Con Il cerchio di pietre siamo giunti alla conclusione della saga di Haxa pubblicata da Bao Publishing, opera completa di Nicolò Pellizzon.

Questo terzo volume chiude in modo completo e senza forzature tutta la vicenda, nonostante inizialmente fossero previsti quattro tomi; una scelta maturata dall’autore stesso.

Siamo in un futuro prossimo. La protagonista Sophia scopre di possedere il potere di manipolare l’Haxa. una capacità della quale è dotata da sempre una piccolissima percentuale della popolazione. Questa pratica è rimasta segreta per millenni, finché non è venuta alla luce soltanto 75 anni prima dell’avvio di questa storia, così ora tutto il mondo conosce l’esistenza della magia e ha imparato a conviverci con tutte le conseguenze politiche e sociali. Inizialmente si presumeva che Sophia controllasse l’arte magica ritenuta “cattiva” dai più, mentre in realtà si scopre che è capace di bilanciare entrambe le pratiche di magia. Nel terzo volume si raffina e si porta a compimento proprio questa capacità della protagonista, in un turbinio di battaglie, relazioni abbandonate che tornano a galla e l’accettazione del proprio essere.

Per un approfondimento di cosa sia esattamente l’Haxa lascio il rimando alla recensione del primo volume firmata da Pia Ferrara, il capitolo che ha dato il LA a un mondo affascinante.

HAXA

HAXA

Articolo di Pia Ferrara Mercoledì, 8 novembre 2017

La nostra recensione del primo di quattro volumi fantasy di Nicolò Pellizzon.

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Disegno, colore e stile narrativo

Il primo impatto che si ha sull’opera è dato dallo stile visivo. Una palette di colori accesi ma non accecanti, sempre bilanciati, che sanno tirare fuori i volumi e che raramente confondono la lettura nelle scene d’azione. Anche l’intreccio non annoia, perché la storia principale viene trainata da tanti piccoli eventi che rendono il mondo brulicante di vita. Non mi riferisco a tagli o flashback, che inciderebbero sul ritmo narrativo, bensì da dialoghi o azioni parallele che arricchiscono le sequenze; una tecnica utilizzata spesso dal maestro Satoshi Kon per mostrare maggior naturalezza alle vicende.

Un plauso va anche alla realizzazione fisica dei volumi, con copertina in carta perlata che offre quella sensazione di brillantezza quasi magica ai colori sgargianti.

Haxa 3, Il cerchio di pietre. Colori vivaci e sintesi grafica delineano molto bene l'ambiente e l'azione.
Haxa 3, Il cerchio di pietre. Colori vivaci e sintesi grafica delineano molto bene l'ambiente e l'azione.

Quando l’autore va in economia di dettagli nel disegno lo fa sempre in funzione della narrazione. Se l’attenzione si deve focalizzare su un dialogo o un’azione non importa che i visi siano solo abbozzati. Questo alleggerisce il problema della decodifica delle vignette da parte del lettore, che si può lasciar letteralmente travolgere dalla storia, guidato dal disegno.

Nicolò Pellizzon non lesina nemmeno nell’uso di soluzioni brillanti che solo il fumetto può offrire, come il momento in cui Sophia crea dal nulla una creatura attraverso una tecnica magica che non si era mai vista prima in azione, ma solo accennata in linea teorica. Ecco, l’autore unisce visivamente la comparsa della creatura con l’accenno grafico di un’elica di DNA. E ce ne saranno molte di sequenze simili, aggrappate alle proprietà intrinseche del medium.

Questa sequenza viene in realtà dal volume 2 di Haxa, Ombre d'acqua, ma è calzante per dimostrare come solo nel fumetto si può ottenere un effetto simile risultando ben integrato e credibile.
Questa sequenza viene in realtà dal volume 2 di Haxa, Ombre d'acqua, ma è calzante per dimostrare come solo nel fumetto si può ottenere un effetto simile risultando ben integrato e credibile.

In questo volume soprattutto, ma anche nei precedenti, vi è lo sfoggio di moltissime creature dalle forme e capacità più disparate. Una ricca occasione per gli amanti degli animali fantastici di vedere in azione queste bestie fantasiose. Lo stesso autore associa l’arte dell’evocazione narrata in questa saga a una versione occulta dei Pokémon.

Appena prima del lancio in libreria del terzo volume Bao Publishing ha organizzato un incontro virtuale tra giornalisti e l’autore. Un’ora di chiacchiere a ruota libera, ricca di curiosità ed entusiasmo. Nicolò Pellizzon si è rivelato disponibile e ironico.

Un tratto interessante che è emerso della sua scrittura riguarda la crescita dei personaggi. Ha dichiarato, infatti, che quando inizia a stendere la storia non sa ancora di che genere saranno i suoi protagonisti. Si lascia trascinare dalla storia e solo successivamente decide se tratteggiare i personaggi come maschi o femmine.

Haxa 3, Il cerchio di pietre. Creature originali e ben caratterizzate.
Haxa 3, Il cerchio di pietre. Creature originali e ben caratterizzate.

Scienza e fantastico in un'unica soluzione

L’etichetta “fantasy” è più che calzante sia per un posizionamento in libreria che per delineare il sapore generale dell’intera storia, ma è tutt’altro che un limite. In Haxa, infatti, è preponderante la magia, ma buona parte della scenografia è composta anche da tecnologia e da architettura visionaria, quasi espressionista. Senza dimenticare l’aspetto emotivo e i temi come l’inclusività e la libertà. Non a caso lo stesso autore si dice ispirato dagli scritti di Ursula K. LeGuin, che ha trattato spesso queste tematiche nei propri romanzi fantastici e di fantascienza, unendo la scienza alla filosofia.

Non di sola scienza è permeata la storia di Haxa. La magia ha meccaniche molto precise che possono essere studiate, infatti nella chiacchierata con l’autore è emersa una certa affinità alle regole dei giochi di ruolo, anche se lui si è detto affascinato ma non ispirato da quel mondo. Nonostante questo è ben radicata nella storia anche una forma di fede. Sophia sembra non curarsene, ma Pellizzon ha tenuto a precisare che chiunque, in forma più o meno esplicita, è mosso da una forma di spiritualità, non necessariamente associata a una religione.

Show don't tell

Haxa 3. Il cerchio di pietre. Particolare di una scheda di approfondimento.
Haxa 3. Il cerchio di pietre. Particolare di una scheda di approfondimento.

Dove lo “show don’t tell” viene necessariamente a mancare, a causa o per merito di un worldbuilding ricchissimo di sfaccettature, ecco che compaiono delle schede compilate dagli stessi personaggi. Una sorta di diario/enciclopedia dell’avventura, che racconta le regole del mondo, della politica, della storia, oltre alle proprietà della magia e dei mostri sotto forma di appunti, proprio per permettere ai personaggi di vivere la propria vita all’interno della narrazione senza che debbano spiegarsi a vicenda informazioni che mancano al lettore, ma che per loro sarebbero ovvie. Un escamotage molto efficace spesso utilizzato nei manga. Probabilmente queste pagine composte da qualche illustrazione e parecchio testo potrebbero scoraggiare il lettore che si trova coinvolto nel flusso della storia, sempre incalzante e affascinante. Tuttavia consiglio di soffermarsi un momento, e in certi momenti anche tornare a rileggerle una volta superate, perché i tre volumi contengono così tante informazioni che è facile perdersi qualche dettaglio. Inoltre forniscono anche una forma di pausa forzata per non precipitare nel vortice del binge-reading. Passatemi il neologismo. D’altronde ce ne sono tanti in Haxa.

Ed è proprio sui neologismi che è interessante soffermarsi. La fusione di slang orientali e occidentali ideata dall’autore funziona rendendo il mondo vivo e credibile. Questo vale per tutti i volumi della trilogia. Dopo alcune ripetizioni il lettore è capace di cogliere il significato in autonomia, associandoli alle azioni. Se siete fan di Firefly è più o meno l’effetto che si prova sentendo “Shiny” seguito poco dopo da “Goushi”, solo che nel caso di Haxa le parole spesso sono una sorta di crasi tra due espressioni di diverse lingue. Male che vada, in ogni volume è sempre presente un utile glossario. Sempre durante l’incontro con i giornalisti l’autore ha proprio dichiarato che ha fatto uso di queste forme espressive per esteriorizzare emotività spesso molto vivace senza risultare apertamente volgare, nonostante l’intento sia chiarissimo, oltre che per fornire un codice espressivo “di strada” condiviso tra i personaggi.

Haxa 3, Il cerchio di pietre. Aggiungere macabro Q.B.
Haxa 3, Il cerchio di pietre. Aggiungere macabro Q.B.

Nella storia in generale, infatti, non c’è nulla che venga solo accennato. Ogni vicenda, ogni relazione, ogni azione si spinge fino in fondo e va oltre senza porsi alcun limite. Assistiamo spesso a scambi di opinioni forti che spingono ad allontanamenti e recuperi, magie e combattimenti che non hanno mezze misure, in una crescita esponenziale dei personaggi che dal primo al terzo volume mantengono la propria essenza, ma inevitabilmente cambiano dove li porta la storia. Avvengono talvolta scontri molto violenti e momenti di intimità, ma Pellizzon ha ammesso di aver portato il tutto nella direzione voluta senza smorzare i toni, ma mai superando i limiti, perché anche se il pubblico di riferimento non è certo l’infanzia non vuole scoraggiare i lettori giovani ad approcciarsi a quest’opera.

Il cerchio di pietre nel dettaglio

Quanto detto finora vale tanto per il terzo volume quanto per l’opera nel suo insieme. Questo capitolo finale ha l’onere di chiudere tutte le domande lasciate aperte nei libri precedenti, pur inserendo nuove vicende e personaggi che movimenteranno questo rush finale. La crescita della protagonista e di tutti i personaggi che le orbitano intorno è percepita, così come il controllo del proprio potere e la solidità delle convinzioni. Il finale chiude il cerchio avviato nel primo volume in maniera più che valida in un confronto finale inevitabile ma tutt’altro che scontato.

Sono principalmente tre le fasi che Sophia supera: la conoscenza della propria natura, anche se poco accettata dalla società, passando poi per la libertà di affermarsi e infine l’accettazione del proprio essere, magari dimostrando che può esistere un equilibrio tra le suole di pensiero opposte che hanno condizionato la società fino a quel momento. Non a caso, suppongo, il nome Sofia significa Sapienza.

Come ha affermato l’autore nell’incontro con i giornalisti non affida ai personaggi ruoli più o meno importanti. Il fulcro di tutto è certamente Sophia, ma non esiste una netta separazione tra personaggi primari e secondari. Infatti, nonostante la storia si esaurisca con questo volume, Pellizzon conosce bene gli altri personaggi e non esclude che prima o poi potrebbe tornare a raccontare il mondo di Haxa magari attraverso un punto di vista differente. Uno dei personaggi più interessanti e dall'evoluzione a mio avviso maggiormente strabiliante completa il proprio arco di crescita proprio in questo volume. La scelta di chiudere qui la vicenda anziché col quarto volume è data dalla propria crescita e cambiamento maturati durante la scrittura. Giunto al terzo volume si è ritenuto soddisfatto così e ha scelto di concludere.

Inevitabile dire che per godersi appieno l’esperienza sia necessario recuperare anche i due volumi precedenti. Anche se arricchito da un’ottima introduzione a mo’ di riassunto delle puntate precedenti, per cogliere al meglio la crescita e l’evoluzione dei rapporti occorre leggere anche I confini del vento e Ombre d’acqua. È un viaggio che consiglio di fare sia agli appassionati di fumetti, che si troveranno tra le mani un prodotto dal taglio decisamente autoriale e vagamente underground, sia ai lettori affamati di fantastico, che vivranno un approccio al genere molto diverso dagli stereotipi.