È questo il secondo libro dedicato alla Pietra Sovrana, misterioso e ambiguo dono concesso dagli Dei al Re Tamarus.

Il Re, giusto e devoto, non ritiene equo che sia la sola razza umana a beneficiare di quella che appare come una grande opportunità, pertanto decide di separare la Pietra e la offre ad altre tre razze che popolano il pianeta: elfi, orchi, nani. Tuttavia la sua generosità è annullata dal desiderio di predominio e di rivalsa del suo secondogenito: il principe Dagnarus che stravolge la storia del continente di Loerem, stimolato dalla prospettiva di conquistare il trono e la Pietra Sovrana,

Il primo volume termina con la drammatica fine della guerra e con la presunta scomparsa di Dagnarus che porta con sé la porzione umana del Dono degli Dei.

La vicenda, in questo secondo volume, riprende dopo duecento anni: il vecchio Gustav, Signore del dominio di Vinnengael, sta immolando tutta la sua vita alla ricerca della Pietra che ormai è passata nella leggenda. Non è il solo a cercare, anche delle misteriose e terribili creature chiamate Vrykyl la vogliono, per consegnarla al loro Signore. La storia riprende quindi con una lunga caccia e la formazione di una strana e poliedrica compagnia che cerca di proteggere e nello stesso tempo di trasportare in luoghi e mani sicure il pesante e prezioso fardello.

Il Ciclo della Pietra Sovrana, tratto da un’idea del bravo illustratore Larry Elmore e scritta dalla collaudata coppia formata da Margaret Weis e Tracy Hickman, appare strutturata in due momenti distinti: nel primo volume l’attenzione del lettore si focalizza sulla figura e le vicende di Dagnarus, mentre nel secondo e nel terzo lo scenario si allarga e la storia ruota attorno a un maggior numero di personaggi, le cui vicissitudini sono collegate dalla famosa Pietra.

A mio parere Il pozzo dell'oscurità è notevolmente più originale, mentre questo I custodi del passato riprende il classico tema della cerca.

Non considero un difetto il ripercorrere un argomento già sfruttato; in fondo quasi tutta la fantasy tratta dell’eterna lotta tra il bene e il male. L’importante è che l’autore riesca a rivisitare il tema in modo esclusivo.

In questo caso, a mio avviso, gli autori hanno prodotto un testo piacevole, ma nulla di più. La trama è un po' forzata e grossolana e oltre tutto presenta l’imperdonabile difetto di far risolvere alcune situazioni da personaggi con poteri straordinari, immotivati e imprecisati, che appaiono nel momento del bisogno e poi si dissolvono nel nulla.

Il mondo proposto invece è molto interessante e originale. Rappresenta con connotazioni nuove razze classiche, che erano già presenti nel primo libro. Inoltre, in questo volume vengono proposte nuove culture molto ben riuscite.

Accanto a elfi che ricordano i samurai, a orchi navigatori e superstiziosi e a nani nomadi e cavallerizzi, si ha l’introduzione dei feroci Taan e dei Pacware. I Pacware, in particolare, sono creature simili ai bambini nel fisico e nella mente, che vivono in armonia con la natura e in simbiosi coi guerrieri Trevinci che li proteggono. Ho apprezzato molto l’idea di un popolo simbionte di un altro, un po’ come accade tra il pesce pagliaccio e l’anemone di mare.

I personaggi sono a mio avviso tutti ben caratterizzati: da Valura a Corvo, da Dagnarus al barone Shadamehr, anche se quest’ultimo è meno originale degli altri. La mia preferenza va decisamente ai Pacware: Bashae e la Nonna valgono da soli la lettura di questo secondo volume.

Lo stile di scrittura è quello tipico della coppia, scorrevole e coinvolgente. Ritengo giusto precisare, per chi ha letto altri libri del duo, che come il primo, anche questo romanzo non ricorda quelli di Dragonlance e non sembra essere sorto da una sessione di GDR, anche se della stessa ambientazione è stato pubblicato un manuale di gioco.