federazione non si fidano più l'uno dell'altra, pertanto l'ex Ammiraglio non gode più degli stessi appoggi di un tempo, pertanto quindi dovrà arrangiarsi in qualche modo, cercando una nuova astronave e nuovi compagni di viaggio per un'avventura che si preannuncia pericolosa, affrontando probabilmente un complotto infiltrato fin dentro la Federazione.

Picard: gli obiettivi

A chi è indirizzato Picard? Chiaramente al pubblico più ampio possibile, non solo i fan di Star Trek che hanno aspettato per 18 anni un possibile ritorno di Picard.

I primi due episodi si occupano pertanto di presentare il più possibile l’ambientazione e i personaggi, cercando di aggirare le trappole dell’infodump in modo creativo. In tal senso è da intendersi l’intervista che viene rilasciata da Picard a una giornalista televisiva, utile sia all’introduzione del personaggio sia ad accennare a due eventi cataclismatici sui quali si basa l’ambientazione della serie.

Picard
Picard

A parte Picard e Data, nei primi due episodi non appaiono personaggi di serie o film precedenti – già sappiamo che ne vedremo più avanti – pertanto un discreto spazio è riservato alla presentazione dei nuovi. A cominciare da Dahj, per proseguire con la Dottora Agnes Jurati (Alison Pill) del Daystrom Institute, i romulani Laris (Orla Brady) e Zhaban (Jamie McShane) che collaborano con Picard alla gestione della tenuta e non solo, il misterioso Narek (Harry Treadaway) ufficiale romulano ingaggiato in un progetto di esplorazione di un relitto di una nave Borg, fino a Raffi Musiker (Michelle Hurd) i cui pregressi burrascosi con Picard scopriremo di certo più avanti. Menzione d’onore per il nuovo Numero Uno di Picard, che lascio a voi scoprire.

Picard: alla (ri)scoperta di un mito

Jean Luc Picard non è più il Capitano o l’Ammiraglio. La Federazione non si prostrerà ai suoi piedi e non gradirà molto il suo ritorno all’azione. Il perché lo cominciamo a capire subito, ma di certo c’è molto altro. Quello che è possibile osservare è che, se già il Picard che conoscevamo era in fondo uno studioso in seno a un corpo militare, capace anche di combattere, ma essenzialmente più interessato al suo ruolo di esploratore dell’ignoto, adesso ha altri obiettivi. Se Picard era un guerriero riluttante in gioventù, figuriamoci in vecchiaia, con un corpo che ovviamente non può reagire con la stessa prontezza. Ora come allora, Picard ha saldi principi e grande fibra morale, nonché profonde convinzioni su cosa debba essere la Federazione. Le sue grandi motivazioni potrebbero essere scambiate, in assoluta buonafede, per ricerca di vanagloria. Chi conosce il Picard di TNG sa che non è affatto così, che non si muove non per vanità, ma per motivi più che validi. I nuovi spettatori riusciranno subito a fidarsi di lui? Per certi aspetti forse sono quelli nella posizione migliore. Perché non hanno preconcetti.

Patrick Stewart in Picard
Patrick Stewart in Picard

Chi ha visto tutti gli episodi di The Next Generation e i film successivi, deve cercare di evitare l’errore di volere indietro il “suo” Picard, con la vecchia magia. Dopo tanti anni siamo davanti a un personaggio che, pur mantenendo alcuni elementi immutati, è anche un uomo diverso. Insomma evitare insomma l’effetto rimpatriata, per il quale quando si incontra un vecchio amico o compagno di scuola, si cercano solo di rievocare i bei vecchi tempi andati, e di ristabilire le stesse dinamiche comportamentali dell’epoca. La storia fin qui vista, e i comportamenti e le scelte di Picard, rivelano un personaggio di cui è necessario “reinnamorarsi” per apprezzarlo in pieno. Il processo inizia in questi due episodi, ma necessariamente deve continuare. L'obiettivo è apprezzare il Picard di oggi, non il riflesso di quello di ieri.

Conclusioni

Picard prosegue finalmente la storia della Federazione. Dopo un reboot e una serie prequel, la cronologia dell’universo di Star Trek riprende a scorrere in avanti. Non siamo davanti a una banale rievocazione della Next Generation. Non sembrano le intenzioni dello showrunner della stagione Michael Chabon.

Picard
Picard

Le prime due puntate di Picard sono promettenti. Sir Patrick Stewart è una garanzia. Il cast dei comprimari appare adeguato. L’allestimento è sontuoso, forse più di quello che ebbero i film della TNG, anche quelli meglio riusciti, adeguato a tempi in cui in televisione si riesce a girare con budget paragonabili a quelli cinematografici. L’attesa del prosieguo adesso si fa impaziente, anche in considerazione del fatto che è già prevista una seconda stagione (con un diverso showrunner), annunciata prima ancora del debutto della prima.

Bentornato Jean Luc. Ci sei mancato.