[Fulvio Zorzer]

Questa è la storia di Brian Mac Cennedi, divenuto famoso come Brian Boru, il primo Ard Ri d'Irlanda, colui che - agli albori dell'anno Mille - riuscì a cacciare i vichinghi dall'isola e a unire sotto la sua spada l'intera nazione, compiendo un'impresa così mirabile e audace da rimanere ancora oggi impressa nella mente e nel cuore degli irlandesi.

Il libro ha una fortissima componente storica, in effetti è un vero e proprio pezzo di storia irlandese trasposta in romanzo. D'altronde l'autrice vive in Irlanda e i suoi scritti pescano a piene mani nella storia e nel folklore irlandesi, per i quali nutre una sincera passione. Passione che trasuda nettamente dalle pagine del libro, scritto con grande attenzione ai dettagli, siano essi relativi ai fatti storici, sia alle usanze e alla vita di tutti i giorni dei popoli che vivevano in Irlanda nell'anno Mille. Per non parlare dei personaggi, tutti vissuti realmente tranne due, Fiona, la prima amante di Boru, figlia di un druido, e Padraic, il suo più fidato compagno.

Consideratelo un romanzo storico pittusto che fantasy. La magia è la natura stessa dell'Irlanda, con le sue leggende celtiche, i druidi e, dalla parte dei "cattivi", i vichinghi con i loro miti. Di "vera" magia ce n'è giusto una spruzzata quà e là, si conta sulle dita di una mano, ed è sempre una magia poco appariscente, dimenticatevi maghi con palle di fuoco, gnomi e folletti.

Il racconto pone l'accento prima di tutto sull'Irlanda stessa, che si materializza davanti ai nostri occhi con le sue colline spazzate dal vento e le sue coste battute dal mare, viviamo immersi nella splendida natura dell'isola, apprendendone inoltre la complicata situazione socio-politica.

Protagonista in una terra comunque magica, anche se non nel senso più "fantasy" del termine, è Brian Boru e il suo lungo percorso fatto di battaglie, morali e materiali. Molta cura è posta nel trasmettere le emozioni e i sentimenti che animano i protagonisti della vicenda. Il percorso di Boru è completo, dalla fanciullezza al giorno in cui diventerà finalmente Ard Ri, Re d'Irlanda, dopo tante guerre, vinte a volte con la fermezza del guerriero implacabile, ma a volte frutto invece di una non comune abilità politica. E affascina veramente la figura di quest'uomo, colui che riuscì, seppur per breve tempo, a unire tutti i popoli d'Irlanda, fino a quel momento divisi in tribù rivali ed egoistiche e quindi deboli di fronte all'invasore vichingo.

Altra figura affascinante è quella di Gormlaith, una donna la cui forza di carattere riesce a piegare il più forte dei guerrieri e le cui smisurate ambizioni giocheranno un ruolo determinante.

Essendo il romanzo una ricostruzione storica, comunque fedele e appassionata, manca quel fattore che ti fa dire "E adesso che succederà?", perché è tutto già scritto, non ci sono sorprese, non c'è "cliffhanger", la storia è molto lineare e senza sorprese. Questo non è un difetto, comunque, semplicemente non era nelle intenzioni dell'autrice scrivere una storia di questo tipo.

Alla fine dipende da cosa volete leggere. Se volete leggere un pezzo di storia d'Irlanda un po' romanzata, scoprire le usanze e le tradizioni irlandesi dell'anno Mille, sapere come fece un uomo solo a conquistarla, conoscere la forza dei miti vichinghi, allora questo romanzo fa per voi, perché da questo punto di vista è scritto in modo impeccabile. Se invece cercate qualcosa di più estremo, con elementi fantastici più marcati, e con un finale che non sia già chiaro dall'inizio, allora dovete cercare qualcos'altro.

[Andrea D'Angelo]

C’è un’immagine che è rimasta in me, indelebile negli anni, sin da quando lessi Il leone d’Irlanda. Ed è l’immagine di un Brian Boru già adulto che medita sulla sua Irlanda, l’immagine di un uomo che sin da piccolo ha amato la propria terra. E quando nella sua tenda la scacchiera cade e i pezzi bianchi e neri si sparpagliano a terra, Brian Boru ha infine la sua visione più grande: unire tutti i popoli sotto di sé, unire l’Irlanda, perché mentre ripone i pezzi all’interno della scacchiera capisce che bianchi e neri non sono nemici, ma fratelli.

Morgan Llywellyn ha la capacità di rendere vivido il passato. A mio avviso poco importa l’esito scontato degli sforzi del protagonista, cosa che oltre tutto è una delle caratteristiche più frequenti della narrativa fantasy in circolazione, anche quando di pura fantasia. La forza di questo romanzo è quella di rendere giustizia alla grandissima visione di un uomo e di far vivere i sacrifici necessari alla realizzazione del suo sogno con un’intensità impareggiabile.

Questo romanzo di fantasy storica è ciò che personalmente considero letteratura fantasy, non semplice narrativa. Sono pochi i romanzi a cui darei un eccellente fino ad oggi; tra questi c’è Il leone d’Irlanda, di cui questa ristampa è un’ottima notizia: di romanzi come questo non ci sono mai abbastanza copie in circolazione.