Sul mondo di Krynn qualcosa sta cambiando. Nel continente di Ansalon le popolazioni si sentono abbandonate dagli Dei. Nuvole temporalesche si stanno affacciando all’orizzonte e sono cariche di guerra e sofferenze. In un tranquillo villaggio alcuni amici si sono dati appuntamento, dopo un’ordalia che li ha portati in giro per il mondo alla ricerca di risposte. Nella sala comune di Otik, davanti a un piatto di patate speziate, un mezz’elfo, un Kender, due gemelli, un nano e un futuro cavaliere si preparano ad assistere a un avvenimento che li sconvolgerà e che cambierà completamente la loro vita e quella del mondo intero.

Eroi loro malgrado, Tanis, Caramon, Raistlin, Thas, Flint e i loro compagni attraverseranno un continente in fiamme, viaggiando per paesi misteriosi e maledetti, e testimoni e protagonisti dei più alti sacrifici e dei tradimenti più profondi.

Creature antiche e dimenticate si stanno risvegliando e la guerra della Lance sta cominciando. Il mondo di Krynn non sarà mai più lo stesso...

Una premessa è necessaria. Le Cronache della Dragonlance sono una trilogia; a mio modesto parere, però, la loro migliore edizione è il volume unico che riunisce tutti e tre i libri. “I Draghi del Crepuscolo d’Autunno”, “I Draghi della Notte d’Inverno” e i “Draghi dell’Alba di Primavera” presi singolarmente sono piuttosto brevi e si finiscono in brevissimo tempo, visto il trasporto con il quale li si legge. In un unico tomo, sebbene voluminoso, soddisfano maggiormente il lettore.

Che vi piaccia l’ambientazione D&D o meno, mi spiace dirvelo, ma dovete leggere le Cronache della Dragonlance. La trilogia di Margaret Weis e Tracy Hickman, sebbene in modo differente rispetto ad altre pietre miliari, è uno dei pilastri della fantasy moderna quanto i vari David Eddings, Terry Brooks, ecc...

I personaggi creati dalla coppia americana hanno ispirato un’infinità di lettori.

Non desidero in alcun modo fornire riferimenti narrativi di una trilogia così carica di colpi di scena e momenti epici da elevarsi al di sopra di qualsiasi romanzo D&D mai scritto. Sì, avete capito bene: con buona pace di Salvatore & Co. e del mondo dei Forgotten Realms, questa “trilogia dei draghi” è (forse insieme alla trilogia successiva) il meglio che l’ambientazione D&D abbia mai creato.

La mia apologia non sta certo a significare che i libri in oggetto siano privi di pecche, ma i pregi sono tali che si possono anche ignorare alcune lacune e godersi la narrazione.

Visto che questa è però una recensione, valutiamo insieme anche i punti deboli della trilogia.

La trama segue la classica struttura del fantasy anni ‘80: una serie di quest affrontate da un gruppo di personaggi eterogeneo, che compongono il tipico gruppo d’avventurieri D&D. Ci sono un mago, un guerriero, un cavaliere, un ladro, un mezz’elfo un po’ tuttofare, un barbaro, un chierico e alcune belle eroine delicate, ma allo stesso tempo piene di forza. I nemici sono crudeli e terribili e sembrano difficilmente battibili. Veramente niente di nuovo; le radici di questa struttura si trovano nell’immenso Il Signore degli Anelli e ancor prima nei cicli bretoni, nell’Anello dei Nibelunghi, nella Gerusalemme Liberata, eccetera eccetera. Spade, libri magici, medaglioni, bastoni sono gli oggetti delle cerche. Anche qui niente di nuovo.

Una saga di questo tipo, che narra le vicende di una guerra tra i Signori dei Draghi e il mondo intero, a parer mio affronta l’aspetto militare e tattico in maniera inadeguata. Gli scontri in realtà ci sono e sono veramente epici: la Torre del Sommo Chierico, le battaglia a cavallo dei Draghi, la Cittadella Volante (mi perdonerete se devo mantenermi per forza vago) sono momenti fondamentali all’interno della vicenda. Tali scontri sono però quasi sempre narrati con un immaginario zoom fissato sui protagonisti. Tattica e strategia non trovano lo spazio che meriterebbero in una trilogia di questo tipo - e contrariamente a quanto si possa pensare, non appesantiscono un libro.

L’ambientazione D&D è talvolta accostata a una narrativa per bambini e in parte questa affermazione può anche essere vera. Maghi, Elfi, Nani, Mezzelfi e Draghi stanno vieppiù scomparendo dalla letteratura fantasy. D’altro canto, però, nei libri di Weis e Hickman ci sono temi che solo un po’ d’esperienza nella vita aiuta a capire meglio: ambizione, crudeltà, amore fraterno, dubbio, senso d’appartenenza e così via.

Se tali pecche non vi sembrano sufficienti per bocciare un libro, giustamente, allora si può tranquillamente passare all’analisi degli aspetti che rendono le Cronache della Dragonlance un’esperienza da provare.

Innanzitutto è una trilogia che può essere letta a ogni età, cogliendone sempre aspetti differenti, e tutto questo grazie alla caratterizzazione dei personaggi.

I personaggi: tutto si regge su di loro. Quelli creati dalla penna della coppia americana sono tra i migliori della fantasy moderna. Weis e Hickman nella realizzazione del gruppo principale d’eroi si sono ispirati ad amici e conoscenti, creando in tal modo figure molto reali e attuali.

I dubbi che arrovellano il leader del gruppo, Tanis, sono propri della modernità. Un mezz’elfo, come si evince dalla parola, è un essere incompleto, né uomo, né elfo, che ha vissuto un’esistenza a cavallo tra due mondi nel tentativo di capire quale parte del suo sangue fosse preminente. Figlio di uno stupro e della guerra ha combattuto battaglie interiori e ne è uscito unico e completo. Tanis è un personaggio complesso le cui riflessioni sono articolate e che ben poco c’entra con una fantasy infantile.

Nelle Cronache trova posto Raistlin. Per chi non lo conoscesse è uno dei personaggi più affascinanti che siano mai stati creati. Per me è probabilmente il migliore. Raistlin il mago è un personaggio né buono, né malvagio, che nell’arco degli anni compirà i sacrifici più elevati e i tradimenti più abbietti. Raistlin Majere è il mago assoluto spinto dalla propria ambizione e indissolubilmente legato alla propria magia, alla quale ha sacrificato tutto.

È un personaggio attuale nel vero senso della parola, ha un obiettivo e si prefissa di raggiungerlo a tutti i costi; vediamo tutti i giorni manager, politici e personaggi pubblici con la stessa “sete”. L’intelligenza del personaggio è machiavellica, sembra calcolare tutto, eppure, quando nessuno se l’aspetta, Raistlin è disposto a sacrificare se stesso per i propri amici.

L’amarezza di cui è intriso un personaggio complesso e dalle mille sfaccettature come questo mago ha conquistato generazioni di lettori. Un uomo che vive e agisce a beneficio di un gruppo, dove nella migliore delle ipotesi si è temuti e nella peggiore compatiti.

Avere incessantemente la sensazione d’essere accettati solo perché il fratello gemello è amabile e benvoluto da tutti e, ciononostante, fare tutto il possibile per aiutare coloro che si considerano, comunque, amici, è la summa del carattere di Raistlin. Un personaggio che si sente superiore a chiunque per intelligenza e talento, ma che è disposto a morire per esseri che considera inferiori, perché non accetta di piegarsi (chi ha letto i libri sa a cosa mi riferisco...). Solo su di lui si potrebbero scrivere pagine e pagine.

Se dovessi esaminare tutti i personaggi della saga questa recensione non avrebbe fine. Fatevi un favore e scoprite da soli Sturm, Laurana, Tika, Tas, Flint, Kitiara e gli altri, non ve ne pentirete.

Anche personaggi “minori”, come Dalamar o Lord Soth, sono magistralmente delineati. In poche righe Weis e Hickman hanno la capacità di creare nel lettore immagini e situazioni che raccontano la storia di un personaggio. Pochi tratti di penna valgono una biografia. Alla fine dei libri ci si accorge che forse non si è a conoscenza della vita completa dei propri beniamini, ma si è giunti a una comprensione più profonda, quella del carattere e dell’intima essenza di protagonisti e comprimari.

Le Cronache della Dragonlance sono anche insite di una profonda ironia, che trova perlopiù la propria fonte in Tas il kender e nel mago Fizban, ma che pervade tutti i libri. Tale ironia aiuta anche a rendere i momenti topici del libro ancora più epici. La contrapposizione tra tempi drammatici e divertenti è sempre resa con grande perizia.

I libri di Weis e Hickman sono ben scritti e fluenti. La narrazione non annoia mai ed è intrisa di colpi di scena, che però seguono il filo logico della trama e non sono mai messi a caso solo per ravvivare l’attenzione.

L’espediente di far raccontare a ipotetiche voci fuori campo alcune parti della storia non seguite direttamente dalla trama non dà fastidio e lascia un piacevole senso di curiosità nel lettore: il dono della sintesi...

Le Cronache della Dragonlance sono una trilogia tecnicamente molto ben scritta e gli autori, sebbene non utilizzino una prosa complessa e particolarmente ricca, riescono a rendere perfettamente tutto ciò che desiderano esprimere e comunicare.

Permettetemi un’altra considerazione prima di concludere questa recensione, di primo acchito terribilmente agiografica, in modo tale che si possa maggiormente comprendere perché una votazione così alta per questa trilogia.

Nella fantasy, come nella letteratura in generale, esistono differenti correnti, tutte ugualmente lodevoli e meritevoli d’attenzione in virtù della legge del “de gustibus”.

È ovvio che Le Cronache della Dragonlance non siano paragonabili in senso assoluto a un’opera come Il Signore degli Anelli (uno dei pochi libri al quale darei un eccellente), ma all’interno del genere D&D sono sicuramente la trilogia di riferimento; il meglio che sia stato scritto prendendo spunto dal fortunato gioco di ruolo. In quest’ottica un eccellente non deve certo destare scalpore.

Il mio consiglio, per tutti coloro che amano il genere fantasy, è quello di recuperare questi libri e di sfogliarli. Se non ci sarà feeling pazienza, ma se ne verrete attirati, con le Cronache della Dragonlance potrete leggere il meglio del D&D.

Chiunque volesse leggere una breve introduzione ai tre romanzi, legga avanti. Attenzione, però: per quanto minime, queste brevi introduzioni contengono delle anticipazioni (spoiler).

I Draghi del Crepuscolo d’Autunno

Dopo il ritorno dei draghi di Takhisis, gli abitanti del mondo di Krynn disperano di poter ritrovare la pace, ma anche nell’oscurità delle tenebre brilla l’esile bagliore della fiamma della speranza. Un pugno di eroi stringe un’alleanza per sconfiggere i draghi malvagi: la Regina delle Tenebre. Cavalieri, barbari, gnomi, elfi intraprendono dunque la perigliosa ricerca della leggendaria Dragonlance. Riusciranno nell’impresa? Una serie di avventure mozzafiato che trasportano il lettore in un mondo favoloso, variegato eppure immutabile, dove il Bene e il Male si affrontano in una sfida mortale fuori dal tempo.

I Draghi della Notte d’Inverno

Sul mondo incombono orrende sciagure ora che gli eroi sono stati separati. L’oscura profezia e incubi agghiaccianti li tormentano, mentre vanno alla ricerca dei misteriosi globi dei draghi e della leggendaria Dragonlance... Un drappello di eroi risolleva le sorti del mondo ma si tratta di una tregua fragile e precaria, che potrebbe dissolversi per sempre nel freddo pungente d’una notte d’inverno. Cavalieri e barbari, elfi e guerrieri, gnomi, maghi sapienti dai poteri oscuri continuano la loro ricerca della leggendaria Dragonlance e la lotta senza esclusione di colpi contro Takhisis, la Regina delle Tenebre. Il secondo volume de Le Cronache di Dragonlance, un’avvincente puntata dell’eterna lotta del Bene contro il Male.

“I Draghi dell’Alba di Primavera”

L’arrivo della primavera fa rinascere la speranza, gli eroi, armati della leggendaria Dragonlance, combattono per sconfiggere i draghi malvagi, ma anche le proprie debolezze, che potrebbero rivelarsi la causa della rovina del mondo. Il dubbio condurrà Tanis sull’orlo del baratro e Raistlin dovrà scegliere tra le tenebre e la luce, mentre Laurana dovrà ingegnarsi per evitare l’insidiosa trappola che le è stata sapientemente tesa. Ma sarà il misterioso Uomo della Gemma Verde a reggere le sorti della disperata battaglia contro la Regina della Tenebre.