Jean de Carrouges e Jacques Le Gris un tempo erano amici. Entrambi fedeli a re Carlo VI combattono insieme per lui contro gli inglesi, ma le loro strade presto si dividono. Carrouges torna nel proprio feudo ma risulta essere meno abile a gestire i conti che la spada, mentre Le Gris diventa il migliore amico del cugino del re e, grazie a lui, pur non avendo un titolo fa fortuna. I due si rincontreranno in vari momenti della vita e la loro amicizia, man mano si trasforma in un’acuta rivalità che tocca la crisi massima quando Le Gris, approfittando dell’assenza di de Carrouges, si introduce in casa di questi e violenta sua moglie Marguerite di cui si è invaghito. Lei però non rimane in silenzio e accusa pubblicamente il suo assalitore, mentre il marito per cancellare l’onta e vendicarsi finalmente dei torti subiti da Le Gris, lo sfida in un duello mortale. Dio è dalla parte dei giusti e dunque il vincitore sarà colui che professa la verità.

L’ultimo film di Ridley Scott The Last Duel è l’adattamento del romanzo storico di Eric Jager, racconto della storia vera dello stupro subito da Marguerite de Thibouville e del suo coraggio nell’averlo denunciato in un’epoca in cui le donne erano ritenute degli oggetti. Il racconto diviso in tre inizia presentando allo spettatore il punto di vista di de Carrouges, di come sia stato defraudato nel tempo dei propri averi da Le Gris, del suo essere un marito amorevole e, una volta conosciuta la verità, della sua decisione di affrontare la morte pur di rendere giustizia a sua moglie. Successivamente il punto di vista mostrato è quello di Le Gris, che grazie a una buona istruzione e il bell’aspetto, riesce a crearsi un ruolo sociale. Quando vede Marguerite se ne invaghisce ed è certissimo che anche lei provi il medesimo interesse per lui. 

Fino a qui il film di Scott potrebbe ricordare Rashomon il capolavoro di Akira Kurosawa, dove tutti i personaggi raccontano il medesimo evento da punti di vista così differenti da rendere impossibile capire quale sia la verità. Al contrario invece The Last Duel nell’ultima e terza parte, ossia il punto di vista di Marguerite, esplicita che è proprio nel suo racconto che risiede l’oggettività e che, su un fatto così terribile come lo stupro, i punti di vista non possono esistere ma c’è solo la verità.

Ridley Scott aveva già detto la sua nel road movie Thelma e Louise, dove la violenza di un mondo machista e privo di empatia distrugge la speranza delle due protagoniste a cui non rimane altra via di scampo che il suicidio. Oggi, a vent’anni di distanza, grazie anche a una sceneggiatura scritta dalla coppia d’oro Ben Affleck e Matt Damon, il regista inglese riprende addirittura un fatto medioevale per dirci che le cose non sono cambiate poi molto. Forse le donne non vengono più bruciate sul rogo ma nei processi, allora come oggi le vittime sono messe alla gogna e accusate di aver provocato i propri carnefici. Tutti gli uomini del film, anche grazie alla scelta di un cast azzeccato (i due protagonisti Matt Damon e Adam Driver su tutti), non sono altro che vanesi bambini vittime del proprio egocentrismo e incapaci di capire bisogni che non siano i propri. 

The Last Duel è un film cupo anche nella scelta di una messa in scena dove freddo, fango e neve sembrano onnipresenti in un mondo in cui è arduo vivere. Questo è un Ridley Scott lontano da Le Crociate o Il Gladiatore ma molto più interessante, speriamo che il box office gradisca.