La piccola Amélie è una storia di scoperta. Amélie, terza figlia di una coppia belga in Giappone, fino ai due anni non parla, non dà segnali di percepire il mondo intorno a sé, fino a quando un pezzo di cioccolato bianco belga datole dalla nonna la risveglia, come se improvissamente avesse trovato il motivo per palesarsi al mondo.

Da lì in poi le scoperte si susseguono, grazie anche a Nishio-san, la collaboratrice domestica giapponese di casa, mediante la quale scopre un mondo e un cultura a cui la bambina, che in realtà è precocissima e d'intelletto più sviluppato per la sua età, sente di appartenere.

La piccola Amélie
La piccola Amélie

Non sarà una scoperta semplice. Siamo nel 1969, e gli strascichi della II Guerra Mondiale creano ancora frizioni verso gli occidentali, che si ripercuotono anche nei rapporti familiari. 

Girato con una tecnica d'animazione personale e convincente, La piccola Amélie è la trasposizione del romanzo autobiografico Metafisica dei tubi della scrittrice belga Amélie Nothomb. Il film restituisce tutto il senso di meraviglia delle scoperte dell'infanzia, quando tutto è nuovo, sapori, colori, odori, visioni.

Amélie et la métaphysique des tubes
Amélie et la métaphysique des tubes

Anche se precoce, Amélie non ha ancora il filtro dell'età adulta, e vede il mondo più come potrebbe essere che come lo forgiano gli adulti. Ne scaturisce una storia raccontata ad altezza bambino dall'accorta regia di Mailys Vallade e Liane-Cho Han, esordienti alla direzione, ma con un curriculum di collaborazioni di altissimo livello, qui anche sceneggiatore e sceneggiatrice, che ci avvisa che dovremmo ascoltare la voce sincera di chi vede il mondo con naturalezza.