- Premessa
- Il “mondo” di Jujutsu Kaisen
- La storia fino a qui
- Avvertenze e Ambizioni di un film di compilazione
- Finale
Premessa
Jujutsu Kaisen è una serie manga di genere action, prima opera lunga di Gege Akutami, pubblicata in Giappone sulla rivista Shonen Jump dal marzo 2018 al Settembre 2024. Raccolta in 30 volumi complessivi, l’opera è arrivata in Italia nel periodo covid19 grazie a Planet Manga. La versione animata, realizzata dal prestigioso Studio MAPPA (Dorohedoro, Chainsaw Man, Attack on Titan stagione 4), è in corso di pubblicazione dal settembre 2020. La trasposizione in animazione per il momento consta di una prima e seconda stagione di 47 episodi complessivi, che coprono circa i primi 16 volumi del manga, a cui nel 2021 si è affiancato un film prequel, Jujutsu Kaisen 0, che integra la trama con gli eventi raccontati nel manga breve di Akutani Tokyo Metropolitan Curse Techincal School, serializzato su un volume unico.
La pellicola Jujutsu Kaisen: Esecuzione, nella sua prima parte, riassume, attraverso scene di montaggio della serie tv, l’arco narrativo relativo a L’incidente di Shibuya: un’unica lunga notte raccontata nel fumetto dal capitolo 83 al 136, eventi trasposti in animazione dall’episodio 30 al 47 (ultima parte della seconda seria). La seconda parte del film mostra invece in anteprima i primi due episodi della terza stagione dell’anime, che sarà trasmessa in streaming all’inizio del 2026, prendendo il titolo Esecuzione dal capitolo 140 del manga.
Il “mondo” di Jujutsu Kaisen
In un Giappone distopico dei giorni nostri, nascosti alla luce del sole, gli stregoni combattono contro creature terribili generate dalla “negatività dell’anime umano”: le maledizioni. Queste creature, classificate secondo grado di pericolosità, nascono e si aggirano tra i luoghi dove dolore e disperazione sono più forti: posti come cimiteri, ospedali, carceri minorili, scuole dove regna il bullismo, luoghi in cui c’è stata una strage. Ogni tanto le maledizioni assumono un aspetto comune, come quello di un passante o un animale, ogni tanto appaiono come demoni e spiritelli del folklore o Kaiju. Il loro numero e densità possono essere influenzati dalla storia del territorio quanto dal corso delle stagioni. Esistono “feticci” che permettono di stabilizzare la loro presenza in alcune aree o rilevare nuove minacce. Con alcune maledizioni ci si può “convivere”: sono come folletti che si limitano a posarsi sulla spalla di un malcapitato alimentando uno strano mal di schiena, ma quelle davvero pericolose ed evolute hanno iniziato a parlare, comunicare, pensare in modo articolato. Non si limitano a “nutrirsi”, desiderano comandare gli esseri umani. Alcune di loro sono antichissime, potenti e hanno trovato anche il mondo di “impossessarsi” degli esseri umani: servendosi di loro come burattini o gusci energetici.
Sebbene qualche umano possa percepire la presenza delle maledizioni, le cosiddette “finestre”, sta agli stregoni combatterle. Gli stregoni, come loro “nemico naturale”, hanno appreso dei modi per convertire la loro negatività interiore “da esseri umani” trasformandola in energia: al posto di generare maledizioni, usano questa forza per creare armi e artefatti spiritici, evocare shikigami, perfezionare tecniche di lotta, erigere enormi barriere spirituali nelle quali combattere e al contempo proteggere la popolazione dagli effetti dello scontro. Esistono in Giappone tre grandi casati di stregoni, una scuola per stregoni a Tokyo e una Kyoto. Gli stregoni operano sotto copertura, autorizzati dal governo centrale, ma con il tempo si sono fatti largo anche degli “stregoni neri”, che sembrano riconoscere come autorità solo le maledizioni più antiche, al pari di vere e proprie divinità.
La storia fino a qui
L’antico stregone Ryomen Sukuna, una delle creature più potenti e pericolose del passato, sta per tornare in vita. Quello che rimaneva finora di lui, le sue venti dita, alcune utilizzate come feticci per stabilizzare la presenza delle maledizioni sul territorio, hanno trovato accidentalmente un “recipiente idoneo” nel giovane e misterioso Yuji Itadori. Tra i due è nato forse un “patto”, ma il ragazzo sembra saper contenere l’incredibile potere di Sukuna senza rimanerne schiacciato. Lo scapestrato stregone di alto livello Satoru Gojo ha deciso di vegliare su di lui, inserendolo nella scuola di stregoni di Tokyo per formarlo come esorcista: se Itadori, debitamente preparato, riuscirà a ingerire tutte e venti le dita di Sukuna, sarà possibile con un rito liberarsi per sempre della sua minaccia. Ma stregoni neri e maledizioni antiche stanno tramando perché il piano fallisca, Itadori perda il controllo e il demone si impossessi così del suo corpo per una rinascita completa. Proprio per scongiurarne la rinascita, ai “piani alti” alcuni stregoni preferirebbero che Itadori venisse subito ucciso, alla stregua di una maledizione incontrollata, cercando più occasioni per attentare alla vita del ragazzo.
Se alcuni vedono il ragazzo come una minaccia e altri come un semplice “recipiente”, Satoru Gojo, come insegnante, vede in Yūji un ragazzo dalle grandi capacità fisiche, spirituali ed emotive: un ragazzo che può diventare la persona giusta per il futuro degli stregoni, in un periodo in cui la corruzione di chi è al vertice sta diventando sempre più evidente. Allo stesso modo anche il silenzioso e “schematico” stregone Kento Nanami, una sorta di “detective dell’occulto”, si occupa di Yuji seguendone il tirocinio sul campo con attenzione ed entusiasmo, ma il destino del ragazzo è destinato a scontarsi fin troppo presto con l’essere “dal volto ricucito” Mahito e con il misterioso Suguru Geto.
Nella lunga notte di Halloween, Yuji si è trovato di colpo privato delle sue due guide, con l’enorme fardello di sentirsi responsabile di una delle più grandi stragi che Tokyo ha subito negli ultimi anni. In uno scontro brutale, contro maledizioni in grado di abbattere interi palazzi, che si è protratto per ore facendo centinaia di vittime tra i civili, il ragazzo e tutto il gruppo di studenti delle scuole di Tokyo e Kyoto hanno subito enormi perdite, rimanendo per sempre segnati da quegli eventi.
Affrontare il peso di quella tragedia è difficile soprattuto ora che è arrivato ufficialmente dalle tre case “l’ordine di esecuzione” di Yuji, in quanto considerato una maledizione fuori controllo.
Riuscirà il ragazzo a sopravvivere e rialzarsi da questa terribile situazione?
Avvertenze e Ambizioni di un film di compilazione
I film di compilazione esistono da sempre nel mondo degli anime giapponesi. Sono una specie di “Happening” in cui i fan si possono riunire per ripassare velocemente gli eventi di un cartone animato in vista di una nuova stagione o di un film vero e proprio che è in fase di produzione.
Esistono però film di compilazione in grado di essere seguiti con facilità anche da spettatori che non conoscono l’opera, come il recente film di Solo Leveling, che faceva da “ponte” tra la prima e seconda stagione dell’opera, come esistono pellicole come questo Jujutsu Kaisen – Esecuzione, che per il fatto di raccontare eventi molto più avanzati nella trama di riferimento possono risultare un po’ ostiche.
L’arco narrativo raccontato in L’incidente di Shibuya, si pone a metà dell’opera generale e rappresenta proprio la “parte finale”, il climax, di una serie di eventi che si sono sviluppati fin dai primissimi episodi, che in questa sede vengono richiamati in modo molto stringato. Nella prima parte di questa pellicola, i 50 minuti di “riassunto” risultano davvero troppo stringati in considerazione della lunghezza e complessità dell’arco narrativo stesso: 53 capitoli del manga, che erano poi stati adattati in animazione in 17 episodi della durata complessiva di circa 340 minuti. In un quinto del tempo dobbiamo seguire sulla scena almeno 15 personaggi distinti, i cui ruoli, relazioni, tecniche di combattimento e storie personali a volte sono solo fugacemente accennati o non lo sono per niente.
Riguardo invece la seconda parte della pellicola, il problema è diverso ma speculare: i primi due episodi in anteprima della stagione tre, pur non dovendo operare una sintesi, risultano ugualmente “troppo sospesi” ad eventi futuri solo accennati. Da questo connubio, Jujutsu Kaisen: Esecuzione esce come un’opera decisamente carica di mistero, forse troppo.
Un mistero che assume invece tutt’altro “sapore” se si conoscono bene il manga e l’anime: permettendo ai “veri fan” di apprezzare l’originale “taglio narrativo” con cui MAPPA ha scelto di introdurci qui più che altro al “mood” della nuova stagione tv che partirà nel 2026. Una terza serie che in questa “fase di preview” decide di concentrasti sui toni drammatici, mettendo momentaneamente da parte le (pur riuscite) situazioni “più leggere”: dall’ironia dei dialoghi e delle scene comiche con personaggi disegnati in modo super deformed, ai personaggi “più buffi”, come Panda, che ora appaiono quasi di sfuggita.
Grazie alle soluzioni di montaggio veniamo così, insieme al protagonista, calati in un “barato emotivo” profondo quanto affascinante: una “linea tragica” che, esplorando in modo non banale temi come il “senso di colpa” e il “fallimento”, sa amplificarsi bene proprio attraverso le ottime, spettacolari e concitate scene d’azione che lo Studio MAPPA (Chainsaw Man, L’Attacco dei giganti stagione 4) è sempre più bravo a confezionare.
La pellicola, pur non potendo contare di una produzione per il grande schermo come il recente film sempre di MAPPA dedicato a Chainsaw Man, rimane un’autentica gioia per gli occhi di tutti coloro che vogliono essere trascinati in un mondo onirico quanto carico di scene d’azione spettacolari ed elaborate.
Visivamente l’opera è sempre sontuosa, potente quanto carica di dettagli.
Peccato che lo spettatore occasionale rischia seriamente di perdersi, tra i tanti personaggi, le varie sotto-trame di stampo “politico” e soprattutto tra i meandri di una “lore” fatta di tanti “meccanismi esoterici” affascinanti quanto a tratti ostici pure per gli appassionati.
Finale
Jujutsu Kaisen è un’opera bellissima, carica di stile e tematiche anche molto profonde: un’opera che si mette di prepotenza tra gli “shonen” più belli degli ultimi anni, citando a piene mani Naruto (il tema della maledizione), Hunter x Hunter (il sistema di combattimento degli stregoni che riprende il “Nen”) e Bleach (per umorismo e per l’articolata struttura politico-gerarchica), ma trovando sempre una propria voce originale grazie a ottimi personaggi, soluzioni narrative non banali e una Tokyo spettrale che sa farsi facilmente largo nell’immaginazione. Un’opera notevole che merita di essere esplorata al meglio “senza troppa fretta”. Questo film è più che altro da considerarsi un ottimo antipasto per chi è già fan.
Se siete fan dell’anime e siete “preparati” ad assistere a un film di montaggio, alzate pure il voto a 4 su 5.


















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